Romanzo d'esordio di un ventisettenne autore pugliese, Teoria del risveglio è, come ogni opera prima, da leggere con tutte le precauzioni del caso e con ogni sano pregiudizio che sia utile a non scontentare il lettore più scafato, dal palato avvezzo ad altri gusti letterari.
La genesi di questo romanzo breve è tuttavia interessante e merita di farsi premessa per meglio capire la struttura del lavoro di Davide Potente.
Pubblicato a puntate settimanali (poi diventate i trenta capitoli dell'opera) sull'omonimo blog, Teoria del risveglio, viene ritirato dalla Rete nei mesi successivi per subire un opportuno labor limae e una riscrittura parziale ed essere proposto ad alcuni editori. A interessarsene è Arduino Sacco, piccolo editore romano che, come si legge in quarta di copertina, "non usufruisce [...] di finanziamenti da parte degli autori. Si autofinanzia con la vendita dei libri".
Theodor Seeber (identità fittizia del protagonista, del quale non sapremo mai il vero nome) si sveglia in un posto sconosciuto, scopre di aver viaggiato a ritroso nel tempo di ottant'anni, non ricorda nulla di quanto gli è accaduto, ma viene aiutato a tornare alla sua casa e al 1999 da Hans Janowitz, con il quale si crea un forte legame d'amicizia. Janowitz è un personaggio realmente esistito, sceneggiatore (ingiustamente poco noto) insieme a Carl Mayer del film capolavoro dell'espressionismo tedesco, Das Cabinet des Dr. Caligari.
Le immagini e le vicende della pellicola muta di Robert Wiene si innestano, infatti, alla trama di Teoria del risveglio in un intreccio in cui reale e immaginato si mescolano fino a confondersi.
La storia scritta da Potente risente fortemente dell'influsso dei suoi studi di cinema, evidenziando una scrittura che predilige lo stile della sceneggiatura e una concezione cinematografia delle inquadrature e della delineazione sfumata dei personaggi. Basti pensare al bel piano sequenza all'inizio del terzo capitolo, in cui Seeber descrive ciò che vede affacciandosi alla finestra della sua stanza, in una modesta pensione della Berlino del 1921.
Questo è il motivo per cui lacunosi e poco chiari appaiono certi passaggi del romanzo, che nell'intenzione dell'autore vogliono ricalcare i non detti che affascinano in un'opera cinematografica, ma che possono lasciare il lettore con l'amaro in bocca e la sensazione che si tratti di buchi narrativi imputabili all'inesperienza di chi scrive.
In realtà, lo stile di Davide Potente, pur apparendo ancora acerbo, presenta tutte le caratteristiche del talento non ancora espresso al pieno delle sue possibilità. Se una pecca evidente può essere attribuita a questo libro è quella di deficitare di una certa omogeneità. Su di esso sembra infatti gravare la mancanza di una visione d'insieme in un progetto che - come dicevamo all'inizio - è nato passo passo, sull'onda dell'ispirazione e dell'improvvisazione (per stessa ammissione di Potente), e pertanto in alcuni punti soffre di certe ingenuità stilistiche e narrative del tutto emendabili con l'esperienza.
A Theodor, Hans e a figure che restano per lo più sullo sfondo come Rebecca, Otto e Greta, ci si affeziona. L'enigmatico 'Cesare' rimane un mistero irrisolto. Il gabinetto del dottor Caligari e l'interpretazione che l'autore dà del suo finale è la chiave di volta dell'intero romanzo. Un romanzo con una chiusura sospesa nel vuoto di interrogativi che restano senza risposta, ma che regala la curiosità di leggere ancora altro del giovane Davide Potente.
Angela PansiniDavide Potente, Teoria del risveglio, Arduino Sacco Editore, 154 pp., € 14,90