Ci fu una rivolta dei ricchi contro i poveri. Era una rivolta di un genere diverso dal solito. I ricchi volevano assicurarsi che i poveri non si moltiplicassero. Così li sterminarono tutti. Presto però si accorsero che nella nuova società in cui tutti erano ricchi non c’era più nessuno che volesse fare i mestieri più umili, tanto necessari per garantire ai ricchi un adeguato tenore di vita. Perciò i più ricchi fra i ricchi imposero ai ricchi semplici di fare i mestieri degradanti. Ma i ricchi semplici si ribellarono. E i più ricchi fra i ricchi, per risolvere la questione alla radice, massacrarono tutti i ricchi semplici, al punto da non lasciarne in vita neppure uno. Ma il problema dei mestieri umili si ripropose più urgente di prima. Fu allora che i ricchissimi decisero di autoproclamarsi principi della nazione e dissero che i più ricchi fra i ricchi, d’ora in avanti, avrebbero dovuto sottomettersi a loro e servirli in tutto e per tutto. Come era già successo altre volte nella Storia, i più ricchi fra i ricchi si ribellarono, ma la loro rivolta fu sedata nel sangue. In poco tempo furono tutti trucidati. Tra i ricchissimi che rimasero non ce ne erano di più ricchi in senso assoluto, e così nessuno poté reclamare il diritto di essere servito dagli altri. Impossibilitati come furono a vivere da ricchissimi, data l’assenza di una classe di servitori, i ricchissimi decaddero ben presto al rango di poveri indigenti. Gli archeologi del futuro dissero che è difficile immaginare le condizioni terrificanti in cui visse questa casta paradossale. L’unica cosa certa che si sa è che le loro ossa ritrovate mostrano i segni della più aberrante denutrizione. C’è il sospetto che questi esseri terminali avessero praticato il cannibalismo sui morti. L’ultimo che rimase in vita dev’essere stato il rappresentante di una classe sociale sublime, così eletta e pregiata da meritare per sé tutte le ricchezze della nazione. Come e quanto ne abbia goduto, però, non è dato sapere.
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