Teresa invidiosa.

Da Bibolotty

Nell’era del buonismo solo la rabbia paga.

Che invidia che mi fa la tizia qui di sotto che proprio ieri l’altro ha vinto un terno all’otto. La racchia che ha sposato un ricco avvocato e adesso passa e spassa e non fa più un bucato. Odio i fortunati, i felici e i vittoriosi, li guardo e mi riempio di tic e di nevrosi.
Lo so che non sta bene e dovrei dissimulare, ma proprio non sto zitta e devo denunciare. Il culo di quel tizio che scrive assai banale eppure vende libri come fossero un giornale. Quella che ha iniziato a scriver ieri l’altro e incontra pure un editor figo e anche scaltro.
Non posso digerire Nannetta la fioraia che canta tutto il giorno e sembra così gaia, non so come riesca a mangiare cioccolata e a restare asciutta proprio come quando è nata. Invidio chi non pensa e crede alle minchiate che sparate ogni giorno voi che governate.
Invidio chi si beve la storia delle tasse come causa storica di questa nostra empasse. Chi pensa che bevendo coca cola zero non ingrasserà nemmeno di un sol chilo. Chi si rifà le tette per essere più figa che così terrà il marito fedele e pure in riga.
Invidio chi ha un lavoro ed è raccomandato eppure in cuor suo pensa d’esser fortunato. Chi crede che studiando e ottenendo la sua lode sarà presto giudicato come si compete. Chi s’illude che oggi la vera competenza sia qualcosa di cui non si può fare senza.
Non si può sopportare chi crede nel futuro, ormai sono vent’anni che sgobbo e tengo duro! Odio Pino il fabbro e le sue massime banali perché davanti a dio non siamo tutti uguali. Guardo Fiamma in moto e la sua borsa griffata cui poco o niente importa se Gino l’ha rubata.
È ora di finirla con tutto sto buonismo bisogna esser fieri del sano nepotismo. Cos’è questa morale, questa strana vergogna, tanto mai nessuno sarà mai messo alla gogna. Invidio chi riesce a scriver storie vincenti Che raccontano bugie e storie inesistenti.
Basta col realismo! Vogliamo sognare! E allora metto giù qualcosa di banale, -ma non è il tuo registro non è questa la tua voce!- urla la mia coscienza con un che di feroce. -Stai zitta per favore e lasciami fare!- meglio soffrire ancora e ancora invidiare?
La calma ovattata e l’odor dell’opulenza, una vita tranquilla e una falsa coscienza, il motoscafo in mare e la mansarda a Parigi il fidanzato ricco e con gli occhi grigi, il potersi affrancare da uomini e famiglia, cucinare solo dolci e togliermi ogni voglia.


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