La mia vita si è fatta valigia, una valigia stipata e gonfia. Beh, più di una valigia a dirla tutta è molte valigie e pacchi e bustoni e….padelle. “Ma tutte queste padelle?.....” Max mi guarda interrogativamente. Le padelle certo non esaltano il momento poetico e poi da dove sono saltate fuori? Max mi passa la padella più grande sfiorando la mia mano e mi tuffa gli occhi in fondo al cuore, che sussulta. “Non è un addio, lo sai che potresti venire ovunque vada” “ E tu sai che non è vero” risponde dolcemente e con un filo di tristezza. “E’ Giada che mi ha rifilato tutte queste padelle” mi sembra di ricordare “Sarà per consolarti finché non arriva la planetaria.” E per consolarmi meglio (o per consolare se stesso?) passa le sue dita tra i miei capelli e sul collo ed il cuore sussulta ancora. “Mi mancherai” dico. “Non è vero” risponde mescolando il sorriso con una sottile malinconia. Mi tira a sé. E mi bacia. La padella scivola dalla mia mano, il pavimento sotto i miei piedi svanisce non so dove. Precipito senza cadere, mi gira la testa o gira il mondo intorno a me. Un istante, una voragine di tempo infinito, luci confuse, rumore e musica e poi solo le sue labbra sulle mie e le sue braccia che mi stringono. Finché l’occhio mi cade sui pacchi e sugli scatoloni accatastati davanti alla porta di questa casa svuotata e sorda ed il pavimento sotto i miei piedi si fa di nuovo presente e solido. Un’ ultima volta mi perdo nei suoi occhi, per una volta ancora, definitiva. Poi mi volto e vado via. Via. Cosa dovrei farne di tutte queste padelle, mi chiedo guardando i manici che escono dagli scatoloni e dai pacchi gonfi, stretti sui sedili posteriori della macchina. Abbandono questa domanda futile sul marciapiede, chiudo lo sportello e parto. Il vento mi porta via. Oggi c’è il sole. È appena cominciata primavera.
Posso farlo, posso navigare nel centro di questa felicità, galleggiare sopra il mondo e dentro l’ARIA. Aria dolce di primavera. Non ho diritto di avere paura e non ho diritto di recesso. Non ho diritto alle lacrime. Quando la TERRA ha tremato ha inghiottito i sogni e la vita di tanti come me. L’ACQUA e fango e morte hanno divorato con crudeltà cose che si credevano proprie ed invece erano della TERRA e dell’ACQUA e loro se le sono riprese. Hanno preso la sveglia la mattina e le pantofole, hanno preso il caldo ed il focolare, il saluto del buongiorno e la tazza di latte. È successo in un mondo non lontano che aspettava ciliegi in fiore ed ha visto arrivare gelo e fame. Unmondo ancor meno lontano è sotto il Fuoco. Fuoco e acciaio e brucia e non piange perché le lacrime non sarebbero abbastanza. Brucia e puzza di dollari e petrolio.
Io qui sopra l’ARIA ed il vento mi allontano come da una pelle di serpente smessa. ARIA che profuma di primavera; di mimosa e fiori di ciliegio che sono fiori fragili, dalla vita breve. La felicità è un soffio, un capriccio d’ARIA. Questa nuova vita è una ricetta che non conosco, è un dolce che ancora non esiste e non so il suo sapore ed il suo profumo ma so che dentro ha il segreto di fiori gentili. Molto probabilmente la loro stessa fragilità. Non importa. E’ solo questo istante che ha valore, che è tutto. E’ qui ed è rugiada. TERRA è argilla e roccia è la montagna che mi sovrasta e protegge. ACQUAè questo fiume sotto le mie finestre che canta e si tuffa in cascate. FUOCO danza nel camino acceso e colma l’aria con il suo odore di legna. ARIA è la mia amica, mi ha presa per mano e portata qui sulle ali del vento. Aprirò i pacchi e le valigie, sistemerò le padelle, da qualche parte. Davanti al camino aspetterò la prima sera.
Porto la punta delle dite sulle labbra e sul bacio che vi è ancora posato sopra.