Secondo me, il sequel di Caos Calmo ci voleva tutto… ero rimasta con un senso di incompletezza, dopo aver finito il primo libro su Paladini.
Non credo che si debba leggere Terre Rare come una parodia dell’Italia contemporanea, come fanno in alcune recensioni. Credo invece che si possa leggere come una parodia della contemporaneità.
Intanto, si mette subito, fin dalla prima pagina, l’accento sulla Verità e sulle bugie, la Verità sfuggevole e dimenticata, le bugie spalmate sulle prime pagine dei giornali, anche se si tratta di una presunta invasione di calamari extraeuropei… E poi Veronesi insiste spesso sull’inconsapevolezza, sul “Sii sincero con te stesso”, un monito che Paladini si rivolge spesso da solo ma che non capisce in profondità se non alla fine.
Non secondario il polso col tutore: il polso debole.
Insomma, Paladini è un laureato, come si vanta spesso la sua nuova fiamma, eppure si è fatto fregare da un socio ed è finito a vendere auto rubate, si è fatto prendere in giro da una giovinetta ragazza madre, ha riciclato denaro sporco senza porsi tanto il problema… Nell’Oggi, il problema non è il livello educativo, ma la capacità di agire.
Bisogna tirar fuori la verità, e a volte, per farlo, si distrugge l’involucro, come si fa con le terre rare. Ecco cosa ha fatto Paladini: è passato attraverso una serie di sfighe pazzesche (ma mi pare tutte autoprocurate) e alla fine si è accorto quale era il suo problema.
Inconsapevolezza.
Non sappiamo di essere dispersi. Come è successo a sua cognata in Islanda.
Come succede probabilmente a me, ma non me ne accorgo. Come succede a tanta gente che mi sta attorno, e di cui mi chiedo se l’ansia che prova sia stata ben individuata. Perché è vero che le persone non sanno quello che provano. Malate di vestiti, di magrezza, di presenza, di importanza, di carriera, di sport…