Terremoti: il caso specifico del Pollino. Cosa dobbiamo aspettarci?

Creato il 26 ottobre 2012 da Pensierospensierato @P3nsi3ro

Zone sismiche (Foto: INGV)

Non era mai accaduto prima che pubblicassi tre post in una sola giornata.
Però quel che sta avvenendo in Calabria credo sia degno di nota e di essere approfondito.
Ci trasformiamo in informatori e divulgatori oggi, girovagando nel web alla ricerca delle ultimissime news che possano dare un po' di chiarezza su quel che sta accadendo.
"La Calabria rischia un terremoto di grande entità". Così annunciava, nel maggio scorso, Giampaolo Giuliani, il ricercatore che nel 2009 aveva previsto un forte terremoto in Abruzzo e la cui previsione inascoltata scatenò grandi polemiche. Il tecnico, che 3 anni fa fu persino denunciato per procurato allarme, in questa intervista del 29 maggio all'"Aquila tv" ipotizzava un evento sismico rilevante in Calabria. “L'evento di Mormanno potrebbe non essere il principale ed è giusto che la popolazione sappia che nelle prossime 24, 48 ore si potrebbe verificare una scossa anche più alta. In base alle anomalie riscontrate sulle scosse di assestamento ce l'aspettavamo e lo stavamo comunicando da circa un mese, sia attraverso la nostra pagina Facebook che quella del sito della Fondazione. Anche questa volta, nessuno ci ha ascoltati”. (Leggi qui il resto dell'intervista). Il ricercatore che aveva previsto il terremoto dell'Aquila pochi giorni prima che accadesse e che non era stato creduto da nessuno, dice anche che a Mormanno le scosse di assestamento sono più alte rispetto al normale, per questo motivo riteniamo che la vera, principale scossa debba ancora verificarsi.
Continua Giuliani: non più tardi di due giorni fa avevo avuto una forte discussione con un assessore regionale calabrese e lo avevo messo in guardia, ma lui mi ha dato del ciarlatano. Gli ho risposto: prego e spero che non debba rispondere di un evento drammatico. Se penso che ieri sera, alle 22.30 colleghi russi mi avevano messo in guardia sullo sciame sismico in quella zona, mi chiedo come mai in Italia nessuno se ne sia accorto.
E la scossa prevista puntualmente si è avverata.

E ora, una domanda sorge sicuramente spontanea: il terremoto nel Pollino continuerà?
Abbiamo già avuto modo di ribadire in più di un'occasione che la zona del Pollino era già stata interessata, in passato, da molti sismi, e purtroppo arrivano notizie non troppo incoraggianti.
Marco Mucciarelli, Università della Basilicata, Direttore del Centro Ricerche Sismologiche dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (Ogs) di Trieste, dice che lo sciame del Pollino è una sequenza sismica in atto da oltre due anni: l’anno scorso le magnitudo registrate erano dell’ordine di 3.5, poi a maggio la magnitudo ha superato il valore 4 e stanotte è arrivata la scossa di magnitudo 5 – 5.2. La sequenza, dunque, ha avuto un comportamento che si è accelerato nei mesi scorsi, con un numero di scosse sempre maggiore per unità di tempo e un intervallo sempre più ridotto fra una scossa principale e l’altra".
Qual è la particolarità di questi sciami?
Sciami così lunghi – spiega l’esperto – sono abbastanza rari e, strumentalmente, si tratta del primo caso di questa durata che viene registrato in Italia: ci sono state in passato sequenze lunghe, tipo quella dell’Umbria-Marche del 1997-1998, ma sono durate un anno dall’inizio alla fase parossistica. Dai cataloghi storici inoltre sappiamo che in alcune zone italiane ci sono stati sciami che sono andati avanti anche 2-3 anni, ma è la prima volta che abbiamo traccia strumentale di una sequenza così duratura.

La zona colpita “è una delle più pericolose d’Italia. Alcuni ricercatori giapponesi l’avevano già individuata, in un articolo scientifico nel 1908, come candidata a ospitare un terremoto forte. Ci sono stati in passato terremoti molto forti nella stessa area: storicamente il più forte di cui abbiamo notizia è un terremoto del XVIII secolo del nono grado della scala Mercalli, il cui epicentro fu fra Viggianello e Rotonda, quindi vicino all’epicentro della scossa di stanotte.
L’area ha una cosiddetta accelerazione di progetto, convenzionalmente usata dagli ingegneri per la progettazione, che è superiore a 0,2 volte l’accelerazione di gravità, che la rende una delle più alte in Italia. In quella zona c’è spazio per un terremoto che può essere dalle 30 alle 100 volte più energetico di quello di stanotte, dai dati storici e geologici che possediamo, spiega ancora il sismologo.
Ma cosa è stato fatto per prevenire gli effetti distruttivi di un sisma che, stando ai dati appena forniti, potrebbe verificarsi?
Sul versante lucano – dice Mucciarellidopo il terremoto del 1999 (di magnitudo 5.6), gli edifici sono stati rinforzati e quindi pure essendo case vetuste di centro storico le strutture non sono comunque estremamente vulnerabili perchè, appunto, le più vulnerabili sono già state "collaudate" da quel terremoto di fine anni Novanta
 Tuttavia questo sisma interessò soprattutto la Lucania e poco il versante calabrese, dove la vulnerabilità degli edifici è rimata più elevata.
Ed è qui, infatti, che si concentrano le attenzioni e le preoccupazioni degli studiosi.
A rincarare la dose è Gianluca Valensise, esperto dell’Ingv, interrogato sulla sismicità della zona colpita dal terremoto delle ore scorse.
Nella notte fra il 25 e il 26 ottobre c’è stata una nuova scossa, nella zona di confine tra Calabria e lucania. Questa scossa, di magnitudo 5, localizzata in prossimità dei centri colpiti già in passato, cioè Rotonda, Mormanno, Laino, e in posizione piuttosto superficiale, tra i 5 e i 10 km, è solo l’ultima di una lunga sequenza che ormai dura da circa due anni. L’ultima ma anche la più forte purtroppo, e quindi ci preoccupa un pochino più che in passato.
Perchè questa preoccupazione?
Valensise spiega che in quella zona c’è un problema di conoscenza. In altri settori dell’Appennino le nostre conoscenze sui terremoti storici affondano ben indietro nel tempo: arriviamo in epoca medievale, in alcuni casi anche prima. 
[Questo è il caso, ad esempio, dei terremoti del Veneto, cui ho dedicato un approfondito studio nel blog]
Qui invece siamo in una zona che, per motivi di marginalità storica, commerciale, per ragioni anche facili da capire visto che siamo in alta montagna, zona che è rimasta abbastanza fuori dai canali normali dell’informazione storica, e quindi noi conosciamo la sismicità di questa zona solo per gli ultimi tre-quattro secoli. In altre parole se qui ci fosse stato un terremoto anche piuttosto forte, molto più forte di quello di stanotte, nel XIV-XV secolo noi potremmo non saperlo. Nel XVIII secolo, come detto poco più sopra, ci fu un terremoto molto forte, ma prima?
Continua Valensise. Quello che sappiamo di quella zona però non è poco. Sappiamo che la zona si estende a circa 2 millimetri l’anno, che è un valore non diverso da quello del resto della catena, forse un pochino inferiore. 
Abbiamo dati geologici: è una zona di straordinaria complessità ma nonostante questo l’Ingv ha già da una quindicina di anni formulato delle ipotesi di faglie sismogenetiche proprio in quella zona. Questa ipotesi in queste ore è sotto verifica, perchè eè un’ipotesi, però i dati dei terremoti di questi giorni dimostrano che quell’ipotesi probabilmente è vera
Questo cosa significa? Che dobbiamo attenderci altri terremoti in questa zona?
Questo ovviamente non allontana i rischi di una futura scossa, anzi quell’ipotesi parlava di un potenziale per terremoti fino a magnitudo 6.5. – aggiunge – Quindi da un lato c’è una verifica scientifica interessante e promettente, dall’altro però si apre ancora di più il problema perchè se quell’ipotesi è vera, una scossa più forte potrebbe ancora esserci.
Inoltre, gli ultimi dati dimostrano che il terremoto di questa notte nell'area del Pollino è avvenuto con un meccanismo di tipo distensivo e i movimenti della faglia coinvolta sono generati dalla spinta della placca Nordafricana verso quella Euroasiatica. ''Il meccanismo è molto complesso e caratteristico dell'area'' spiega Antonio Piersanti, direttore della sezione sismologia e tettonofisica dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). In particolare, prosegue Piersanti, la scossa è stata causata dai movimenti relativi fra la macro placca Africana, la macroplacca Euroasiatica, le microplacche su cui galleggia metà dell'Italia e gli effetti della subduzione tirrenica dove la placca Adriatica si infila sotto quella Euroasiatica.
Non sta avvenendo nulla di straordinario - rileva l'esperto - i terremoti sono fenomeni naturali, il problema si verifica quando avvengono in zone abitate. Anche se in Italia non avvengono i terremoti più grandi in assoluto, a livello di sismotettonica il nostro Paese è una delle aree più complicate del mondo, in quanto si trova al margine della mega placca Africana e della Placca Euroasiatica e metà della Penisola galleggia su delle microplacche.
Dopo il terremoto dell'1,05 di magnitudo 5.0, gli esperti della sala sismica dell'Ingv hanno localizzato circa 170 repliche. Si sono verificati 135 eventi di magnitudo inferiore a 2.0, 33 terremoti di magnitudo compresa tra 2.0 e 3.0, uno di magnitudo 3.3, avvenuto alle ore 1,16. La distribuzione di questi terremoti, spiega l'Ingv, continua ad essere prevalentemente concentrata nel settore occidentale della regione, dove è avvenuta la maggior parte dei terremoti negli ultimi mesi. I terremoti di queste ore sono piuttosto superficiali, spiega l'Ingv, quasi tutti localizzati tra 5 e 10 chilometri di profondità, nella parte meridionale del gruppo di epicentri attivo negli ultimi mesi.
Restiamo in attesa, e manteniamoci aggiornati costantemente sugli sviluppi.
FONTE: meteoweb, Ansa, Resitalica.

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