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Terremoto in Emilia: come aiutare i bambini a superare il trauma

Da Informasalus @informasalus


terremoto emilia

"I bambini hanno subito un forte shock psicologico a causa del terremoto"

Sette morti, circa cinquemila sfollati, migliaia di case inagibili, edifici distrutti. È questo il tragico bilancio del terremoto che, avvenuto domenica mattina, ha messo in ginocchio l'Emilia Romagna.
L'organizzazione Save the Children si è attivata nelle zone colpite dal sisma per monitorare la situazione dei bambini e degli adolescenti coinvolti e definire interventi di supporto.
“I bambini - ha dichiarato Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children - hanno subito un forte shock psicologico a causa del terremoto: sono stati costretti ad abbandonare le loro case improvvisamente durante la notte, e alcuni di loro ora sono costretti a vivere alloggi di fortuna insieme alle famiglie. La nostra esperienza internazionale nella risposta alle emergenze, nonché il nostro intervento a supporto dei bambini nel post terremoto in Abruzzo, ci insegnano che è assolutamente necessario dare uno specifico supporto ai bambini e agli adolescenti che hanno vissuto questo trauma, che metta in primo piano le loro necessità, a partire dalle prime ore così come nella fase post emergenza”.
Save the Children ha stabilito rapporti di collaborazione con realtà impegnate nelle emergenze, come l’Anpas, il Cismai, Cittadinanzattiva, l’associazione Pediatri in emergenza e il Centro Alfredo Rampi. Come ha infatti spiegato Raffaela Milano, nella fase immediatamente successiva ad un’emergenza, è necessario lavorare in network ed unire gli sforzi al fine di garantire ai bambini e agli adolescenti coinvolti una presa in carico sul piano psicologico, sociale ed educativo, e supportare le loro famiglie, le scuole e le comunità locali.
L'organizzazione, al fine di fornire ai bambini il necessario supporto psicologico, ha messo a punto delle linee guida sulla protezione dei minori, utilizzate a livello internazionale in tutte le emergenze.
Il decalogo dell’organizzazione prevede:
1. Evitare che i bambini stiano troppo davanti alla televisione: continuare a veder immagini del disastro non aiuta i bambini a superare il trauma, perché potrebbero non capire che si tratta di immagini registrate e pensare che l’evento catastrofico sia ancora in corso.
2. Ascoltare attentamente i bambini: prima di fornire loro informazioni, cercare di capire qual è la percezione dell’evento e quali i loro interrogativi in merito. Iniziare a dialogare con loro per fornire delle spiegazioni chiare di quanto accaduto, che siano comprensibili in base all’età, lasciando che esprimano le proprie preoccupazioni e tranquillizzarli.
3. Rassicurare i bambini e fornire loro il primo supporto psicologico: rasserenarli spiegando loro quello che si sta facendo per proteggerli, nonché informarli che durante un’emergenza la cosa che si considera prioritaria è aiutarli, affinchè si sentano al sicuro.
4. Accettare l’aiuto di esperti: in caso di vittime in famiglia è importante considerare di rivolgersi a personale specializzato per aiutare sia i bambini che gli altri membri della famiglia a superare il trauma della perdita. Inoltre, anche se non hanno sperimentato direttamente questo shock, bisogna considerare che i bambini possono essere stati turbati da scene che hanno visto o storie che hanno ascoltato. I genitori devono prestare particolare attenzione ad ogni cambiamento significativo nelle abitudini relative a sonno, nutrizione, concentrazione, bruschi cambiamenti d’umore, o frequenti disturbi fisici senza che ci sia un’apparente malattia in corso, e in caso questi episodi non scompaiano in un breve lasso di tempo, si consiglia di rivolgersi a personale specializzato.
5. Aspettarsi di tutto: non tutti i bambini reagiscono allo stesso modo ad eventi traumatici e con lo sviluppo, le capacità intellettuali, fisiche ed emozionali dei bambini cambiano. Se i più piccoli dipendono dai propri genitori per avere la chiave d’interpretazione di quanto accaduto, quelli più grandi e gli adolescenti attingono informazioni da varie fonti. Tener presente che soprattutto gli adolescenti possono essere maggiormente colpiti da queste storie proprio perché in grado di capire meglio. Benché i ragazzi più grandi sembrano avere più strumenti a loro disposizione per gestire l’emergenza, hanno comunque bisogno di affetto, comprensione e supporto per elaborare l’accaduto.
6. Dedicare tempo e attenzione: i bambini hanno bisogno di sentire che gli adulti di riferimento sono loro particolarmente vicini e di percepire che sono salvi e al sicuro. È fondamentale parlare, giocare con loro e soprattutto ascoltarli, trovare il tempo per svolgere apposite attività con i bambini di tutte le età, leggere loro storie o cantare l’abituale ninnananna per farli addormentare.
7. Essere un modello: i bambini imparano dai grandi come gestire le emergenze. Occorre essere attenti ad esprimere le proprie emozioni di fronte ai bambini a seconda della loro età.
8. Imparare dall’emergenza: anche un evento catastrofico può essere un’opportunità di far capire ai bambini che tutti viviamo in un mondo dove possono accadere queste cose e che in questi momenti è essenziale aiutarsi l’un l’altro.
9. Aiutare i bambini a ritornare alle loro normali attività: quasi sempre i bambini traggono beneficio dalla ripresa delle loro attività abituali, dal perseguire i propri obiettivi, dalla socialità. Quanto prima i bambini ritorneranno al loro ambiente abituale e meno si continuerà a parlare del sisma, più riusciranno a superare velocemente il trauma.
10. Incoraggiare i bambini a dare una mano: aiutare gli altri può contribuire a dare ai bambini un senso di sicurezza e controllo sugli eventi. Soprattutto gli adolescenti possono sentirsi artefici di un cambiamento positivo. È pertanto importante incoraggiare i bambini e i ragazzi a dare il loro aiuto alle organizzazioni che assistono i loro coetanei.
Intanto nei centri di accoglienza allestiti nelle zone colpite dal terremoto sono giunti anche i clown per portare un sorriso ed un po' di serenità ai bambini costretti a lasciare la loro abitazione.


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