da Resitalica.it
Ci siamo. Quel che da qualche giorno avevo ipotizzato potesse accadere (o meglio: quel che avevo paura potesse accadere, leggendo e interpretando i dati dei siti che abitualmente frequento per informarmi sul terremoto), è realmente accaduto.Un terremoto di magnitudo 4.5, con epicentro localizzato tra Claut (nel Pordenonese) e Chies d' Alpago, fra le province di Belluno e Pordenone tra Veneto e Friuli, è stato registrato dai sismografi questa notte alle 4.04 e ha avuto una profondità di 7 km.
La scossa è durata meno di 6 secondi, abbastanza però per svegliare Veneto e Friuli e far riandare con la memoria a quella terribile notte del 20 maggio scorso, quando quella maledetta scossa di 5.9 Richter diede avvio alla paura che ancora perdura in Emilia e in generale in tutto il Nord.
Poco prima, alle 2 e 50 e alle 3 e 51, altre scosse di intensità minore – rispettivamente del 2.4 e del 2.1 - erano state registrate in Emilia, ancora nel modenese, nelle località devastate dai terremoti del 20 e 29 maggio.
Curiosa coincidenza: ore 4:04 il 20 maggio, ore 4:04 anche questa scossa.
Un caso sicuramente, ma i più pessimisti pensano che questa coincidenza così beffarda possa segnare l'inizio di uno sciame sismico anche in Veneto, e la memoria corre a quel giovedì 6 maggio 1976, quando alle 21:06 la terra tremò per 50 secondi, con una forza pari a 6,4 Richter (10° grado della scala Mercalli) sconvolgendo Friuli e Veneto, lasciando senza più nulla 70mila persone e togliendo la vita a mille innocenti.
Quello di stanotte è stato il terremoto più forte registrato a Nordest dopo quello che nel luglio del 2011 aveva colpito la provincia di Rovigo (magnitudo 4.7), più intenso di quello (magnitudo 4.2) che il 29 ottobre 2011 aveva provocato danni ad alcuni edifici civili e chiese fra Verona e Trento.
Una (parziale) tranquillità viene dal fatto che l'INGV aveva inserito la zona in cui si è verificato il sisma in una delle più a rischio di tutto il NordEst, come documenta la cartina qui a fianco che rappresenta la pericolosità sismica, ma ciò non toglie che il terremoto si sia sentito, e bene, e abbia gettato tutti nuovamente nello sconforto e nella comprensibile paura che le scosse, adesso, possano rivolgersi a Est.
Secondo gli esperti dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia però, la scossa non sarebbe direttamente in relazione con i sismi avvenuti in Emilia. Il terremoto nel Bellunese è infatti avvenuto a 7,1 chilometri di profondità e al momento non si sono registrate repliche importanti, ossia di magnitudo superiore a 2,5.
«I terremoti in Emilia e nelle Prealpi Venete non sono in stretta relazione fra loro, anche se rispondono alla stessa dinamica generale», osserva la sismologa Lucia Margheriti, dalla sala sismica dell’Ingv. La dinamica generale riguarda il movimento della placca Adriatica, che costituisce la punta più settentrionale della placca Africana, allungata come una sorta di lingua che comprende la costa orientale dell’Italia e l’Adriatico. In questo movimento generale la placca Africana «spinge verso Nord, contro la placca Eurasiatica, e in questo movimento la placca Adriatica scende sotto le Alpi».
Come i sismi di maggio in Emilia, anche questo terremoto è quindi di tipo compressivo, il che significa che l’energia accumula nel sottosuolo scostringe una delle due placche, in questo caso quella Africana, a piegarsi inclinandosi verso il basso, e ad infilarsi sotto la placca Eurasiatica. Questo movimento generale può generare terremoti che fra loro sono indipendenti a causa della grande complessità della struttura geologica dell’area, ed è questo motivo, spiega la sismologa,che tra i terremoti che avvengono in questa zona «non c’è un legame di causa-effetto». FONTE: INGV.
L’area delle Prealpi Venete era tranquilla da un periodo non lunghissimo. L’ultimo terremoto avvenuto nel bellunese risale infatti all’ottobre 1936 ed era stato un sisma di magnitudo 5,9 avvenuto fra Treviso, Belluno e Pordenone.
Io mi limito a riportare i dati così come li trovo...certo è che questo terremoto è decismanete anomalo, sia come durata (dal 20 maggio a oggi non passa giorno che non si registrino scosse, più di 10 ogni giorno), sia come intensità delle stesse. A me, a mia memoria (ok ho solo 30 anni ma chi ha più anni di me è concorde con quanto dico) non c'era mai stato un solo giorno in cui si verificassero 4 scosse con magnitudo superiore al 5 e con 8 superiore al 4, e quel giorno è stato il 29 maggio, come dimostra la foto qui sopra, presa dal sito RESITALICA. Il 29 maggio è stato un giorno da dimenticare per tanti aspetti, e questi dati esposti qui sopra fanno davvero impressione...
Come se non bastasse, ci si mette una notizia ripresa da tutti i siti di informazione e che ha fatto il giro del mondo, suscitanto (comprensibilmente) panico nelle popolazioni già duramente impaurite da questo sisma infinito.
La notizia è stata diffusa dalla Commissione Grandi Rischi: la Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei Grandi Rischi è la struttura di collegamento tra il Servizio Nazionale della Protezione Civile e la comunità scientifica. La sua funzione principale è fornire pareri di carattere tecnico-scientifico su quesiti del Capo Dipartimento e dare indicazioni su come migliorare la capacita di valutazione, previsione e prevenzione dei diversi rischi.
Cosa disse la Commissione? Ecco il testo integrale del comunicato:
Nelle zone colpite dal terremoto del 20 e 29 maggio si sta registrando un calo della sismicità ma se questa dovesse riacutizzarsi, c’è la probabilità che ciò avvenga più a Est e dunque nella zona del ferrarese. Questo è quanto scrive la Commissione grandi rischi in un documento inviato ieri al Dipartimento della Protezione Civile. Alla luce delle indicazioni, secondo quanto si apprende, il capo del Dipartimento Franco Gabrielli ha visto sia ieri sera sia stamattina il premier Monti e ha convocato un comitato operativo a Bologna. Nel documento, sempre secondo quanto si apprende, la commissione ribadisce che allo stato delle conoscenze scientifiche non è possibile prevedere quando e dove si verificheranno i terremoti. Gli esperti sottolineano inoltre che la probabilità che si attivi una nuova faglia esiste in Emilia come in altre zone d’Italia. "Nel caso di una ripresa dell’attività sismica nell’area già interessata dalla sequenza in corso, è significativa la probabilità che si attivi il segmento compreso tra Finale Emilia e Ferrara con eventi paragonabili ai maggiori eventi registrati nella sequenza”.
La Commissione Grandi Rischi – Settore Rischio Sismico si è riunita in tre occasioni nel 2012, si legge nel comunicato, "per analizzare le problematiche della pericolosità e rischio sismico nell’area della Pianura Padana, con l’audizione dei maggiori esperti nazionali. Le analisi e conclusioni della Commissione sull’analisi della sequenza in corso in Emilia e sulla sua possibile evoluzione sono state inviate il 7 Giugno al Capo del Dipartimento di Protezione Civile". La Commissione sottolinea che "la sequenza sismica emiliana iniziata il 20 maggio ha attivato il fronte esterno dell’Appennino tra Ferrara e Mirandola, su una lunghezza di oltre 45 chilometri".Si tratta del famoso Arco di Ferrara di cui abbiamo parlato in più occasioni qui sul blog.
"Il primo evento con magnitudo 5.9 ha coinvolto la porzione centrale, tra Finale Emilia e San Felice sul Panaro; l’evento del 29 maggio con magnitudo 5.8 ha rotto la faglia a Ovest di San Felice sul Panaro verso Mirandola, mentre la porzione a Est di Finale Emilia verso Ferrara ha registrato in questa sequenza eventi con magnitudo fino a 5.1".Evnti sismici continui, continui mutamenti del sottosuolo.
"Non esistono a tutt’oggi – premette la Commissione – metodi scientifici attendibili di previsione dei terremoti nel breve periodo. Tuttavia la conoscenza del sottosuolo (le"‘faglie") e gli eventi che si sono succeduti dal 20 maggio in poi permettono di formulare alcuni orientamenti per l’evoluzione futura". La Commissione ha dunque fornito "le seguenti interpretazioni sugli elementi principali della possibile evoluzione dei fenomeni sismici in corso: nei segmenti centrale e occidentale della struttura che hanno già registrato gli eventi di maggiori dimensioni – tra Finale Emilia e Mirandola – le scosse di assestamento stanno decrescendo in numero e dimensione"Questo era già stato verificato: i dati dell'INGV dimostrano chiaramente una diminuzione delle scosse, sia come intensità che come numero di scosse. Però questo non è sicuramente il segnale che il terremoto sia concluso. Ricordo perfettamenete infatti che la notte del 28 maggio si erano verificate poche scosse, come documenta la tabella qui sotto.
Il dato mise in allarme gli esperti, che infatti segnalarono come questo improvviso silenzio non fosse affatto una buona cosa, perchè l'energia accumulatasi nel sottosuolo dopo la scossa del 20 maggio, e quelle dei giorni seguenti, non si poteva assolutamente essere esaurita in così breve tempo, e che dunque altre scosse sarebbero state possibili. Il che puntualmente avvenne, con il giorno fatidico del 29 maggio, il più intenso di tutto questo terremoto, come dimostrano i dati reperibili nel sito dell'Ingv. Dunque, i silenzi non sono mai forieri di buone notizie.
"Nel caso di una ripresa dell’attività sismica nell’area già interessata dalla sequenza in corso, è significativa la probabilità che si attivi il segmento compreso tra Finale Emilia e Ferrara con eventi paragonabili ai maggiori eventi registrati nella sequenza; non si può altresì escludere l’eventualità che, pur con minore probabilità, l’attività sismica si estenda in aree limitrofe a quella già attivata sino ad ora".Infatti, abbiamo appurato non solo che si è verificata una scossa nella zona di Ravenna, ma anche il terremoto di stanotte potrebbe essere una diretta conseguenza del sisma emiliano in corso.
"La sequenza in Emilia", prosegue il documento della Commissione grandi rischi, "ha sollevato interrogativi nell’opinione pubblica sull’adeguatezza della mappa di pericolosità sismica usata per la normativa antisismica". A questo riguardo la Commissione "nota che alla zona colpita dai recenti sismi era stata assegnata una magnitudo massima attesa di 6.2, e che i valori registrati dello scuotimento del terreno sono compatibili con i valori della mappa; a tutt’oggi non ci sono pertanto elementi per concludere che la sequenza sismica emiliana si collochi al di fuori della normativa vigente". Nel commentare l’estensione e la tipologia dei danni osservati, la Commissione inoltre "”nota che la maggior parte del patrimonio edilizio è stato costruito prima dell’aggiornamento della classificazione sismica avviato con l’ordinanza della Protezione civile 3274 del 2003. La migliore strategia per una efficace azione di prevenzione consiste in azioni mirate alla riduzione della vulnerabilita’ del patrimonio edilizio".
Cosa sta dunque succedendo? Possiamo dunque star tranquilli?
A dare una risposta a questa domanda ci pensa la dichiarazione del dirigente della Protezione Civile, Roberto Tonellato, secondo cui il sisma di stanotte “non ha caratteristiche di gravità, ma è comunque un segnale da tenere sotto controllo". Da quanto si apprende, la scossa è stata percepita nitidamente in 30 comuni tra le province di Treviso e Belluno. "L'evidenza – conclude Tonellato – è che c’è uno stato di attenzione in quell’area che ha una riconosciuta sismicità". Non ci sono stati danni rilevanti, la Protezione Civile del Veneto sta effettuando le indagini, e i Vigili del Fuoco segnalano che ci sono state solo piccole cadute di comignoli. La scossa delle 4.04 che ha avuto come epicentro le province a cavallo tra Treviso, Belluno e Pordenone, à stata avvertita chiaramente anche ai piani alti a Venezia. Proprio ieri il presidente della Regione, Luca Zaia, aveva espresso preoccupazione. “Poc’anzi ho parlato con Franco Gabrielli (Protezione Civile Emilia Romagna) e c’è preoccupazione per queste tre faglie e per le rotture sotterranee che ci sono", aveva detto ieri. “Il Veneto è ai limiti geografici di quello che sta accadendo nel sottosuolo, quindi siamo in uno stato di massima allerta e proprio per questo motivo lunedì incontrerò i comuni terremotati, che sono quelli del decreto, ma voglio anche dire che siamo in uno stato di massima allerta anche con la protezione civile per qualsiasi evenienza". FONTE: meteoweb.euUna sola certezza trapela da quanto fin qua esposto: NON E' ANCORA FINITA.
E del resto l'avevo detto chiaramente nel post dedicato proprio alle ipotesi su quanto si sta verificando nel sottosuolo della pianura Padana: raccogliendo le dichiarazioni di Carlo Doglioni, sismologo dell´università La Sapienza di Roma, avevo scritto che da tempo ci si era accorti che tra Bologna e Padova gli spostamenti avvenivano in alcune zone a un ritmo più lento e in altre a un ritmo più rapido, segno che delle tensioni si stavano accumulando. Questa discrepanza è stata registrata nelle zone che effettivamente sono state colpite dal sisma. E nelle Alpi venete qualcosa di simile è stato osservato lungo altre faglie».
Proprio quelle Alpi venete in cui si è verificato il sisma di stanotte.