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Terrorismo mediatico: la punta dell’iceberg della disinformazione

Creato il 04 maggio 2011 da Coriintempesta

L’invisibile è riuscito ancora una volta a creare spettacolo. Accadde già con le armi di distruzione di massa di Saddam

Terrorismo mediatico: la punta dell’iceberg della disinformazione

Il terrore non si è placato. Ha avuto la sua conferma. Ipotizzare che la morte di Bin Laden rappresenti l’ennesimo tentativo di manipolazione dell’informazione e dell’opinione pubblica, è certamente plausibile. Le motivazioni che avrebbero mosso questa macchinazione mediatica sono evidenti: la necessità di ridar luce ad Obama e, più in generale all’America, il far credere che il “bene” trionferà sul “male” anche negli attuali e futuri conflitti e, in ultimo, ma non per importanza, a destabilizzare la politica mondiale, ingabbiata adesso nella paura delle reazioni. Inoltre per far sì che nuovi focolai di rivolta e minacce terroristiche, manovrate o no, possano nascere su territori nevralgici per la politica estera statunitense in modo da legittimare una “spedizione democratica”. Va sottolineato come il ridare lucentezza allo sbiadito Obama rientri in un progetto preciso di ri-costruzione dell’immagine presidenziale americana che, dopo il fallimento di Bush, vorrebbe virare verso una democraticità politica, razziale e religiosa incarnata apparentemente in Obama. Insomma, un sogno costruito e pianificato. Che maschera, però, un incubo ormai ricorrente. Quello che sta avvenendo in Libia mostra con chiarezza quanto affermato: cambiano le pedine nello scacchiere governativo dello Zio Tom, ma non il risultato.
Tutto quello che è stato scritto appare chiaro e, per certi versi, scontato. Già, ma per chi? Non certo per tutti.
Ciò che preoccupa, che veramente suscita paura, molto più delle potenzialità terroristiche di un vecchio sceicco malato, è il muro spugnoso. Costruzione artificiale che per l’ennesima volta è stata alzata dalla maggioranza dell’opinione pubblica davanti alla notizia della morte di Bin Laden. Si è confermata la superficialità e l’approccio sbrigativo con cui un cittadino del mondo globale si avvicina alla rete informativa e assorbe come “certa” una notizia.
Il trionfalismo emerso dal discorso di Obama di domenica sera ha suscitato una grande gioia nell’animo dei cittadini americani, scesi in piazza non solo per festeggiare la morte del nemico numero uno dell’America, ma anche per essere presenti alla nascita di un nuovo mondo “fondato sulla giustizia”.
La mancanza totale di prove, la falsità della foto del cadavere pubblicata dalle autorità pakistane, lo strano luogo di cattura, l’ingiustificabile doppio gioco dei servizi segreti locali, l’incredibile abbandono del corpo in mare, il perché dell’uccisione, le incongruenze della Cnn sono solo alcune delle anomalie del caso Bin Laden. Ma tutti questi mastodontici punti di domanda non hanno impedito agli americani e ai media di tutto il mondo di festeggiare l’evento, più mediatico, appunto, che reale. Nonostante alcuni giornali statunitensi, europei e, nello specifico italiani, abbiano evidenziato le oscurità della morte e la disarmante, e non giustificabile, mancanza di prove, nessun quotidiano di regime se l’è sentita di affermare con forza che l’operazione potrebbe essere una montatura.
La domanda che terrorizza per davvero è questa: come è possibile tutto ciò? Come è possibile che nell’era di internet, della pluralità d’informazione, l’opinione pubblica sia ancora così manovrabile e influenzabile?
La teoria dell’”ago Ipodermico” che dipinge l’opinione pubblica come una massa che assorbe un messaggio senza possibilità di opporsi, pur essendo considerata superata dagli esperti del settore, sembra resuscitare spesso in questa società.
L’invisibile è riuscito, ancora una volta, a creare spettacolo, opinioni. Accadde già con le armi di distruzione di massa di Saddam nel 2003 per citare un esempio non a caso. Armi mai viste, mai trovate. Perché quello su cui si deve porre l’accento non è solo la manipolazione dell’informazione supportata da false prove, fenomeno che è sempre avvenuto nei sistemi e durante le guerre (si vedano le recenti “fosse comuni” di Gheddafi), ma la creazione di verità sul nulla. La dilagante disconoscenza dei fatti, la totale mancanza di elementi, nella ragnatela informatica moderna, riescono comunque a creare pareri. Incredibile, ma vero: il nulla provato, come nel caso della morte dello sceicco, riesce a partorire notizie. Eventi che, solo perchè raccontati dai media, assumono connotati reali.
Lo spaccio di questi fatti come “veri” trova purtroppo supporto nella altissima percentuale di persone che non si informano, che non vanno oltre la prima versione, che non approfondiscono. È questa la base su cui poggia il messaggio privo di fondamenta: l’ignoranza.
Gli individui che camminano per le strade, che vivono, che votano sono, molte volte, completamente avulsi dai meccanismi del sistema. Ne fanno parte, ma non lo conoscono. É come se avessero un grillo parlante sulla spalla che influenza le loro conoscenze, le verità, le opinioni. Che bombarda il loro cervello. È una vera e propria guerra mediatico-terroristica volta a cancellare il ragionamento critico del ricevente.
La regia dei media che pianifica e, poi, crea questi mondi immaginari sa perfettamente che anche se nel prodotto finale vi saranno delle discrepanze, come nel caso dell’attentato dell’11 settembre o dell’uccisione di Bin Laden, solo una cerchia ristretta di fruitori se ne accorgerà. Degli “eretici” cosa ne sarà? Individui additati come complottisti o pazzi.
La massa aderisce alla versione di regime, acconsentendo come tanti robot privi di spirito critico a ciò che è stato costruito. È questo il nemico da combattere, il vero terrorismo: la fabbrica di menzogne planetaria che tiene sotto scacco i Paesi, la gente, le teste pensanti. Il muro spugnoso dell’ignoranza e della non conoscenza, che tanti ghigni ha regalato alle stelle strisce, è il mostro da uccidere nella vita vera e non in quella che ci hanno preconfezionato.

DI: Claudio Cabona


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