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Terzani spiegato ai post-it

Creato il 08 novembre 2010 da Mapo
Altri, prima di me, hanno già raccontato (grrrrr...) quanto sia bello immergersi nella lettura di un libro preso in prestito alla biblioteca sotto casa invece dell'anonima prima edizione acquistata alla Mondadori del centro commerciale più vicino. Se si ama la lettura in sè e per sè, davvero non si può non rimanere affascinati da quanto valore aggiunto rimanga intrappolato tra le pagine un po' ingiallite di quei vecchi volumi, che spesso, per le troppe mani che li hanno maneggiati, sfogliati, maltrattati, infilati in borse strettissime o ripiegati nelle tasche, necessitano di una seconda o terza rilegatura. A volte, girata l'ennesima pagina, magari presi in castagna nel bel mezzo di un'avventura o di un ragionamento, ci si imbatte in foglietti sparsi, segnalibri improvvisati, foglie secche.Terzani spiegato ai post-itA volte qualcuno, distrattamente o forse per noncuranza, ha scritto qualcosa a margine, a matita, o ha sottolineato una frase che gli sembrava particolarmente importante, dandoci l'occasione di soffermarci un secondo in più su di un passaggio a cui, altrimenti, non avremmo dato peso o, meglio ancora, farci domandare con un po' di presunzione: "ma questo è scemo?".
Questa volta, nel libro di Terzani direttamente dalla bibliodiviatibaldi che ho appena cominciato, la prima sorpresa non si è fatta attendere molto. Già nella pagina vuota che anticipa anche il titolo, dove di solito viene impresso il simbolo della biblioteca, mi si è parato davanti uno di quei gialli post-it, scritto a matita un po' in corsivo un po' no e appena decifrabile:
- UN CONTO L'INFORMATICA E UNO I MEZZI DI COMUNICAZIONE. UN CONTO ESSERE LI' DI PERSONA (ESP.VIVA)- C'è troppa superficialità in questi nuovi mezzi di comunicazione- Girare il mondo con i TOUR tutto compreso non si vive il luogo con le proprie tradiz, buone e cattive- Siamo arrivati a 2 opposti 1)INDIA che ha pensato di arricchirsi l'io TALMENTE da dimenticarsi ciò che c'è attorno e...
Tutto qua. Non un poeta, direte voi. Probabilmente avete ragione anche perchè, al di là della forma, la sostanza mi sembra ben poco. Chiunque abbia mai letto una riga del giornalista fiorentino di Der Spiegel sarebbe in grado di fare di meglio in un batter di ciglio.Ma cosa c'è di più poetico di immaginare uno studente di liceo quasi giunto al traguardo che, alle prese con i primi voli pindarici della sua tesina, prende qualche appunto in quarta di copertina. Oppure un cambogiano a Milano da due generazioni che, leggendo In Asia, spera di trovarci qualche informazione preziosa sulla storia della sua patria un po' dimenticata. E perchè non una professoressa che, forse un po' distrattamente, raccoglie spunti per la lezione del giorno dopo.
Forse, la cosa più bella di tutto questo è che l'autore di queste poche righe non lo conosceremo mai. Possiamo solo continuare ad immaginarlo come ci pare.Sfoglio il libro fino alle ultime pagine alla ricerca di qualche altra "traccia". Non trovo nient'altro, fino all'ultima pagina, dove lo stesso lettore ha appiccicato 10-15 foglietti gialli come quello che mi passa ora tra le mani. Vuoti. Vien voglia di finire il libro e scriverci sopra qualcosa, a matita.Di modo che, un domani, qualcun altro possa immaginare noi.

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