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Terzo, quarto e quinto potere della lega

Creato il 12 maggio 2011 da Speradisole

Ecco chi gestisce veramente la comunicazione della Lega.

di Gabriella Colarusso

TERZO, QUARTO E QUINTO POTERE DELLA LEGA
Ci si ricorda ancora di quel manifesto, politiche del 2008, con la faccia triste dell’indiano d’America e la scritta: «loro hanno subito l’immigrazione e ora vivono nelle riserve». E di quello, un po’ più vintage, del 2010, scritta nera e rossa su sfondo bianco: «Roma ladrona, la Lega non perdona», grido di rabbia del padano oppresso da dieci anni al governo, tre ministri all’attivo, segretari e sottosegretari, dirigenti, consiglieri, un bel po’ di milioni di contributi pubblici all’editoria incassati dai media leghisti e milioni di contributi elettorali.
Diretta, di popolo e populista, o popolare, come si preferisce, la comunicazione della Lega è imperitura, indifferente al tempo e alle poltrone, che si sia in valle o al governo: Roma ladrona.
TERZO, QUARTO E QUINTO POTERE DELLA LEGA

Vale anche per l’Unità d’Italia, con la guerra di segni e simboli ingaggiata dal Carroccio per boicottare, o quantomeno, depotenziare le celebrazioni per i 150 anni. Consiglieri regionali che disertano l’Inno di Mameli  (è successo in Lombardia e in Emilia Romagna) ministri che non applaudono al discorso di Napolitano, leghisti attorcigliati in bandiere verdi mentre tutta Italia innalza il Tricolore. Ma va così, la comunicazione della Lega punta soprattutto a organizzare il consenso degli elettori e a gestire i dissidi interni al partito, più che a raggiungere la platea nazionale.
NOVE MILIONI DI EURO NEL 2009. Non è solo questione di propaganda. La Lega sa, fin dai primi anni Novanta, quando Bossi comprò con Maroni radio Varese, poi divenuta radio Padania libera, e nacquero il quotidiano la Padania e Telepadania, che la comunicazione è un asset strategico del capitale politico di un partito. E investe non pochi soldi nella propaganda, costruita soprattutto in funzione del territorio.
Basta guardare a come vengono ripartire le risorse del partito per la comunicazione. Tra spese di pubblicità, costi editoriali, spese per campagne elettorali (manifesti, incontri pubblici etc), guardando all’ultimo bilancio disponibile, ovvero quello del 2009, il Carroccio ha investito circa 7 milioni di euro, per la precisione 7.673.518, 04 euro, due in più del 2008 (5.564.083, 65), oltre alla spesa, ed è il dato che colpisce di più, per manifestazioni e feste, che ha superato il milione e mezzo nel 2009 (1.649.382, 59) e i 2 milioni nel 2008 (2.289.658,55). In totale, nel 2009, circa 9 milioni di euro. Non male per un ‘movimento’ il cui patrimonio complessivo è di circa 33milioni (bilancio chiuso con un avanzo di 7.518.759 euro), e che nel 2009 ne ha ricevuti 18 solo di rimborsi elettorali.

I media forti e il controllo della comunicazione

TERZO, QUARTO E QUINTO POTERE DELLA LEGA
Ma per quanto si concentri sul dialogo con il territorio, la narrazione leghista non passa solo attraverso i gazebo. Il partito, a dispetto di chi pensa che sulla comunicazione si sia sempre mosso un po’ in ordine sparso, in realtà ha costruito negli anni una solida struttura di propaganda, che affianca il porta a porta a due media forti, La Padania e Radio Padania, la cui gestione ha creato nelle ultime settimane non poche tensioni.
La nomina di Renzo Bossi a responsabile dei media, infatti, interpretata da molta stampa come il sigillo del senatùr sulla successione alla guida del partito, si scontra con le aspirazioni politiche di chi, tra i fedelissimi di Umberto, ha gestito fino a oggi la comunicazione del partito. E con l’ala inquieta della Lega, quella dei cosiddetti maroniani, i vicini al ministro dell’Interno, intenzionati a contare, e anche molto, sulle scelte del dopo Bossi.  
RENZO E GLI SPINDOCTOR IN CAMICIA VERDE. Il responsabile comunicazione della Lega prima della nuova nomina, era Stefano Stefani, ricco orafo vicentino senza particolari capacità da spindoctor, ma uomo chiave nella gestione economica dei media.
TERZO, QUARTO E QUINTO POTERE DELLA LEGA

Stefani è stato a lungo presidente di Editoriale Nord, la società cooperativa editrice de La Padania, oltreché sottosegretario agli esteri.
Il bilancio della Editoriale Nord si è chiuso nel 2009 con una perdita di 46mila euro nonostante il quotidiano padano abbia incassato nello stesso anno più di 3 milioni di contributi pubblici all’editoria. «Le vendite, la pubblicità, la conclusione della cassa integrazione e le spese legali non ci hanno consentito di raggiungere gli obiettivi sperati», si legge nella relazione al bilancio.
Nel consiglio di amministrazione della Editoriale nord siedono tutti i membri del cosiddetto cerchio magico – quello costituito dagli uomini più fedeli al senatùr – più qualche new entry: Francesco Belsito, che è anche tesoriere del partito, Giancarlo Giorgetti, Rosy Mauro, Marco Reguzzoni, Stefano Stefani, e poi il presidente del cda Federico Bricolo e il vicepresidente Roberto Cota, che è anche governatore del Piemonte.
Ma più che sul quotidiano, è sulla radio che si gioca la vera partita per il controllo della comunicazione e dunque del consenso.
RADIO PADANIA E IL DISSENSO. Radio Padania Libera è la voce e la pancia della Lega, ne raccoglie gli umori e soprattutto il dissenso, quando questo si esprime. Il 20 febbraio, la diretta della Radio con la trasmissione di Lucia Annunziata In 1/2 ora è stata annullata pochi minuti prima della messa in onda dai vertici della Lega, preoccupati dalla possibilità che militanti scontenti della gestione del partito – dai rapporti con il Berlusconi di Ruby all’investitura di Renzo – potessero esprimere il loro dissenso. Ufficialmente, il responsabile di Radio Padania, Matteo Salvini, l’ha spiegata dicendo che il partito avrebbe dovuto affrontare «alcuni passaggi delicati in Parlamento» nei giorni successi e che quindi si era preferito rimandare. In realtà, l’emittente radiofonica aveva fatto saltare gli equilibri nel Carroccio già qualche settimana prima, quando si era fatta megafono del malcontento della base, che aveva accolto l’investitura di Renzo con molto fastidio se non con rabbia, perchè manifestazione di uno scivolamento della Lega verso pratiche familistiche e non meritocratiche, molto politico e molto ‘romano’. Apriti cielo, microfoni spenti.

Bossetti, Caparini e gli spindoctor da gazebo

TERZO, QUARTO E QUINTO POTERE DELLA LEGA
Radio Padania è saldamente nelle mani di Cesare Bossetti, leghista della prima ora vicino a Bossi, come tutti, ma anche molto legato a Maroni, con il quale ha mosso i primi passi nel mondo dei media. Bossetti, che è anche uno dei pochi leghisti che è stato coinvolto in Tangentopoli per una vicenda legata proprio a Editoriale Nord, è amministratore unico dell’emittente.
Quando Maroni gli annunciò di aver comprato Radio Varese, nel 1990, fu lui a trovare nella legge il modo di far accedere Radio Padania alle agevolazioni previste per la radio “comunitarie” nazionali, cosa che fino ad allora era concessa solo a radio Maria.
Bossetti fu anche tra i fondatori di CredieuroNord, ed è stato l’ispiratore di quella leggina, approvata nella Finanziaria del 2001 – emendamento del deputato leghista Davide Caparini – che consentiva solo alle radio nazionali comunitarie, cioè Radio Maria e Radio Padania, di occupare nuove frequenze in tutta Italia, in deroga alle norme che regolano il sistema radiotelevisivo.
MEZZO MILIONE DI EURO L’ANNO PER LA RADIO. Oggi, ogni anno, Radio Padania prende 500 mila euro di fondi pubblici e trasmette fino in Salento. Bossetti, che si è candidato più volte senza ottenere i voti sufficienti all’elezione, è diventato consigliere regionale della Lombardia nel 2010, grazie all’inserimento nel listino bloccato di Formigoni.
TERZO, QUARTO E QUINTO POTERE DELLA LEGA

Altro uomo forte della comunicazione leghista è Davide Caparini, 44 anni, figlio di Bruno Caparini, amico storico di Bossi e consigliere di amministrazione di A2a, la multiuitlity nata dalla fusione dalla municipalizzata milanese e quella bresciana. Davide è amministratore di Telepadania, la tivù del Carroccio, e di Celticon srl, società che si occupa di produzioni di film, video e programmi televisivi e che al 31 dicembre 2009, come riportato da Italia Oggi, aveva 270 mila euro di debiti verso l’amministrazione finanziaria per una rateizzazione di versamenti da effettuare nei confronti di Equitalia. Un debito che nel 2008 era di 160 mila euro. Caparini è stato anche, dal 1999 al 2008, amministratore unico di Medipadania, la concessionaria di pubblicità de La Padania, Telepadania e Radio Padania Libera.



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