Tempo dei cosiddetti "esami di Stato", ex di maturità: da qualche anno in sede di colloquio i candidati, prima di indugiare sui contenuti delle varie discipline, presentano una tesina, talora multimediale. Purtroppo quasi sempre si è torturati da elaborati pretenziosi, scontati, apodittici, privi del tutto di taglio critico e di fonti a suffragio dell’idea sostenuta.
Il sistema “educativo” consegue così la sua precipua finalità, quella di sfornare coorti di polli che si credono aquile. Naturalmente esistono le eccezioni e le responsabilità maggiori del conformismo generale sono da attribuire all’establishment.
Pur dovendo constatare tale desolante situazione, ci sentiremmo di consigliare agli studenti, che dovranno scrivere le tesine, di rinunciare a disquisire circa temi originali, perché è arduo reperire un soggetto eccentrico né è richiesto. E’ auspicabile che, invece, sia l’approccio ad essere laterale, divergente, persino dissacrante, senza dimenticare che anche una tesina compilativa può essere pregevole, se ben costruita e sostanziata di documenti.
In caso contrario, si comporranno i soliti bolsi testi i cui difetti più evidenti risiedono nella banalità e nella pedanteria, le stesse tare che deturpano quasi tutte le tracce ideate dal Ministero della pubblica “istruzione”. E’ la convenzionalità intrisa di ipocrisia ideologica, peculiare di questi tempi tecnobeoti. E’ la piattezza sedativa che risalta nella “cultura” scientista.
Si sia allora non lineari, pindarici, al limite desultori. Si privilegino l’emisfero destro, l’intuizione, la fantasia, l’ingenium. La conclusione sia aperta, interlocutoria, problematica. Siamo uomini e non caporali. Gli allievi prendano a modello in questa occasione la vitale, leggera, per quanto tragica, danza di Zarathustra e non la collosa, prevedibile logica di Guglielmo da Baskerville; la genialità di Friedrich Nietzsche e non il nichilismo borghese e codino di Umberto Eco.
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