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Tesoro sepolto in città

Creato il 22 settembre 2011 da Lapulceonline

Tempio_massoniUn massone alessandrino spiega qualche segreto.

Dan Brown ci potrebbe scrivere il seguito di “Angeli e Demoni”, con tanto di tesoro nascosto, momenti d’azione, intrecci storici e riferimenti simbolici, al fi ne di ritrovare i quadri e le statue sepolte nel centro della città. A far da sfondo all’ipotetico romanzo storico è l’intreccio massonico tra la fine dell’800 e la seconda guerra mondiale.
Narra la leggenda che il maestro massone Leonardo Bistolfi – scultore casalese di fama internazionale, diventato celebre per i suoi Angeli portatori di morte e gloria – regalò una statua ai Fratelli alessandrini che la nascosero in un luogo segreto per evitare che gli squadristi fascisti la distruggessero.
Con il marmo, finirono nel nascondiglio segreto anche quadri, documenti della Loggia devastata e altri oggetti di valore. Un vero e proprio tesoro sommerso che, ancora oggi, verrebbe custodito dai Liberi Muratori, in un luogo legato alla loro tradizione ed accessibile solo a chi sa riconoscere e decifrare i simboli in giro per il centro di Alessandria. “La Massoneria è un Ordine iniziatico che fa gran uso della simbologia e dei riti classici”, ci conferma il Compagno d’Arte (secondo grado nella gerarchia degli iniziati) di una Loggia massonica del Grande Oriente d’Italia, la più grande istituzione massonica italiana. E quindi è probabile che in una città dal passato (e dal presente) massonico siano molto presenti riferimenti alla costruzione del Tempio, con squadre, compassi e cazzuole varie. La Massoneria ad Alessandria fa la sua comparsa uffi ciale già nel XVIII secolo quando si costituì la Massoneria dell’Ancora, un gruppo di “persone nobili o di qualche merito particolare, inclinate a sollazzarsi in maniera diversa dal volgo”.
La testimonianza è di Antonio Muratori, confermata dall’avvocato Antonio Grassi, presidente del Centro Studi “M. Pannunzio”, che nel maggio 2010 fu relatore proprio al convegno sulla relazione tra Alessandria e la Massoneria, in Cittadella. Le prime Logge di Liberi Pensatori in Provincia furono organizzate da militari savoiardi: la nascita ad Alessandria della “Constante Amitié” è datata 1765; la “Candeur” di Casale Monferrato nacque nel 1790 anche ad Acqui Terme, Valenza e Tortona. Sotto Napoleone, il governo della città era costituito da massoni dichiarati (che obbedivano al Grand Orient de France) e i Muratori potevano riunirsi in due templi, probabilmente presenti in centro città. Esisteva anche un hotel per “fratelli in viaggio”, forse nella zona odierna tra via Milano, via Vochieri (massone anche lui) e via Migliara. Oggi come un tempo: in base ad alcuni elenchi massonici non ufficiali, risulta nel governo attuale cittadino un fratello con squadra e compasso. Di templi sparsi per la città ce ne dovrebbero essere almeno tre, una per ogni sede delle Logge del GOI: la Santorre di Santarosa, tra le più antiche in Italia, la “Pitagora” e la “Marengo”.
Dove? Probabilmente in centro – tra corso Roma e via Trotti – e nella zona di piazza D’Annunzio, dove inizia via Cesare Lombroso, noto medico e criminologo massone torinese, marito dell’alessandrina Nina De Benedetti. Nel 1925 la massoneria venne dichiarata fuorilegge dal Fascismo e le sedi distrutte dalle camicie nere. Le Logge sicuramente attive in quel periodo erano la “Verità e Fede” e la “Andrea Vochieri”, poi fusesi insieme.
Il Grande Oriente Sardo, nel periodo risorgimentale, fu ben presente nella laica e militaresca Alessandria, con membri importanti nella polizia locale, tra i notabili e i governanti e addirittura all’interno del clero: “Don Raffaele Piacenza, parroco della chiesa Santa Maria del Carmine – prosegue Grassi – era un libero muratore e non negò un funerale massonico ad un ufficiale della Loggia alessandrina ‘Amici di Napoleone il Grande’”. La cerimonia fu celebrata il 21 aprile 1806, in una chiesa addobbata secondo la simbologia dell’ordine dei liberi pensatori. Tra attivi e “dormienti” sono centinaia i massoni alessandrini “contemporanei”, dispersi nelle Logge del GOI o in altre istituzioni iniziatiche “non riconosciute” (dove per esempio vengono ammesse le donne o professano chiaramente il primato illuminista della ragione sulla fede). Si riuniscono solitamente ogni due settimane, il mercoledì sera. Vestono giacca e cravatta ed hanno tutti una borsa tipo portadocumenti: “E’ dove custodiscono i paramenti e il grembiule di Loggia che devono indossare durante le riunioni”, ci dice il Compagno d’Arte.
Quali siano i temi delle discussioni e cosa succeda quando si chiudono le porte del tempio, resta un segreto. “I primi discutevano di filosofia e cultura”, ipotizza Grassi, “parlare di uguaglianza e fratellanza era all’epoca rivoluzionario”. “Lavoriamo per elevare noi stessi e gli altri, l’Uomo insomma, e per migliorarlo”, conferma criptico il “graduato” massonico, che ci racconta come è entrato a farne parte. “Li avevo contattati per conoscere meglio l’Ordine e per cercare spiegazioni filosofiche a certe mie domande. Mi risposero dopo qualche mese, chiedendo un incontro per capire il mio reale interesse e le mie intenzioni. Ovviamente chiesero informazioni sulla vita privata e lavorativa.
Incontrai successivamente i Tegolatori (tre persone scelte per la valutazione del “bussante”, chi chiede di entrare), prima dell’iniziazione vera e propria”. Che avvenne secondo un rito ancestrale. Preso da un uomo incappucciato, bendato a sua volta, ha ricevuto l’iniziazione che simboleggia la rinascita ad uomo nuovo. La cerimonia è segreta, ma si sa che il bussante deve sottoporsi ad alcune prove e momenti di meditazione che simboleggiano i quattro elementi (terra, aria, acqua, fuoco) e la purifi cazione che tende ad uno stato superiore. Una volta sbendato, vede i “fratelli” e gli vengono insegnati segni e toccamenti in base alla gerarchia (movimenti di saluto e di riconoscimento con le mani, il pollice e il braccio) e la parola sacra (solitamente in ebraico).

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