Lo sapete non posso far passare troppo tempo senza fare un salto in Triennale di Milano, è diventato per me l’irrinunciabile “luogo dell’esperienza“. Così come lo è questo nuovo percorso che rimarrà allestito fino al prossimo 9 novembre. Un’indagine sull’innovazione nel tessile che esplora gli aspetti più interessanti tra ricerca scientifica e tecnologia.
Trame differenti conducono, attraverso evoluzione e modernità, in una narrazione intrecciata di cognizione ed espressione, dove importante è il ruolo dell’ingegneria dei materiali quanto quello del design. Nel tragitto fuoriescono i saperi del territorio, di quei distretti industriali dove oggi si parla di fashion.
Tessuti come pelle della cultura, corpi viventi che sprigionano un’energia che attrae verso un centro dal quale si diramano tracciati progettuali che plasmano forme e modi dell’abitare il corpo. Così intendono il tessile Maria Grazia Sodati, Eleonora Fiornani, Giovanni Maria Conti e Barbara Del Curto, i curatori di Textile vivant, mostra allestita da Peter Bottazzi.
La rassegna affianca le aziende che hanno investito su sperimentazione e progettazione ai designer che hanno aggiunto la personale esperienza sensoriale ed emotiva. Naturale e artificiale si inseguono nella ricerca applicata alla multifunzionalità in ogni possibile declinazione.
Una storia che porta dal filato al prodotto rivestito di una presenza che torna far valere oggi la sua ragione. Dai primi processi di meccanizzazione al rapporto sempre più sinergico con moda, arte, design e architettura, da qui la presenza di aziende produttrici come Candiani, Canepa e EuroJersey.
Non mancano le più note griffe come Ermenegildo Zegna, Stone Island e Dainese a rinforzare il legame tra industrializzazione e stile.
In tutto questo la designer Nanni Strada, rappresenta indubbiamente un forte anello di congiunzione. Il suo è un approccio fondato sul concetto L’abito giù dal corpo. Cuore nella moda, testa nella progettualità insieme per dar forma a istanze e immaginari della nostra epoca.
Una mappatura quasi introspettiva in grado di definire nuovi scenari interattivi sul terreno della progettazione. Non me la perderei, io ci torno.