(The Amazing Spider-Man)
Regia di Marc Webb
con Andrew Garfield (Peter Parker/Spider-Man), Emma Stone (Gwen Stacy), Rhys Ifans (Curt Connors/Lizard), Sally Field (May Parker), Martin Sheen (Ben Parker), Denis Leary (George Stacy), Irfan Khan (Dr. Ratha), Annie Parisse (Mrs. Ratha), Miles Elliot (Billy Connors), Chris Zylka (Flash Thompson), C. Thomas Howell (Ray), Campbell Scott (Richard Parker), Embeth Davidtz (Mary Parker).
PAESE: USA 2012
GENERE: Fantastico
DURATA: 137’
Mentre indaga sulla misteriosa morte dei suoi genitori, lo studente Peter Parker viene punto da un ragno geneticamente modificato che gli dona forza sovrumana e la possibilità di arrampicarsi sui muri. Dopo la morte dell’amato zio Ben, decide di mettere i suoi poteri al servizio della città di New York diventando l’eroe mascherato Spider-Man. Il primo criminale con cui dovrà vedersela sarà il dottor Curt Connors, divenuto il perfido e mostruoso Lizard dopo essersi iniettato un siero cui lavorò anche il padre di Peter…
Scartata l’ipotesi di uno Spider-Man 4 che concludesse la saga iniziata da Sam Raimi nel 2001, Columbia Pictures e Marvel Studios optano per un totale riavvio della saga (il più veloce mai visto, appena dieci anni dopo il primo Spider-Man), affidandosi alle (quasi) esordienti mani del giovane Webb e ad una sceneggiatura scritta da James Vanderbilt e “rettificata” da Alvin Sargent, già writer degli altri tre. Il film dura poco più di due ore. La prima è una noia, banale, già vista nel film di Raimi (con poche sostanziali differenze), con dialoghi atroci e stereotipi triti e ritriti (Parker secchione vessato dai compagni bulli). La seconda ora, invece, è una bomba: le scene d’azione sono perfette (anche grazie ai prodigiosi effetti speciali), la trama si fa avvincente, e Webb punta all’epica raggiungendola in più di un’occasione. La sequenza in cui i manovratori delle gru aiutano un ferito Spider-Man a raggiungere la Oscorp Tower (esatto, la sede dell’azienda di Norman Osborn, futuro – o passato – Goblin) è un pezzo di grande cinema (interessante anche come apologo “sociale”: la classe operaia manda il supereroe in paradiso), mentre il finale in perfetto stile Blade Runner (belle le musiche di James Horner) fa venire i brividi. Una seconda parte mirabolante, che seppellisce i macroscopici difetti della prima (difetti dovuti probabilmente al fatto che “si doveva ripartire da zero”) e, nonostante una comunque digeribile frammentarietà, fa di questo reboot uno dei migliori film tratti dalle strisce create da Stan Lee e Steve Ditko nel 1962. E il cameo del soggettista statunitense – obbligatorio in tutti i film tratti dalle sue opere – è assolutamente geniale. Insomma, dove Raimi eccelleva Webb perde, e viceversa: Raimi spruzzava ironia sui suoi personaggi, dava il meglio nelle sequenze sulla vita privata del supereroe ma perdeva punti in quelle d’azione; Webb gira delle brutte scene di vita privata ma centra il bersaglio con quelle “di movimento”. Due modi diversi di intendere il personaggio, entrambi imperfetti quanto avvincenti. A livello di scelta del protagonista è meglio la trilogia “vecchia” (in confronto all’insipido Garfield Tobey Maguire pare Marlon Brando), ma il resto del cast è perfetto (soprattutto il cattivo Ifans, e gli zii Sheen e Field). Un buon film, emozionante, coinvolgente, godibilissimo. La scena dopo i titoli di coda – presente in tutti i film Marvel – suggerisce l’immancabile secondo capitolo, previsto per il 2014.