Non l’unico, ma sintomatico di come il modello dei comics possa essere portato “su pellicola”: una serie di film tra loro indipendenti ma con inside jokes, accenni, battute, contenuti extra volti a intercorrelarli, creando un universo tangente a quello di carta, fedele quanto basta per non scontentare i fan, nuovo sufficientemente da offrire qualcosa di diverso, necessariamente indipendente per rivolgersi a un pubblico altro che non è detto sia interessato ad approfondire la conoscenza dei personaggi al di fuori della sala cinematografica.
Il merito di produttori, sceneggiatori, regista e attori è stato quello di riuscire a compiere l’operazione confezionando tutto quello che si poteva volere da un’opera del genere.
È stato confermato – e probabilmente imposto come standard per i prossimi film – un modello che prevede l’utilizzo sia di registri leggeri (sotto forma di battute e di una studiata ironia) che eroici (l’azione, gli scontri, il tono melodrammatico) e il ricorso intelligente e cosciente agli elementi tipici dei film d’azione e d’avventura; un modello che si è rivelato vincente dal primo film di Iron Man e a cui si adegua anche il personaggio di Hulk, sospeso tra il ruolo di forza orribile e indomabile e quello di elemento quasi comico del gruppo (per quanto possa essere comico qualcosa di completamente imprevedibile e capace di abbattere con un pugno un intero palazzo), discostandosi dai toni maggiormente drammatici delle due trasposizioni cinematografiche di Ang Lee e Louis Leterrier.
Per un film corale come questo, che tira le fila di quattro personaggi a cui sono stati dedicati finora sei film (i due di Iron Man e Hulk e quelli di Capitan America e Thor) e per i quali almeno altri tre sono in programma (Iron Man 3, Cap 2, Thor 2) e che offre il palcoscenico a character finora con pochissimo minutaggio come Nick Fury, Vedova Nera e Occhio di Falco, mantenere il filo della storia concedendo a ognuno lo spazio necessario a testimoniarne l’evoluzione a livello narrativo e di personalità e a giustificarne la presenza all’interno del gruppo era tutt’altro che semplice.
Tutto questo chiaramente comporta dei sacrifici che porgono il fianco a facili critiche: stiamo parlando infatti di personalità piuttosto basilari, a volte poco approfondite, di alcune scene poco plausibili (anche nell’ottica del tipo di opera) o di dubbia interpretazione, e di attori non sempre e non tutti perfettamente nel ruolo, o con poche possibilità di andare oltre la semplice recitazione “meccanica” dello stesso; ancora, gli effetti speciali non sono al top delle potenzialità attuali, il ritmo in alcune parti, prese da sole, funziona meno che in altre; la carne al fuoco è tanta e costringe a saltare da una scena all’altra, o a dedicare a situazioni cardine poco spazio e cura (su tutte, il litigio tra gli eroi scatenato da Loki appare forzato e poco drammatico).
Eppure, attraverso una regia che punta ad apparire il meno possibile, che scompare quasi per permettere la fruizione in maniera semplice di tutta quanta la storia, grazie a un ritmo e un tono che quando funzionano lo fanno veramente bene e ad alcune scene perfette per conquistare sia l’appassionato di supereroi che quello di film d’azione in genere, il risultato finale appare superiore alla somma delle parti, fa passare sopra a ogni giudizio di merito sui dettagli e le mancanze e si rivela nel complesso in tutta la sua riuscita totalità;
The Avengers è un film che funziona, che diverte a più livelli, che emoziona, che mostra personalità anche senza vezzi autoriali non necessari. È un buon prodotto d’intrattenimento, fruibile dal grande pubblico senza per questo esser stupido, dall’impianto sostanzialmente semplice ma con piccoli, studiati momenti di spessore, meno scontati di quanto si possa pensare a una visione superficiale, soprattutto per questo genere di opera. Sintomatici in questo senso l’accesa discussione tra Fury e Thor in cui si profila, nemmeno tanto velatamente, l’uso della tortura per far confessare Loki, l’evidenza del piano originale per contenere (ed eventualmente uccidere) Hulk, gli accenni non disvelati al passato di Occhio di Falco e della Vedova Nera, o le reazioni contrastanti delle persone comuni alla guerra combattuta per le strade di New York.
Un film divertente, che lascia intravedere la passione di sceneggiatori e regista e che riesce nel compito non facile di presentare il lato più leggero del supereroismo senza apparire sciocco o vuoto.
Nolan cala il materiale del fumetto in un contesto quanto più realistico e plausibile possibile, accentuando i lati oscuri e distorti del genere e mettendolo a confronto con il degrado del reale e l’ambiguità morale dei personaggi; il film di Joss Whedon abbraccia uno stile più solare, autoironico e incantato dei personaggi in costume, calati in un mondo idealizzato dove la maggior parte dei confini che separano il Bene e il Male sono ben delineati.
A loro modo, entrambi rappresentano quello che i supereroi possono essere al cinema, trovando l’equilibrio che consente loro di passare dall’inchiostro alla celluloide senza perdersi per strada.
Abbiamo parlato di:
The Avengers
Regia di Joss Whedon
Soggetto e sceneggiatura di Joss Whedon e Zak Penn
Con Robert Downey Jr., Chris Evans, Mark Ruffalo, Chris Hemsworth, Scarlett Johansson, Jeremy Renner, Tom Hiddleston, Samuel L. Jackson, Clark Gregg, Cobie Smulders, Gwyneth Paltrow
Prodotto da Marvel Studios e Paramount Pictures, 2012
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