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The Bees by Laline Paull

Creato il 01 giugno 2015 da Anncleire @anncleire

The Bees by Laline Paull

Flora took pleasure in the delicacy of her approach and studied the ways of the smallest, sweetest blooms she could find, tiny pimpernels and forget-me-nots hiding in the pockets of the fields. The energy of the sun on her body and the joy of foraging filled her soul. She flew the fields and gathered until the light began to fade and she heard the sound of her forager sisters’ wings turning for home. Then she joined them.

“The Bees” è entrato nella mie lista di letture un paio di settimane fa. Sono stata a Napoli, alla Feltrinelli della stazione centrale, e mentre curiosavo tra gli scaffali con Susi di Bookish Advisor mentre aspettavo Ella M. Endif e la mia adorata @zikaren28 mi sono imbattuta in questo volume, nella sezione ragazzi. Laline Paull ha scritto un libro che Publishers Weekly ha definito “La fattoria degli animali incontra la generazione di Hunger Games”. Portato in Italia da Salani Editore, è un libro straordinario, il mio nuovo libro preferito, uno dei migliori che abbia letto quest’anno. Un piccolo capolavoro, che mi ha incantata, trattenuta, inorridita e affascinata, un libro che non lascia indifferenti.

Quando Flora 717 emerge dalla sua celletta, nella Sala degli Arrivi, il suo destino sembra già tracciato. È un’ape operaia: la sua è la casta più umile dell’alveare, dove il lavoro e il sacrificio sono considerate le più alte virtù. Ma qualcosa, una mutazione, la distingue dalle sue sorelle, rendendola al contempo una minaccia e una risorsa irrinunciabile per la sua comunità. Poco a poco, Flora si fa strada nella gerarchia spietata dell’alveare. Il coraggio e la devozione dimostrati nel proteggere e servire la Regina le aprono addirittura le porte delle sue stanze private, ma lì Flora scopre qualcosa che non avrebbe dovuto sapere… Una minaccia incombe sull'alveare, ma il pericolo più grande, Flora ormai l’ha capito, viene proprio dal suo interno. Di chi fidarsi? Non certo delle misteriose Sacerdotesse della Salvia che tramano nei recessi dell’alveare e controllano le menti di tutte le sorelle. Flora non può rischiare, tanto più che lei stessa nasconde un segreto. Un istinto più forte della sua indole servile conduce ormai le sue azioni, mettendola in conflitto con la sua natura, il suo cuore e la sua società. Per Flora sarà il momento di prendere in mano il suo destino e quello del suo mondo.

Quando ho capito che la storia era ambientata in un alveare e che aveva uno sfondo distopico non ho potuto che iniziare a gongolare in quella libreria. Chi mi ha visto mi ha sicuramente scambiato per una pazza, ma mi sono innamorata di “The Bees” appena ci ho messo gli occhi sopra. Non so perché avendo lungamente collaborato con l’Amministrazione Comunale del mio paese ho avuto a che fare con api e dintorni per la Mostra Mercato sul miele e i prodotti naturali che si svolge alla fine di agosto nel mio Borgo, ho sempre vissuto circondata da miele e api e mi piacciono molto. Non so perché Orwell mi ha sempre affascinato e i suoi libri hanno lasciato una traccia importante in me e quindi questo libro mi chiamava più di altri. E sono felice di averlo scoperto perché la Paull è riuscita a rendere assolutamente straordinaria questa storia. La caratterizzazione, è ben riuscita e sembra davvero di vivere in un alveare. È Flora 717 la protagonista, un’ape operaia, l’ultima di questa società matriarcale che venera la Regina come una dea immortale. Ma Flora non è come tutte le altre, è una anomalia, con lo spirito di una lavoratrice e l’intelletto di una foraggiatrice. Il mondo è costruito come una dittatura, con la polizia della fertilità, le sacerdotesse, e l’esercito. Ogni ape ha il suo compito e difficilmente può saltare di classe. Ma fin da subito Flora si dimostra diversa dalle altre, forte e coraggiosa, dotata di voce e collegata con la voce dell’alveare. Ogni aspetto della vita è controllato meticolosamente dalle sacerdotesse, che tengono in pugno le menti delle sorelle api tramite le antenne e una serie di rituali che risultano sedimentati nella coscienza di tutti i membri della società. Flora è una operaia, che si ritrova ad affrontare pericoli mai visti, in un crescendo di ansia e scoperta. Tra l’impollinazione, la fine dell’estate, mosche, vespe e ragni, le minacce non vengono solo dall’esterno, ma anche dall’interno. Knowledge is power (La conoscenza è potere) e Flora con la sua curiosità e intelligenza diventa un pericolo, per chi, il potere, vorrebbe tenerlo per sé. Come nelle migliori delle distopie, le operaie e le api tutte devono sottostare al credo di massa del Accept, Obey, and Serve (accetta, obbedisci e servi) in cui il sacrificio della singola per il bene dell’alveare è all’ordine del giorno. La società delle api è terrificante, in cui niente è sicuro e certo, tranne l’amore della Regina e il lavoro per assicurarsi il cibo dell’inverno.

Il worldbuilding della Paull allora è davvero magistrale, con un alveare in un giardino, con le foraggiatrici che volano verso i campi e la città per raccogliere il nettare migliore. I maschi hanno un unico compito, fecondare le principesse e il loro destino è assolutamente terribile. Da notare Sir. Linden che apparentemente sembra un essere spregevole e che invece si rivelerà una vera e propria inaspettata sorpresa. Flora, protagonista indiscussa, diventa un simbolo di riscossa per una società immutabile, gestita da leggi antiche e miti inesauribili. Il linguaggio, quello tecnico apistico, non è proprio immediato e avendolo letto in inglese ho fatto fatica con certi termini molto specialistici, ma la natura originale della storia, l’ambito assolutamente nuovo, mi hanno incantato e tenuta incollata alle pagine. Un anno di vita in un alveare che ha dell’incredibile e che viene descritto con una tale vividezza di dettagli, una tale impressionante quantità di piccoli particolari che mi hanno incantato e affascinato. L’alveare ha una struttura bene precisa, che rispecchia la gerarchia delle api che vi abitano, in un ordine che lascia sconvolti, con rituali che sanno di civiltà antica.


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