Il ritorno di Kevin Garnett in Minnesota si è già fatto sentire: sull’onda dell’entusiasmo, il pubblico del Target Center ha accompagnato i Timberwolves in una bella vittoria casalinga, ottenuta a scapito dei Washington Wizards (il punteggio finale del match, disputato mercoledì 25 febbraio, è di 77 a 97 in favore dei “Lupi”). Dopo quasi otto anni, ma con in più un anello NBA al dito – ottenuto nella stagione 2007-2008 quando era ai Boston Celtics – Kevin Garnett torna ad indossare la sua casacca da TWolves, la numero 21, e si gode un successo di larga misura, ad impreziosire l’avvio di questa sua nuova avventura. Il tabellino della serata di Garnett recita: 5 punti, 8 rimbalzi, 2 assist e 2 stoppate, in circa 18 minuti sul parquet. Il primo canestro di KG è stato un perfetto jumper dalla media-lunga distanza a 3:33 a scadere sul cronometro del secondo quarto. Si ritorna così ai 24.2 punti e 13.9 rimbalzi di media che KG registrò nella stagione 2003-2004? Ovvio che no, in quella stagione Garnett fu insignito del titolo di Most Valuable Player della lega. Erano altri tempi.
Per la cronaca: ad oggi Kevin Garnett è l’atleta che ha guadagnato più soldi, attraverso gli ingaggi ottenuti come giocatore NBA, nel corso dell’intera storia della lega. KG riprende la sua numero 21 dai Timberwolves a seguito dello scambio che ha consegnato Thaddeus Young ai Nets. Le aspettative nutrite verso l’ala 38enne, come già detto, non possono essere simili a quelle dell’esordio, ma in Minnesota sperano che il contributo di “The Big Ticket” si faccia sentire sulle giovani leve del roster: per lui si prospetta un ruolo da mentore nello sviluppo del rookie Andrew Wiggins e del play Ricky Rubio, ossia dei due nomi del presente, e del probabile futuro, della franchigia di Minneapolis.
In conferenza stampa, Kevin Garnett aveva commentato il suo ritorno ai Timberwolves quasi scusandosi per il fatto di aver lasciato Brooklyn nel bel mezzo della stagione regolare; ma sottolineando il suo rinnovato entusiasmo a fronte dell’opportunità di rigiocare per Minneapolis, e della possibilità di rendersi utile, di nuovo, per la sua vecchia squadra. Garnett ha mostrato di trovarsi ancora a proprio agio nella società che lo ha lanciato e si è anche concesso una battuta a beneficio del pubblico e dei giornalisti. «Ho pensato», ha detto Garnett, «se Lebron è potuto tornare a casa… perché non lo faccio anch’io?».
Home is where the heart is. #WelcomeBackKG! pic.twitter.com/FP9FCpx9Ys
— MN Timberwolves (@MNTimberwolves) 24 Febbraio 2015
Diversi rumors si aggirano intorno allo scambio che ha visto Kevin Garnett ritornare nel luogo dal quale la sua carriera NBA ha preso il lancio. Alcuni analisti, come il giornalista David Aldridge, hanno interpretato il ritorno di “The Big Ticket” non soltanto sul piano del basket giocato. La transazione di Garnett ai TWolves, infatti, può anche essere letta nell’ottica dei futuri cambiamenti e riassetti che riguarderanno la proprietà della franchigia. Aldridge ha sottolineato il grande contributo che Garnett ha dato ai Timberwolves in passato, rimarcando inoltre come il numero 21 sia stato per 12 anni (dal 1995 al 2007) il “giocatore franchigia” e l’idolo di casa al Target Center. KG potrebbe quindi diventare, prima o poi, motore o catalizzatore di un’iniziativa tesa ad acquisire la proprietà della franchigia NBA del Minnesota, e sembra essere stato proprio il giocatore a far capire questa sua volontà in futuro. Nel frattempo però ci sono alcuni mesi di campo, in cui i T’Wolves hanno poco da dire a livello di classifica, ma molto a livello di crescita e The Revolution potrebbe essere un pezzo importante di un gruppo che vuole cambiare mentalità.