The Bourne Legacy
di Tony Gilroy
USA 2012
Sinossi
Jason Bourne non era l’unico.
Il progetto top secret dell’intelligence americana per creare agenti perfetti, letali e mentalmente condizionati a compiere le missioni più impossibile è ben più ramificato di quanto si pensi. Oltre agli operativi come Bourne ci sono altri esperimenti collaterali, che hanno dato vita a killer potenziati geneticamente, ancora più spietati e instancabili. Ma proprio Jason ha messo in seria difficoltà tutta la struttura, rischiando di portare alla luce un progetto che risulterebbe inaccettabile agli occhi dell’opinione pubblica. Ciò che resta da fare è quindi eliminare tutte le prove compromettenti; il che vuol dire anche uccidere gli agenti ancora in attività. Uno di essi, Aaron Cross, sfugge all’esecuzione…
Commento
Avevo delle forti perplessità su questo film. Vuoi per per il cambio d’attore, vuoi per una possibile stanchezza narrativa di una saga che arriva al quarto capitolo.
Ricredersi è stato semplice. La trama è molto buona, Jeremy Renner, Rachel Weisz ed Edward Norton sono tre ottimi professionisti e in questa pellicola non tradiscono le atteste.
Si parte più o meno da dove ci eravamo lasciati con The Bourne Ultimatum. L’ombra di Jason B. ricorre in diverse scene, ma solo nel parlato o in fotografia. Per il resto cede la scena al nuovo operativo dell’intelligence, Aaron Cross, interpretato da un Renner mai così in forma come in questo bienno, culminato con ruoli di primissimo piano in The Avengers e nel presente film.
Gli agenti di seconda generazione sono potenziati tramite manipolazioni genetiche, tuttavia non siamo del campo della fantascienza: esperimenti di questo genere sono in atto già da parecchi anni ed è più che probabile prima o poi diventino realtà.
L’effetto ottenuto in The Bourne Legacy è altresì molto realistico. Non abbiamo a che fare con X-Men o supersoldati, bensì con agenti che riescono a dare il massimo delle loro capacità fisiche e mentali, risultando così essere delle letali macchine di morte.
Ottime le scene d’azione, in cui si coniugano bene realismo e spettacolarità. Ottime anche le atmosfere paranoiche tipiche dei servizi segreti (deviati o no): tutti possono essere nemici, tutti sono sacrificabili, i misteri generano soltanto altri misteri. Tony Gilroy trasforma tutto ciò in un film cupo e piacevolmente soffocante per almeno due terzi della durata.
Scena clou risulta essere il tentativo di eliminazione della dottoressa Marta Shearing (Rachel Weisz), una delle ricercatrici del progetto per potenziare gli agenti della CIA da spedire nelle più pericolose black operations all’estero. L’intera sequenza si volge in un laboratorio di massima sicurezza ed è permeata di una tensione asciutta, sottolineata solo dagli spari del killer e dalla monocromia bianco-grigia del complesso medico.
La parte finale del film si svolge invece a Manila, scelta che strizza l’occhio al genere spy, dove l’ambientazione esotica è sempre un valore aggiunto. Inseguimenti, sparatorie, richiami acrobatici a The Bourne Ultimatum, per poi finire con la classica chiosa musica, l’ottima Extreme Ways di Moby, un artista che a me piace molto.
Titolo quindi promosso a pieni voti, decisamente superiore alle aspettative. Piacerà ai fans dei generi ma anche a chi apprezza solamente del cinema fatto in maniera intelligente, pur senza rinunciare al lato action e avventuroso.
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