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Questo è il sunto di questo quarto capitolo della saga che però è come se fosse il numero zero di una nuova saga. E questo perchè Bourne è presente solo nel titolo. In questo film non ve n'è traccia.
Lascia il testimone al superagente Aaron Cross che è il numero 5 dei 9 agenti da eliminare e naturalmente non ne vuol sapere. E lui individua l'unica altra superstite di questo programma farmacologico e fuggono insieme per trovare una soluzione alla dipendenza da farmaci di Cross ma soprattutto per salvarsi la vita.
Il passaggio del testimone da Bourne a Cross non è affatto indolore : se il primo è una specie di alieno calato in terra da chissaddove perchè non ricorda nulla, il secondo sa perfettamente come muoversi , ricorda tutto e ha l'unica aspirazione di sparire dai mirini di tutti quelli che gli vogliono fare la pelle.
L'adrenalina del secondo e terzo film viene dispersa in mille rivoli dalla moltiplicazione dei fattori in campo e da una resa scenica complessivamente disomogenea.
Da una parte lunghissimi dialoghi pipponici in interni in cui si cerca di spiegare tutto raccordandosi ai film precedenti, dall'altra scene action che cercano un pochino di smuovere le acque.
In più una prima parte in montagna che non fa precisamente del ritmo la sua caratteristica migliore provvede a zavorrare il film fin dall'inizio.
La regia testosteronica e umorale di Greengrass viene di fatto "addomesticata" da quella più mainstream di Gilroy ( già sceneggiatore della saga) facendo perdere a The Bourne legacy la peculiarità stilistica che avevano i due film precedenti: se prima un film sull'agente amnesico era riconoscibile già da una sola sequenza, qui ci troviamo di fronte a una spystory come un'altra e a sequenze action che abbiamo visto in millemila altri film.
E fioccano come non mai bondate e missionimpossiblate per rendere al meglio il superomismo del nostro nuovo eroe a cui Jeremy Renner con la sua faccia da pitbull, cerca di dare inutilmente qualche brandello di personalità.
Sarà sbagliato confrontare questa pellicola con i due film di Greengrass ma è impossibile astenersi dall'esercizio.
Sto tralasciando il primo esponente della saga perchè anche quello , pur essendo l'inizio di tutto, lo vedo come una sorta di corpo estraneo a una serie che fino a questo quarto capitolo era una delle poche in crescendo.
E poi sta sul podio dei miei abbiocchi pesanti al cinema assieme a JFK ( risveglio alla terza ora di film) e Sleepers ( nomen omen, addormentato alla fine dei titoli di testa e risvegliato ai titoli di coda).
Nel primo film di Bourne che ebbi la ventura di vedere ( si fa per dire ) al cinema diciamo che ho mancato quasi del tutto la prima parte non capendo quindi naturalmente nulla della seconda. Poi, però da bravo studente ho ripassato tutto in dvd.
Ma stiamo divagando: il film di Tony Gilroy può essere visto come un nuovo reboot della saga ma rischia di esserne la pietra tombale per una riuscita complessiva non all'altezza.
Una sola sequenza notevole per ritmo e suspense: quella a casa della scienziata quando una squadra di agenti vuol farla fuori e lei è salvata da Cross.
Un po' troppo poco per un film che scavalca le due ore e non proprio in agilità.
Accanto alla comparsata di vecchi volti della saga per dare al tutto un aspetto più "familiare", da notare la presenza di un redivivo Stacey Keach e del suo volto che sembra intagliato nelle rocce del monte Rushmore.
Norton si sta dimostrando sempre più una grande promessa non mantenuta , da nuovo Robert De Niro si sta trasformando in uno che poteva essere il nuovo De Niro.
Avrei voluto spoilerare sul finale ma non posso non perchè non voglia.
Il finale semplicemente non c'è.
( VOTO : 5 / 10 )
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