Paul Sheperdson (Richard Gere), ex-agente della CIA, ha concluso la sua carriera con l’ossessione di non aver risolto un caso che ancora lo tormenta: Cassius, nome in codice di un letale killer sovietico in attività ai tempi della Guerra fredda e a cui Sheperdson, all’epoca, ha dato la caccia.
In seguito all’omicidio di un’importante personalità politica compiuto con un modus operandi che ricalca quello di Cassius, Sheperdson viene richiamato in servizio per partecipare ad un’operazione congiunta tra FBI e CIA. Al suo fianco il giovane analista dell’FBI Ben Geary (Topher Grace) offrirà la sua collaborazione e la sua esperienza maturata dopo aver scritto un vero e proprio saggio su Cassius. Nonostante la minuziosa relazione presentata da Geary, Sheperdson non crede che Cassius sia ancora vivo, ma il suo ex-capo e direttore della CIA, Tom Highland (Martin Sheen), lo convince a tornare in campo per accertarsi che l’assassinio del senatore non sia opera del killer sovietico. Sheperdson e Geary analizzeranno i crimini del passato, ricostruiranno la personalità dell’assassino e scopriranno che la realtà è molto diversa da quello che si pensava; ciò che i due agenti porteranno alla luce sarà un segreto che era meglio per tutti restasse sepolto.
“The Double“, debutto alla regia per lo sceneggiatore Michael Brandt, è un thriller spionistico realizzato con tecnica ineccepibile ed una regia asciutta arricchita da sequenze suggestive. Il regista non lascia molto spazio all’azione, come ci si potrebbe aspettare da una spy-story, ma preferisce concentrarsi sull’introspezione dei personaggi. Nonostante la parvenza di convincente umanità che i protagonisti assumono, la trama dal sapore classico ed un’evidente mancanza di mordente nella messinscena rendono l’evolversi degli accadimenti troppo prevedibili. La storia è colma di discrepanze cronologiche e logistiche che tolgono al film il senso di veridicità; lo svolgersi degli eventi è improbabile e l’epilogo è banale. Un thriller senza thrilling a causa della discutibile scelta di anticipare il momento rivelatore già nella prima parte della pellicola ed il cui script vecchio stile sembra un racconto perduto dei tempi della guerra fredda.
di Alessandro Burgio