I finlandesi The Empire Strikes si presentano con un artwork che non lascia adito a dubbi, un leone che ruggisce e ha tatuati sulla lingua quattro teschi (i quattro musicisti?) e un tirapugni. Cosa aspettarsi se non una buona razione di rock’n’roll energico come da tradizione scandinava e ruffiano quel che basta per strizzare l’occhio al power-pop? Le aspettative non vanno deluse e i nove brani offerti dagli autori di 1983 si conquistano facilmente i favori dell’ascoltatore, sarà anche per quel pizzico di malinconia che ricorda gli Hanoi Rocks e la voglia di macinare riff propria degli Hellacopters, per quella che non può essere altro che una win-win situation. Non è un caso se “King Of The Jungle” assomigli a una vera e propria hit, un anthem nato per accompagnare le serate estive, con un appeal radio-friendly e un retrogusto sleaze che guarda dritto al Sunset Boulevard. Da manuale, poi, il riff che apre “Magic Man” e ne fa uno dei momenti più a fuoco dell’intero disco, con la chitarra che si lancia in solitaria e diventa protagonista assoluta. Qualche volta si gigioneggia un po’ troppo e si va a comprare lo zucchero filato (cfr. “Shame On me”), il che però rientra nel gioco e non dispiacerà ai fan di gruppi come gli Urge Overkill. Insomma, pure se non contiene chissà quale innovazione o colpo a sorpresa, 1983 dimostra come certe sonorità riescano ancora a colpire nel segno, soprattutto se rinforzate da una buona dose di energia e quel pizzico di convinzione che da queste parti non guasta mai. Con un briciolo di cattiveria in più sarebbe potuto essere il nostro disco per l’Estate.
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