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The fighter

Creato il 06 marzo 2011 da Filmdifio
The fighter
La boxe al cinema funziona sempre. Vari giovani registi del sud (Marcello Sannino autore del premiatissimo documentario "Corde" e Giuseppe Gagliardi, regista di "Tatanka" prossimo all'uscita in sala) mi hanno spiegato, in occasioni diverse, il perché. Il pugile è come un attore, il ring è un palcoscenico. La boxe è uno sport dove l'aspetto "spettacolarità" ha un peso decisivo. Ed infatti il connubio cinema e pugilato ha regalato e regala film che, se non sempre sono capolavori, raramente però lasciano indifferenti gli spettatori, anche quelli meno amanti della "violenza" (anche se nella boxe non parliamo di violenza vera e propria, ma questo è un altro discorso)....come la sottoscritta. Allora se "Toro scatenato" resta, a mio avviso, insuperato per tutta una serie di fattori, tuttavia non posso parlar "male" di "The fighter" da pochi giorni nella sale italiane. David O. Russel ha messo insieme un dream team di attori per parlare della storia, vera, di due fratelli pugili: uno (Mark Wahlberg) con in mano ancora tutte le possibilità di diventare un campione, l'altro (Christian Bale) pugile geniale finito in disgrazia seguendo la strada del crack. Tutto intorno ai due protagonisti si muovono famiglia e società "proletaria" statunitense. Bale e Melissa Leo (la madre dei due ragazzi) sono stati premiati con l'Oscar. Entrambi sono, in effetti, eccellenti anche se è da segnalare in particolar modo la prestazione di Christian Bale che, indubbiamente, colpisce. Ma è, appunto, tutto il dream team di attori a funzionare e si deve dare atto al regista di aver scelto le "facce" giuste.Per il resto "The fighter" scorre bene. La cosa stilisticamente interessante è una sorta di "sbandamento" (come sbanda il personaggio di Bale) tra il dramma e l'ironia, tra la spietatezza dello sport, dei rapporti familiari, della vita in generale, e la dolcezza della soddisfazione, dell'amore, dell'esistenza appunto. Il film si mantiene in bilico tra questi due estremi, tanto nel modo di raccontare la storia, quanto nelle scelte di regia, quanto, ancora, nella direzione degli attori. Tutto e tutti esprimono, a momenti alterni, una sensazione di dolce-amaro interessante. Di Bale si coglie il dramma umano (la droga, le aspettative deluse), ma anche il lato "comico": l'attore è una maschera grottesca che snerva e intenerisce, innervosisce e fa sorridere. Lo stesso vale per il gruppetto delle orrende sorelle dei due ragazzi, idem per Melissa Leo e il marito e tutti gli attori secondari. L'unico che fuoriesce da questo gioco di contrasti è Wahlberg che resta quello che si "prende" più sul serio.

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