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La trama (con parole mie): Ryan Hardy è un ex agente dell'FBI specializzato nella caccia ai serial killer ormai "in pensione" da una manciata d'anni, a seguito dei traumi fisici e mentali che la cattura dello spietato Joe Carroll ha lasciato su di lui prima che fosse finalmente incarcerato.Quando lo stesso serial killer, supportato da una vera e propria "famiglia allargata" di seguaci pronti a tutto per lui riesce ad evadere, Hardy viene richiamato in modo che possa consegnarlo una volta ancora alla Giustizia: in realtà è lo stesso Carroll a volere un rinnovato confronto con il suo antagonista, spinto dal desiderio di scrivere un nuovo capitolo - se non addirittura un romanzo intero - della loro storia di rivali.Per Hardy inizierà una caccia che presto si trasformerà in un vero e proprio incubo per l'agente, i suoi colleghi, gli States nonchè per l'ex moglie di Carroll - della quale Ryan è innamorato - e suo figlio, il piccolo Joey.
Film, serie tv, romanzi che abbiano come cornice un'ambientazione legata a serial killer, morti ammazzati e chi più ne ha, più ne metta, sono di norma molto ben accetti in casa Ford, forti del fatto di rappresentare una di quelle categorie in grado di mettere d'accordo il sottoscritto e Julez senza dover necessariamente ricorrere al compromesso come capita con il Cinema d'autore o un certo tipo di musica - un nome su tutti, Tom Waits -.Accanto ai consueti Criminal minds e Jo Nesbo, dunque, devo ammettere che l'arrivo di una grossa e pubblicizzatissima produzione come The following aveva creato un certo hype qui al Saloon, nella speranza che lo stesso si potesse tradurre in una serratissima caccia/confronto tra l'agente Hardy - Kevin Bacon, altro attore molto ammirato da queste parti - e l'assassino seriale Joe Carroll - un molto, molto meno ammirato James Purefoy - in grado di tenerci praticamente inchiodati allo schermo.Il risultato è stato decisamente più deludente - o diludendo, per usare un termine ormai mitico - di quanto non si presentasse sulla carta e non fosse stato spinto dalla massiccia campagna pubblicitaria della Fox, che ha presentato il prodotto di Kevin Williamson neanche si trattasse di una sorta di versione tv de Il silenzio degli innocenti: certo, la confezione è buona, il cast - Purefoy a parte - discreto, la tensione regge e la curiosità stuzzica, eppure il risultato pare più simile ad una sorta di improbabile affresco nello stile di Harper's Island - altra robetta spacciata per grande thriller uscita qualche stagione fa - che non ad un'opera da mozzare il fiato come sono state, in sala, il già citato Il silenzio degli innocenti, Manhunter o Zodiac.Se, dunque, da un lato la questione della setta di seguaci di Carroll, unita alla devozione per il killer e alle azioni perfettamente coordinate intriga e suscita riflessioni importanti sul controllo che esercitano - ed hanno esercitato, vedasi Charles Manson - figure dubbie ma oltremodo carismatiche su menti più influenzabili e ne escano personaggi sfaccettati e ben scritti come quello di Emma - braccio destro di Joe -, dall'altro spesso e volentieri si sfiora la quasi fantascienza per la facilità con la quale i suddetti followers Carrolliani riescono a tenere in scacco le forze dell'ordine, o si inciampa in dettagli poco curati - cellulari triangolati solo ed esclusivamente quando serve alla risoluzione della trama, il problema di alcolismo di Hardy già dimenticato alla seconda puntata, l'utilizzo di figure decisamente troppo sopra le righe come la vicina di casa nonchè ex dello stesso Ryan - che, fondamentalmente, finiscono per minare la credibilità del risultato finale.Un peccato, perchè se si fosse puntato meno sulle scene madri - l'inutilmente troncato e sopra le righe season finale - e più sulle sfumature convincenti - i personaggi di Roderick e Jacob, in assoluto i più interessanti tra i seguaci della setta, l'ossessione di Hardy per Carroll ed il rapporto con sua moglie - il risultato sarebbe stato senza dubbio ricordato non tanto come l'ennesima sparata delle major del piccolo schermo ma come una produzione di qualità autoriale in grado di solleticare paure ed inquietudini con potenzialità da blockbuster.Nonostante tutto, comunque, in casa Ford si continuerà a seguirlo anche il prossimo anno, nella speranza che, come fu per American Horror Story, ad una prima stagione decisamente al di sotto delle attese segua una seconda in grado di lasciare a bocca aperta: in caso contrario, nonostante i morti ammazzati ed i killer siano pane per i denti degli occupanti del Saloon, non avrò certo difficoltà a destinare Ryan Hardy ed i suoi tormenti al limbo dei serial abbandonati senza troppi patemi d'animo.Nel frattempo, nonostante mantenga alta la guardia, cerco di essere ottimista e di credere che il meglio di e per The following debba ancora venire, e che l'eredità di Joe Carroll ed il suo impatto sulle vite di Ryan, Claire ed il piccolo Joey si sia fatto sentire solo in superficie.
MrFord
"Hey, I ain't never coming homehey, I'll just wander my own road
Hey, I can't meet you here tomorrow say goodbye don't followmisery so hollow."Alice in chains - "Don't follow" -
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