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The Freak’s Note Collection “A” Finestra

Creato il 16 settembre 2012 da Thefreak @TheFreak_ITA

 

Daniel Pennac criticava i suoi colleghi e amici di circuito in merito al significato della “finestra” o janela, o “das Fenster” “the window”, “la fenetre”, e sul medesimo valore che le è attribuito, dichiarando come non si possa non considerare che nessuna si affaccia negli stessi rumori né si richiude nelle stesse musiche.

In un’ipotetica ricerca di immagini prese dalle strade, le finestre si atteggiano ad occhi e orecchie dei palazzi, come a voler amplificare la vita che scorre dentro quegli agglomerati urbani ad affaccio di altrettanta vita che si muove fuori, come due sconosciuti che condividono complici lo stesso pezzo di esistenza.

Un tecnico dell’informatica come Bill Gates ha utilizzato il nome “finestra”, chiamando la sua creatura rivoluzionaria “Windows”, forse perché voleva rendere l’idea di una finestra operativa sul mondo della rete, e rappresentare quindi  un sistema di connessioni e dati che si aprono e chiudono proprio come finestre in attività, ed effettivamente il suo messaggio ha ricevuto uno straordinario risultato.

Ma se tutto ciò può sembrare molto scontato, esattamente come la percezione che noi abbiamo delle finestre nei luoghi in cui ci troviamo a risiedere, sappiate che la presenza di una finestra è tutto fuorchè scontato.

Se ci soffermassimo sulla grandezza o sulla forma di una finestra, scopriremmo una serie non definita di alternative, di altitudini, di geometrie.

Per esempio, le piccole finestre dal contorno quadrato, posizionate ad un altezza precisa, funzionali solo al passaggio della luce in una stanza, cui si arriva solo per poter aprirla, senza la possibilità di affacciarsi. Un semplice contenitore di scambi atmosferici, predisposto all’illuminazione.

Poi vi sono le finestre con annessi piccoli balconcini, magari appartenenti a quei palazzi d’epoca con tutte le loro intarsiature e rivoli barocchi. Quelle finestre curate, con le tende ornate, con i vetri puliti e con i vasetti di fiori a coronare il bordo.

E mi vengono in mente le finestre della mia città, nel centro storico, da cui si affacciano signore in visione esterna, colme della curiosità popolare di frugare in quello che succede sotto di loro, o diversamente le stesse finestre che restano chiuse, e che si atteggiano ad ulteriore ornamento di blocchi di marmo bellissimi e fieri, pronti per essere ammirati, ma incapaci di suggerirci cosa accade dentro le loro mura.

Ancora vi sono le finestre delle case di campagna, con le ante larghe, finestre grandi come porte, con le tende di un bianco candido e dalla consistenza leggera, che vengono spalancate per formare un trade union tra la natura intorno e la frugalità calda del mobilio interno.

Vi sono altrettante immagini che descrivono meravigliosamente questi scorci, in quei film in cui ogni gesto conta, e aprire una finestra pesa più di un qualsiasi banale dialogo di scena, poiché in quel gesto risiede uno stato d’animo preciso, che narra di libertà, bisogno di aria, necessità di contatto con l’esterno, e ancora spensieratezza, o insofferenza al chiuso.

Poi esistono finestre molto più intime, e sono quelle che si aprono alla notte, sono le finestre delle camere da letto, degli alberghi, o dei locali serali.

Sono finestre da cui passano tutte le voci del buio, come le luci fioche della luna e dei lampioni accesi, da cui vengono cacciati fuori lunghi sospiri, silenzi profondi, fumo di sigaretta.

Solitamente, in notti dalle finestre a grandangolo si può ascoltare una musica che viaggia nell’aria, e si fa fatica a comprendere da quale casa provenga, o se è semplicemente diventata la musica di quella notte, e si sente una tromba jazz, come nella bellissima versione di Almost Blue di Chet Baker, che si muove fluida e sensuale, e la finestra in quel caso funge da grammofono di note e pensieri che vanno a rincorrere quella musica, descrivono momenti in cui c’è sempre un divano o una poltrona di fronte alla finestra, c’è spesso un vino o una tisana calda, un posacenere e uno stereo attivo.

Sono finestre particolari queste, da maneggiare con cura, perché aprono il ventre della notte alle emozioni che sprigioniamo da una posizione privilegiata, in cui noi riusciamo a guardare ciò che accade al di là della finestra, mentre il resto delle persone ignora chi siamo, ignora il nostro sguardo, e la realtà continua il suo corso, racchiudendo anche noi spettatori refrattari, che decidiamo di non manifestarci, al bordo delle nostre finestre.

I ragazzi di The Freak, come accade ogni domenica, scelgono i pezzi che possano descrivere le emozioni che anche un semplice “complemento d’arredo” come la finestra può suscitare, poiché ognuno di loro affianca la propria idea di finestra, il proprio stato d’animo, le proprie immagini.

Ora non vi resta che prestare la giusta attenzione alle finestre che vi circondano o che sono presenti nel luogo in cui siete situati, decidere di spalancarle come di tenderle chiuse, e godervi ogni singolo brano di questa Freak’s Note.

 

Buon ascolto

 

“A” finestra – Carmen Consoli  parola: Città

 

How soon is now? – The Smith parola: Velocità

 

La Fenetre – Yann Tiersen  parola: Sospensione

 

Over the rainbow – Judy Garland  parola: Fuga

 

A Window of my Dreams  parola: Inconscio

 

New Year – Beach House   parola: Libertà

 

Almost blue – Chet Baker   parola: Sussurro

 

Kutlama – Sezen Aksu  parola: Speranza


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