"Finalmente una storia che, per l’accurata caratterizzazione dei personaggi, si distingue da una sfilza di romanzi per adolescenti in cui eroine innocenti vengono risucchiate nella trappola della popolarità da ragazze ricche e con cuori malvagi.” Publishers WeeklyRECENSIONE È molto difficile dover scrivere una recensione su The Gap cercando di mantenersi “vaghi” sulla trama: la suspense è davvero la cosa che del libro mi ha più colpita, e dare troppe indicazioni sarebbe un grave spoiler, che rovinerebbe la lettura a chiunque volesse affrontarla.
Il romanzo si apre con la protagonista in ospedale, vittima di un incidente stradale: è stata investita da un’auto e ritrovata in un cespuglio di rose. È completamente paralizzata e ha perso la memoria dell’incidente e degli avvenimenti immediatamente precedenti. Nell’arco di tutto il romanzo, cercherà di riempire the gap — il vuoto — con continui flashback che ci riportano a periodi precedenti, e che ci fanno valutare il rapporto di Jane con tutti i suoi amici — che sono tantissimi a giudicare dai bouquet di fiori e dai regali ricevuti — e gli eventuali nemici. Perché, sebbene la madre, la poliziotta che indaga sul suo caso e l’infermiera della terapia intensiva, Loretta, si ostinino a dirle che le minacce di morte — che crede di ricevere — sono frutto di allucinazioni dovute ai farmaci, Jane è davvero vittima di un tentativo di omicidio. L’agente Rowley è propensa a credere che si sia trattato un tentativo di suicidio, la madre pensa a un pirata della strada. Intanto Jane cerca di ricostruire gli avvenimenti, ritrovando a volte nella sua memoria scene molto vaghe della serata dell’incidente, in cui è andata a una festa dove c’erano le sue inseparabili amiche Kate e Langley — con cui forma il terzetto più popolare della scuola — il suo ragazzo David e il suo più caro amico Oliver, e dove ha incontrato altre persone: Else, ex membro del trio di amiche, Nicky l’ex-ragazza di David e Sloan. Jane ricostruisce per gradi la sua storia, attingendo ai bocconi di ricordi della festa e a memorie più antiche, finché noi — molto più scettici di Jane — non giungiamo a sospettare praticamente di tutti coloro che le stanno intorno. E, per un effetto in stile La finestra sul cortile — film di Alfred Hitchcok — Jane si troverà non creduta e impotente, immobilizzata in un letto d’ospedale ad attendere il suo assassino. Jane Freeman è una ragazza molto bella, la cui unica ambizione nella vita sembra essere quella di essere popolare nella scuola che frequenta fra le sue compagne e con i ragazzi ma, francamente, è davvero una persona troppo vacua per essere una protagonista. La poesia mi scorre nelle vene — così dice — visto che suo padre era un professore di letteratura e un poeta, ma — sebbene a tratti abbia degli sprazzi di profondità nel suo desiderio di ritrovare l’affetto perduto della madre e nella sua tenerezza verso la sorella — è davvero troppo vuota e così ingenua nella sua stessa self-confidence, da andarsi a cacciare da sola nei “cespugli di rose”. Sul sito della casa editrice si legge:
«Mistero e ricchezza di intrighi per un thriller che vi terrà inchiodati alla pagina, una storia tanto vicina alla realtà da poter essere la tua storia...»Spero proprio che le ragazze che leggeranno questo libro siano più intelligenti di Jane, che non siano tanto ingenue da trovarsi in mezzo al nido di vipere in cui la ragazza si tuffa con tutte le scarpe nella speranza di essere accettata, popolare, piena di sedicenti amici, reginetta delle feste e delle conversazioni. Che non si accontentino di essere lusingate da complimenti fasulli e da ragazzi bellissimi ma incostanti, ma che leggano questo libro proprio come un monito a non essere uguali a Jane!
«La cosa più triste è che mi eri davvero simpatica. Pensavo che fossi una ragazza in gamba. Adesso mi fai solo pena. Non ti sei ancora stancata di fare il burattino nelle mani di quelle due? La loro bambolina, sempre a fare tutto quello che ti chiedono?»Gli altri personaggi sono all’altezza della protagonista: se non sono altamente superficiali ed egocentrici, sono come minimo degli psicotici, a prescindere da chi sia colpevole e chi non lo sia. La narrazione in prima persona viene fatta senza ordine cronologico, tanto da essere talvolta confusionaria, ma ciò rispecchia in pieno lo stato mentale della protagonista. Quando Jane riesce a ricordare un tassello del gap, poi, anziché parlare al passato, vive l’attimo nel presente, descrivendo la scena come una visione fotografica. Jane è infatti un’appassionata di fotografia, che durante l’estate ha frequentato seminari e che ha anche vinto importanti concorsi. Un po’ mi ha lasciato perplessa, tuttavia, il soggiorno di Jane nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale. Possibile che una persona che è stata investita e che è paralizzata venga portata già il giorno dopo l’incidente in bagno? E che faccia la doccia? Comprendo che servisse ai fini della trama, ma credo che la Jaffe avrebbe potuto cercare un diverso espediente. Analogamente, mi chiedo se sia possibile che una ragazza ricoverata nel reparto psichiatrico dell’ospedale possa tenere in camera la macchinetta fotografica. E ci sono anche altre stranezze che mi lasciano dubbiosa… ma forse gli ospedali americani funzionano diversamente dai nostri.
In definitiva, un libro che ci fa riflettere perché — se è vero che più si è ricercati e popolari, più si è vittime di invidie e di sentimenti meschini — è tuttavia davvero agghiacciante leggere frasi come “una storia tanto vicina alla realtà da poter essere la tua storia... ”. Se fosse così, se i nostri ragazzi nel tentativo di conquistarsi l’amicizia e l’approvazione dei loro coetanei si dovessero sempre trovare ad affrontare un tale nido di vipere, allora molto meglio essere considerati sfigati, con pochi amici, ma veri. L'Autore: Michele Jaffe è nata a Los Angeles ed è autrice della serie young adults Bad Kitty e di thriller e romanzi per adulti. Uno dei suoi racconti Kiss and Tell (Provaci ancora, signorina Kiss) fa parte della raccolta di racconti Danze dall’Inferno (Fazi 2009). Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca in Letterature comparate ad Harvard, ha abbandonato il mondo accademico e ha deciso di dedicarsi alla scrittura. Attualmente vive a New York. Sito Autrice