Che io ami il tennis credo si sia capito. Mi piace lo sport, adoro l’eleganza di certi gesti, alcuni colpi addirittura riescono a farmi venire i brividi. Seguo le partite in diretta (o meglio, le seguivo prima che due splendide bimbe risucchiassero quasi tutto il mio tempo libero e mi costringessero a fare delle scelte), ma mi piace anche guardare partite vecchie, di cui conosco già il risultato, semplicemente per ammirare la bellezza di alcuni movimenti. Sento fortemente il valore storico dei successi ottenuti dai vari atleti, e testi come 500 anni di tennis per me sono stati una splendida immersione nel passato, capace di farmi provare nostalgia per eventi che, per ovvi motivi cronologici, non avevo mai vissuto. E, tanto per gradire, sono anche malata di statistiche.
Prima di ogni match di Stefan Edberg, o di Jana Novotna, controllavo i precedenti con quell’avversario, su quella superficie, a quel livello del torneo, i tie break e tutto quel che mi veniva in mente per l’occasione. Ma appena ne ho avuta la possibilità ho sfogliato i tabelloni dei grandi tornei degli anni passati, e ho letto tutte le cronache d’epoca che ho trovato. È stato così che sono riuscita a diventare fan di Billie Jean King negli anni ’90 quando la grande tennista americana si era ritirata negli anni ’80 e aveva avuto il suo periodo migliore negli anni ’70.
Ora Alessandro Albiero e Andrea Carta mi hanno dato modo di sfogare tutta la mia passione per i numeri con i due volumi del The Grand Slam Record Book. Il primo volume, dedicato ai tornei di singolare e doppio maschile delle quattro prove del Grande Slam, era già uscito lo scorso anno. In luglio è stata la volta del secondo volume, dedicato a singolare e doppio femminile e doppio misto, e con le donne il lavoro è stato molto più difficile. Sì, perché le signorine si sposano, e a volte negli albi d’oro i loro cognomi cambiano.
Ricordo che anni fa avevo fatto un po’ di fatica a scoprire che le tenniste Moffit e King erano in realtà la stessa persona, ma quanto altri casi di cognomi cambiati non ho scoperto? In questo caso non devo fare nessuna fatica, è tutto scritto, ed è bello ripercorrere la storia dei tornei più importanti attraverso le vicende dei campioni che li hanno vinti ma anche dei giocatori che non sono mai riusciti ad andare troppo in là.