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Titolo: The Hurt LockerPaese di produzione: USA - Anno: 2008 - Durata: 130' - Genere: Azione, Drammatico, GuerraRegia: Kathryn Bigelow - Sceneggiatura: Mark Boal
The Hurt Locker è una storia di uomini e delle loro paure, debolezze, sensazioni, desiderare. È il racconto di quel limite sottile e impercettibile che c'è fra la vita e la morte.La "Hurt Locker" del titolo, è la cassetta in cui vengono riposti gli oggetti appartenenti ai soldati morti in guerra. Un attimo prima sei lì, l'attimo dopo non più. Di te restano solo pochi oggetti, che appaiono insignificanti paragonati al vuoti che lasci nei tuoi cari, o a tutto ciò che avresti potuto compiere nella tua vita. È un film che parla di paura, di rischio e di assuefazione. E non c'è niente di meglio che la figura degli artificieri per spiegarlo. Questi sono uomini che affrontano un rischio enorme, che si dipana in pochi e veloci attimi che però sembrano durare un'eternità: avvicinarsi alla bomba diventa quasi come camminare nel braccio della morte, solo che lì sai quale sarà il tuo destino, nell'altro caso no. Hai due possibilità, sopravvivere o esplodere. Cerchi di disinnescare l'ordigno, col rischio di sbagliare qualcosa, o che qualcuno possa premere il pulsante per il BOOM. Sono attimi incredibili, lunghi, spaventosi. Tra un attimo e l'altro ti viene data la possibilità, o sei quasi forzato a riflettere sulla tua esistenza.
La guerra, o un'altra situazione estrema come quella, ti fa porre domande su cose a cui magari non hai mai pensato: se domani non ci sarò più, qualcuno mi piangerà, sarò ricordato come un esempio o come un semplice idiota di passaggio su questo mondo? E pensi al cammino che hai affrontato fino a lì e a ciò che dovrai affrontare dopo. In situazioni del genere, il rimorso è dietro l'angolo, ma spunta anche un barlume di speranza nel cambiare le cose in corsa.Ma per uno che si pone tutti questi problemi, ce n'è un altro che li affronta di petto e ci passa sopra come con un carro armato. Entra totalmente bene nel meccanismo che ne viene assuefatto. Non può più farne a meno."La guerra è come una droga. Crea dipendenza.", recita una frase in sovrimpressione ad inizio film. Alcuni traggono piacere da essa, e sono disposti a sacrificare tutto il resto pur di farla diventare l'unica ragione di vita. Perché il conflitto, con tutte le sue dinamiche, la routine, i momenti di azione, e l'adrenalina che ne consegue, diventa l'unica cosa che ormai conta, quella che si fissa nella tua mente e ti permette di andare avanti. Per alcuni la guerra è la strada da seguire, quella che si è cercata durante la vita. L'obiettivo. Vivo per questo. Mi fa sentire vivo.
Senza fronzoli, senza retorica, senza perdersi in scene patriottiche, senza sfornare "la solita americanata", Kathryn Bigelow (la regista più cazzuta di Hollywood) affonda le mani nella solidissima sceneggiatura del reporter Mark Boal e ne tira fuori un film crudo e vero, con una regia potentissima, in stile documentaristico, che ti spiazza scaraventandoti sul campo di battaglia, in mezzo alle scene d'azione costruite con estrema precisione, che ti inchiodano allo schermo sfruttando una potenza visiva ed emozionale non da poco.Si può discutere a lungo sul fatto che un film del genere si sia meritato l'Oscar al Miglior film o meno, ma considerando che non è il solito film di guerra patinato, patriottico all'eccesso, per me ci può stare. Gli Oscar vinti sono 6, mica cazzi. Impeccabile sotto ogni punto di vista tecnico, mostruoso il montaggio, e anche attoriale, dove su tutti spicca Jeremy Renner, l'artificiere, che è assolutamente PERFETTO.
Voto: 8,5/10
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