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The imitation game

Creato il 06 gennaio 2015 da Veripaccheri
The Imitation Game
di Morten Tyldum
com Benedicht Cumberbatch, Kiera Knightley
UK, Usa, 2015
durata, 113'
"Le persone che nessuno immagina possano far qualcosa, sono le sole che possono far cose che nessuno immagina".
THE IMITATION GAME
Questa la frase che a più riprese viene ripetuta in "The Imitation Game", biopic sulla vita e le gesta di un eroe di guerra purtroppo mai coronato dell'onore che gli spetta: Alan Turing. Si stima infatti che grazie alle sue scoperte il crittografo e matematico inglese, che durante la seconda guerra mondiale riuscì a decodificare i codici usati nelle comunicazioni tedesche, abbia salvato la vita a circa 14 milioni di persone e accorciato il conflitto di due anni.
Peccato che la scelta del tema (alla regia Morten Tyldum) non spicchi proprio per originalità, ma si collochi piuttosto sull'onda della "moda Turing": un fenomeno sociale che negli ultimi anni  ha alimentato la produzione di film e libri su questo grande personaggio — fino a due decadi fa nel dimenticatoio collettivo—, tanto da rendere necessario il mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa pubblicamente reso nel 2009 dal primo ministro inglese Gordon Brown e solo successivamente dalla regina Elisabetta.
Infatti, nonostante l'inclassificabile genialità, Turing è stato un milite dimenticato, e la sua omosessualità ebbe la meglio sui tanti meriti di cui sarebbe dovuto essere stato insignito, tanto che nel 1951 il governo lo sottopose ad una pesante terapia ormonale che lo avrebbe condotto all'evirazione. Il suicidio di Turing è forse l'unica cosa che tutti conoscono, dopo che Steve Jobs prese la mela con cui il matematico si procurò la morte, quale simbolo del suo celebre marchio.
Utilizzare le estreme difficoltà relazionali di Turing —nel film brillantemente interpretato da Benedict Cumberbatch— sarebbe stato un ottimo espediente narrativo per mostrare la grande umanità di una persona che, sebbene trovasse difficile mostrarsi e aprirsi, era comunque capace di una profondità fuori dal comune e di una bontà d'animo che lo portarono a rispettare ogni sorta di orientamento e preferenza.

THE IMITATION GAMECiononostante, una sceneggiatura straripante di trivialità e soliloqui degni di una soap opera non è stata in grado di reggere la complessità del genio, finendo per fornire un ritratto fuorviante di Turing, nel film isolato e malvoluto a causa di un (presunto) Asparger. La storia segue tre piani temporali differenti ma tuttavia ben legati —la giovinezza al college, il lavoro per il governo inglese a Bletchley Park e gli anni finali a Wimslow e Manchaster —, che donano una certa coesione a una vita formidabile e caleidoscopica.
Questa scelta stilistica-temporale conduce però a esiti infausti, da far accapponare la pelle a chiunque abbia un minimo di conoscenze di logica, matematica o filosofia. Spesse volte infatti, idee, concetti e scoperte vengono confuse senza alcun rispetto per la realtà degli avvenimenti storici. Fra questi, la scelta più opinabile è stata quella di far credere all'ignaro spettatore che la celebre macchina universale (ormai nota e studiata come "macchina di Turing") e la Bomba —nel film chiamata "Enigma"— il dispositivo di decrittamento inglese, siano la stessa cosa.
 

THE IMITATION GAME Riconosciuti questi errori, resta comunque lodevole il tentativo di mostrare al grande pubblico la nascita dell'intelligenza artificiale, figlia della mente umana ma a essa enormemente superiore. Il tutto viene narrato con ironia e sarcasmo grazie a un cast eccezionale (Keira Knightley, Matthew Goode, Charles Dance, Mark Strong), capace di stemperare la brutalità della franchezza del protagonista.
Come velatamente mostrato nel film, la laicità intellettuale di Turing cozza con due fra i problemi socialmente più rilevanti degli anni Cinquanta nel Regno Unito: l'omosessualità e il segreto di stato, che impedì al mondo intero di conoscere i meriti del matematico per cinquant'anni. In questo senso appropriata è la scenografia, le cui tinte fredde si fanno portavoce del disagio del protagonista e della chiusura mentale dell'Inghilterra del tempo. Un qual senso di speranza e fiducia viene reso, oltre che dai briosi movimenti della macchina, anche dalla colonna sonora di Alexandre Desplate, basata prevalentemente su archi e piano, che ammorbidisce e addolcisce l'atmosfera.

Erica Belluzzi

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