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The Next Three Days

Creato il 11 aprile 2011 da Robomana
The Next Three DaysThe Next Three Days, ovvero come il cinema di genere cerchi di sopravvivere a se stesso. Non c'è molto da dire oltre a ciò che si vede, tutto si muove per tornare al posto che gli spetta. Che il film sia un remake non fa che confermare la meccanicità dell'operazione di Haggis, così elementare ed evidente da dare un senso - per quanto labile - al fatto che il modesto autore di Crash e Nella valle di Elah abbia voluto rinunciare al suo status artistico per girare un thriller d'azione. The Next Three Days mette in scena un sogno impossibile che solo il cinema (di genere) può realizzare: il sogno vecchio come Hollywood che l'ordine delle cose possa essere ristabilito dalla narrazione: dalle tappe di un racconto costruito come una corsa a ostacoli con traguardo a vista e dall'immaginazione stessa del suo protagonista, che predispone il piano per liberare la moglie di prigione come una trama che si dispiega e fa coincidere i piani. Ogni passo che John Brennan compie per arrivare al giorno fatidico della liberazione è un pezzo che costruisce un quadro generale infallibile, un percorso segnato, come indica il conto alla rovescia del titolo, che porta allo zero, alla fine del disordine, a un nuovo inizio.
Non c'è fuga vera e propria, ma solo gli spazi vuoti da riempire di un mondo predisposto: per liberare una donna, per impossessarsi nuovamente della propria vita, per confermare a se stessi di essere nel giusto (John non dubita per un solo istante dell'innocenza della moglie, sono gli altri a farlo per lui), per tornare a credere nell'equilibrio del cinema e nella sua palingenesi del quotidiano.
Sarò per questo, perché in fondo è un film rassicurante, che The Next Three Days è stato il più visto del weekend, con un milione di euro incassati alla prima uscita. Il cinema americano ha bisogno di sapere che può ancora essere quello di una volta: e a giudicare dalla reazione del pubblico questa volta il messaggio è (per loro) rassicurante.

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