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The Point of No Return

Creato il 24 ottobre 2013 da Fugadeitalenti

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Condivido e sottoscrivo parola per parola l’articolo di oggi di Beppe Severgnini sul Corriere della Sera (clicca qui per l’articolo sul sito). Non ha bisogno di commenti:

“Cielo grigio, prati verdi, ragazzi che studiano dietro i vetri bagnati. “Italian Studies at Oxford” (Iso) mi ha chiesto di spiegare la politica italiana, lunedì a Pembroke College, e ho tessuto l’elogio di Empy e Dudù. In questa fantasmagorica confusione, sono gli unici ad aver mantenuto la testa sulle spalle (zampe?), senza lasciarsi andare a comportamenti riprovevoli o commenti inopportuni.

Uno vorrebbe poter dire, all’estero, che la società italiana ha capito la gravità del momento, che siamo pronti alla riscossa: ma come si fa? Che stranezza uno sciopero di quattro ore, neanche fossimo nel 1983. Che assurdità tre mesi di discussioni sulla decadenza di un protagonista di ieri, già decaduto nei fatti e nella considerazione del mondo. Che follia tre partiti di governo spaccati all’interno e litigiosi tra loro. Che vergogna la cagnara in Parlamento e in televisione. Che malinconia Mario Monti pieno di malumori e rimpianti. Che tristezza Enrico Letta costretto a scegliere il minimo denominatore.

Anche per questo – anche perché la macchina italiana è inceppata – Oxford è piena di giovani connazionali. Come ogni posto interessante del mondo. Abbiamo esportato 380.000 laureati in dieci anni, ne abbiamo importati 55mila: non è uno scambio, è una fuga. E’ italiano Ferdinando Giugliano, PhD in economia, a ventotto anni già editorialista del “Financial Times”. E’ italiano Emilio Bonfiglio, classe 1980, figlio di un maresciallo della scorta di Borsellino: traduce dal greco in antico armeno, siriaco e latino. Sono italiani Clara e Filippo, Marco e Caterina. Provo a convincerli che in Italia non tutto è perduto. Ma è dura: non sono nemmeno arrabbiati, sono rassegnati.

Mi dice Sir Ivor Roberts, ex ambasciatore britannico a Roma, dal 2006 presidente di Trinity College: metà dei nuovi lettori (lecturers) sono italiani. E’ italiano il docente di letteratura inglese, Stefano Evangelista. E’ italiano, di Padova, il professore d’inglese di Eton – neo-housemaster, novello papà – Marco Liviero. Insegnare lingua inglese a Eton e Oxford è come dirigere il samba al carnevale di Rio.  Chi ci riesce? Gli italiani.

Ho contributo alla legge “Controesodo” (2010), che prevede vantaggi fiscali per chi torna: ha funzionato (circa 4.000 rientri), non come avremmo sperato. Apprezzo La Fonderia dei Talenti, Italents, Meetalents. So che alcune regioni ci provano: WelcomeTalentBusiness (Lombardia), Brain Back (Umbria), Master and Back (Sardegna). Ho la sensazione, tuttavia, che questi sforzi serviranno a poco, se non cambia il clima civile, politico ed economico in Italia: più serietà, meno imbrogli, più soldi. Ne scrivo da anni, e temo di non sbagliarmi: siamo al punto di non ritorno. In ogni senso”.

BEPPE SEVERGNINI

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