USCITA CINEMA: 25/10/2012
GENERE: Horror, Thriller
REGIA: Ole Bornedal
SCENEGGIATURA: Juliet Snowden, Stiles White
ATTORI: Jeffrey Dean Morgan, Kyra Sedgwick, Madison Davenport, Natasha Calis, Agam Darshi, Grant Show, Rob LaBelle, Quinn Lord, John Cassini, Nana Gbewonyo, Erin Simms.
FOTOGRAFIA: Dan Laustsen
MONTAGGIO: Eric L. Beason
MUSICHE: Anton Sanko
PRODUZIONE: Ghost House Pictures, North Box Productions
DISTRIBUZIONE: M2 Pictures
PAESE: USA 2012
DURATA: 92 Min
FORMATO: Colore
VISTO CENSURA: VM14
Trama:
Per la famiglia Brenek la discesa nel terrore inizia al tipico mercatino domenicale di quartiere. Il neo-divorziato Clyde (Jeffrey Dean Morgan), sta ancora abituandosi alla sua nuova vita senza l'ex moglie Stephanie (Kyra Sedgwick) e non vede motivo di allarme quando la loro figlia minore Em (Natasha Calis) è attratta da una misteriosa scatoletta con delle indecifrabili inscrizioni e decide di acquistarla. Ma appena lo fa, cominciano a verificarsi degli avvenimenti inquietanti. Em è sempre più ossessionata dalla scatoletta, al punto di portarla con se ovunque. Comincia a comportarsi in modo sempre più oscuro e pericoloso. Ma, per quanto ci provi, Clyde non riesce a separare la figlia dalla scatola, neanche quando Stephanie si convince che l'oggetto la stia facendo impazzire….
Commento:
Trainato dalla immancabile espressione pubblicitaria “Tratto da una Storia vera”, non è altro che il solito film demoniaco basato sulla possessione. Parenti dementi, soprattutto la madre, che ci mettono 29 giorni per notare un cambiamento radicale di una bambina che da amabile diventa un mostro. Nessuno nota un vecchio anello alla sua mano con tanto di perenne livido nero intorno. Come potrete comprendere anche da soli narrativamente parlando non c’è nulla di nuovo e di sconvolgente. Tematiche e situazioni viste e riviste anche in questi ultimi anni e affrontate con classe dal nostro cinema del passato. Non è certo la carenza di originalità che rovina palesemente questo film. Manca l’adrenalina, la suspense, è tutto telefonato. Le parti migliori vengono mostrate nell'ottimo trailer promozionale. Il resto del lungometraggio è una lunga rincorsa verso un baratro senza fine.
Situazioni ripetute allo sfinimento con questa scatola trascinata in lungo e in largo come un pacco postale senza indirizzo, questo perché nessuno dei malcapitati conosce la lingua ebraica. Il padre si prende una forchettata (come Pozzetto in “Un Povero Ricco”), si ritrova la casa piena di falene e dopo settimane ancora non capisce che sua figlia è posseduta come Lino Banfi in “L’Esorciccio”. Conti alla mano è un film deludente. Peccato perché qualche trovata interessante è presente, alcuni effetti speciali e la piccola e brava protagonista Natasha Calis, unica nota lieta di un cast sottotono. L’idea di portare alla conoscenza di tutti una presenza come il Dybbuq, spirito maligno della tradizione ebraica diventa in fine solo un compendio di luoghi comuni del genere.
Quasi comica la rappresentazione finale dello spirito maligno che viene delineato simile ad un Gollum ubriaco o sotto acidi. Il finale ad effetto che comprende anche la famigliola felice conferma di aver solo perso 1 ora e 31 minuti del proprio tempo. Consigliato agli accaniti amanti della paura al più economico passaggio televisivo. Un triste ritorno al cinema per il regista danese Ole Bornedal dal quale oggettivamente ci aspettava di più. Vecchio Sam (Raimi) credo sia meglio investire le proprie risorse economiche e non di produttore in qualcosa di più originale e sensato.
Pro.
- La piccola protagonista.
Contro.
- Le idee sono rimaste chiuse nella scatola protagonista del film.