Magazine Diario personale
“Le persone che hanno subito un danno sono pericolose”, questa la citazione della Hart che Anna ha trascritto sul suo profilo twitter ed è la stessa che, più o meno ogni due/tre settimane, posta come stato su Facebook. Anna ha profili da cinica in bianco e nero. Accarezza un’idea di maschio poco praticabile e difficilmente raggiungibile se non mettendone un paio assieme. Ha avuto poche storie vere e tutte importanti, tutte a distanza e tutte così mentali che di quegli uomini ricorda a malapena la voce. Sicuramente devono avere una bella testa!, si ostina a dichiarare ogni volta che lamenta la mancanza di “materia prima” durante le serate tra amiche, quando attorno a un tavolo e tra non poche bottiglie di vino elencano, raccontano, disfano e sezionano le numerose storie passate e del momento. Ogni volta però, tra esplosivi “lo amo” e depressi “lo detesto”, si accordano sull’idea che i maschi non sono più quelli di una volta.
Anna la sua faccia ce la mette tutta on line. E per il fatto che è un’attrice, o quantomeno è arrivata a Roma con questo sogno, si permette il lusso di personificare certi stereotipi così amati dai registi nostrani, quelli che una volta indossati, difficilmente riuscirà a scrollarsi di dosso. Rassegnata a ruoli drammatici tra Strindberg, Wedekind e Ibsen, Anna si è messa comoda in quel ruolo di quella velatamente vendicativa, piena di eccessi –bere, fumo e sesso-, incline all’amore masochista e un po’ lacrimoso.
Vecchi attori ormai inabili a qualsiasi uso, a parte quello di farle conoscere registi, sono tra i suoi carnefici preferiti. Spera anche di sposarne uno, chissà, un giorno. Pensa che senza sesso, che viene a noia, potrà contare su una buona eredità o almeno una buona pensione di reversibilità. Ma lei questo calcolo lo fa sottovoce, perché di tanto in tanto le sfugge, ma lo mette via in fretta, come i preservativi usati con i coetanei e sparsi ovunque in camera da letto. Comunque, grazie a FB può evitare di dover andare in teatro a stanarli, star lì a far “anticamerino” per un’ora, dover spendere i soldi per andare a cena, disperdere le competitor dando loro l’indirizzo sbagliato del ristorante e dare spintoni per accaparrarsi il posto accanto al primo attore.
Oggi, grazie alle tecnologie, cui anche i più tradizionalisti frequentatori di palcoscenici si sono piegati, Anna riesce a fare centro anche due volte l’anno. Certo non fa mai i conti con la propensione alla caccia, che l’anziano munito di Viagra e Cialis, ancora conserva. Anna è giovane, non è in grado di mettere in conto, che nemmeno troppo in fondo certi uomini sono difficili da manipolare e che di certo non sono on line per trovare la perfetta Isabelle o Desdemona. Ma sarà per quell’odore di teatro che gli si è attaccato alla pelle, per il loro modo di guardare –così diretto da uccidere al primo assaggio-, per la voce, che poi dimentica, ma che fa tanto Jago e Hamlet, che Anna, nonostante il cinismo esposto in foto e sulla bacheca, ci casca sempre.
Perché s’immedesima talmente nella parte che finisce per crederci fino in fondo. Sui social media poi, i vecchi attori sono irresistibili. Ora dotati di portatile, gli attempati intellettuali della prosa chattano che è una bellezza, un po’ lenti nel digitare ma corposi, come il buon vino invecchiato. Tirano fuori, nel bel mezzo della notte, e magari un po’ brilli, vecchie foto dei trionfi giovanili e lunghi monologhi, che pazientemente hanno trascritto per lei, che di là dal monitor, in pigiama e niente affatto felice di dover perdere sonno, legge o ascolta su skype.
La domanda di ricevere la solita robina in più, la richiesta piccante ci sta tutta, non appartiene più solo all’impiegato libero dal controllo della moglie ma anche a loro, i libertini in estinzione, gli attori con la “A” maiuscola che ancora si ostinano a vivere senza televisore e a mangiare solo cibo biologico. Certi tizi che sanno di vecchia colonia inglese e di cuoio e dai capelli radi ma ostinatamente tinti, ci vanno a nozze con la tecnologia, sprizzano poesia da tutti i pori e dietro ogni icona trovano una sorpresa. E Anna, bruna magrolina dallo sguardo azzurro, tra le tante è la più generosa.
Finora non è riuscita a ottenere granché. Qualche provino, sì, una buona scrittura, no. Si sbatte ogni giorno dietro il bancone del bar, rincorre turni di doppiaggio piegandosi a umilianti “brusii”, e rincorre la sua fortuna sul web. Lei ci crede veramente nel suo futuro da attrice, ancora non sa che i suoi anni migliori passeranno in un soffio e che così, se non farà i conti con una vera storia, da quel “danno” non guarirà mai più.
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