Devastante, ambientalista, senza speranza, filosofico, scegliete voi l’aggettivo che più vi aggrada da abbinare a The Road.
John Hillcoat ha girato una pellicola davvero cruda e desolata, indovinando un protagonista come Viggo Mortensen perfettamente a suo agio nel ruolo.
Il mondo è ridotto ad un pianeta ormai quasi senza vita.
Continue eruzioni vulcaniche (sembra questa la causa di tutto) hanno lentamente ridotto il pianeta ad una distesa di cenere e di legna bruciata.
Niente più campi coltivati, niente vegetazione e niente animali. Nessuno è sopravvissuto agli anni di nulla.
Per il pianeta si aggirano solo singoli o piccoli gruppi di uomini alla ricerca di vecchio cibo in scatola.
Tra questi ci sono un padre ed un figlio che cercano di dirigersi a sud sperando di trovare una situazione migliore.
Nel loro viaggio devono affrontare difficoltà di ogni genere a partire dalla propria mancanza di speranza.
Pazzesco il panorama che The Road ci presenta.
Il mondo è una distesa sconfinata di cenere e alberi bruciati.
Capiamo che la situazione è in evoluzione da anni e vediamo gli ultimi focolari di vita spegnersi.
Quello che più colpisce è il cielo costantemente e totalmente grigio, una nuvola di cenere vulcanica che avvolge tutto (sembra quasi che il film sia stato girato dopo il disastro islandese).
Una serie di flashback sulla vita dei due ci fanno comprendere come si è arrivati alla situazione, soprattutto alla situazione psicologica che coinvolge tutti.
Il mondo è ormai senza risorse e per molti il suicidio sembra l’unica soluzione per evitare una lenta agonia per fame, la stessa strada che sembra aver intrapreso la madre del ragazzo (una Charlize Theron splendida anche nelle condizioni estreme in cui si trova).
L’altro problema grave è il cannibalismo cui alcuni gruppi hanno deciso di dedicarsi riconoscendolo come unica strada per la sopravvivenza.
E da qui parte una lunga riflessione filosofica.
Mortensen cerca di difendere il figlio e di farlo sopravvivere a tutto, ma la completa mancanza di speranza per il futuro ci fa pensare più volte che non sia la soluzione giusta.
Un inutile aggrapparsi alla vita, che poi è solo sopravvivenza.
Giusto fare di tutto per mantenere accesa una non vita o è più umano rassegnarsi e spegnersi dignitosamente?
Lungi da me darvi una risposta al quesito, ma nel film il dilemma viene riproposto più volte.
Un plauso ancora a Viggo Mortensen che regge praticamente da solo per tutto il film, così come al piccolo Kodi Smit, il cui personaggio sembra essere l’unico a mantenere un briciolo di umanità in un mondo irriconoscibile.
In definitiva di speranza in questa pellicola ce n’è davvero poca anche se un filo di luce si apre sulla sequenza conclusiva… ma proprio un filino, facile che da lì a pochi minuti torni a regnare il buio.