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In un certo qual modo, nemmeno Facebook fa eccezione a tal principio. Il social network più famoso al mondo nacque prima di tutto con il preciso intento di capire se una ragazza fosse libera o impegnata, prima di corteggiarla. Mark Zuckerberg lo sapeva bene, nel 2004. E il film che parla di lui lo racconta molto dettagliatamente. Ma è possibile arrivare a 500 milioni di amicizie senza farsi nemmeno un nemico? Non proprio, come recita la locandina di The social network. In realtà Mark Zuckerberg, il papà di Facebook, di nemici se n'è fatti tanti. Persino troppi. Scaricato dalla ragazza per via del suo comportamento algido e antisociale, avversato dalle confraternite più esclusive del college, chiuso nella sua egocentrica superiorità intellettuale il giovane nerd - complice una birra di troppo - la sera dell'abbandono decide di vendicarsi della sua compagna sparlandone sul blog e di rubare dai server in teoria inacessibili tutte le foto delle studentesse per dare vita a un contest in rete cui tutti possano partecipare cliccando sulle immagini e votando l'aspetto delle ragazze. Nel giro di poco, le visite al sito aumentano vertiginosamente e il sistema informatico di Harvard va in crash. Zuckerberg subisce un processo accademico e viene multato per aver violato il sistema di sicurezza, ma ormai il miracolo della geniale intuizione ha avviato il suo meccanismo e il suo nome è sulla bocca di tutti, compresi quei ragazzi che prima si limitavano a guardarlo dall'alto in basso e che ora lo vogliono per sviluppare ambiziosi progetti informatici.
Anche due aitanti gemelli canoisti, così diversi e lontani da lui tutto cervello e calcolo, vogliono valersi della sua collaborazione per Harvard.edu, un portale che permetterà a tutti gli alunni di interagire tra loro. Mark promette loro un aiuto grafico ma poi ruba loro l'idea, l'amplia con l'aiuto del compagno di stanza e si rende irreperibile per mesi lavorando in gran segreto. I due fratelli, coalizzati con un'altro compagno, lo citeranno per furto di proprietà intellettuale calpestando i principi del ruolo da "gentiluomini" che la prestigiosa uniforme collegiale impone loro. E ben presto, a essi si aggiungerà anche il complice di Mark, da lui defraudato nei meriti e negli incarichi.
Così nacque Facebook, da una ripicca d'amore abbinata ad un tentativo di fare nella vita virtuale ciò che non riusciva bene in quella reale: socializzare.
Jesse Eisenberg dà volto inespressivo (e mani febbricitanti) al protagonista di questa piccola ricostruzione storica che avviene proprio a tavolino, non solo per esigenze di desktop ma proprio perchè tutta la vicenda trattata nel film è gestita dalle parole degli avvocati riuniti intorno ad una tavola rotonda con i loro clienti. In una specie di litisconsorzio necessario, i litiganti si ritrovano a discutere con i loro legali quale sia il merito di ciascuno - e il conseguente riconoscimento - nell' aver ideato e sviluppato il social network.
Justin Timberlake non è in sala. Quando inizia la causa legale lui è già uscito di scena, e pur tuttavia il suo mefistofelico personaggio ha già fatto la sua parte mettendosi di traverso al film e alla profonda amicizia che legava Mark e il compagno di stanza Eduardo, facendola sgretolare miseramente per l'amore degli affari e del miraggio di soldi e sesso facili. Mark Zuckerberg è billionario. Ha 500 milioni di amici. E' il padre ufficiale di Facebook. Ma in fondo resta pur sempre un dork, uno sfigato, un disadattato che non riesce a raggiungere la felicità perchè incapace di condividere e brevettare con gli altri i suoi traguardi. Gli altri che in fondo restano per lui 500 milioni di nemici.
The Social Network invece è un documentario senz'anima, con atmosfere da tocco e toga e con filosofie che di amicale hanno ben poco. Ma è una pellicola che descrive fedelmente il connubio tra ambizioni e solitudini e che spiega, come mai era stato fatto prima, perchè oggi molti faccialibristi scambino la propria bacheca per una dimensione esistenziale, preferendo apparire piuttosto che essere.
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