Il 16 ottobre in parlamento, l'onorevole Franco Barbato dell'Idv ha chiuso il suo intervento ribadendo che se gente come Formigoni e Scopelliti vogliono scendere ancora nel campo della politica lui li manderebbe "nei campi di concentramento". Fra l'altro proprio il 16 ottobre era l'anniversario del rastrellamento del Ghetto di Roma, quando oltre 1000 ebrei furono presi dalle loro case e deportati. Oggi Beppe Grillo afferma che Renzi soffre di invidia penis perché vorrebbe essere il M5s. Nonostante il latino si tratta sempre di citazioni di bieco maschilismo, tipico dei gabinetti di bar, che a me francamente ricorda molto il Bossi di una volta, poi quando si dice il M5s va a prendere i voti della Lega si viene additati quasi come difensori della casta. Sta di fatto che il linguaggio dei 140 caratteri sta contagiando le dichiarazioni politiche. E' indubbio che il tasso di comunicazioni populista sia in ascesa fortissima e già da qualche anno, ma la frequentazione con le modalità veloci di Twitter sta lasciando segni profondi. Stiamo vivendo una campagna elettorale molto dura e che iniziata già da molto tempo, troppo tempo, stiamo vivendo una fase di linguaggio tossico di cui si fatica a vedere le traiettorie.
Lovink affronta il tema dei commenti sui social puntando il focus su come gli utenti rimangano nella sfera del linguaggio basso, nell'organizzazione non del dissenso, piuttosto della rabbia, della reazione e del risentimento. In realtà quello che si vuole è produrre un effetto. Alcuni lo utilizzano come strategia per acquistare follower, aumentare il proprio buzz in modo che la loro visibilità aumenti, senza preoccuparsi degli effetti a lungo termine, primo fra tutti l'inquinamento psichico.
Un paio di volte mi sono trovato a discutere con Giovanni Scrofani di questo tema, vi segnalo un suo post importante, L'Estate della Cultura Tossica, proprio sui marcatori tossici della cultura e di come questo fenomeno si stia allargando. Non cerco colpevoli, perché non ci sono colpe, ci sono fenonemi che si stanno accelerando e qui l'influenza del digitale ha un effetto profondo sulla nostra sfera del comportamento, ma c'è sicuramente una questione più importante: "l'ordine del discorso", per dirla con Foucault, sta cambiando alla radici, fino alla nostre sinapsi, figuriamoci ai comportamenti. Le parole e i discorsi si stanno reificando e forse non siamo ancora pronti per interagire con questi oggetti tossici. Di questo ne parleremo nella seconda parte di questo post.
Simone Corami | @psymonic
The Toxic Twitter
Despite the billion users of Facebook, Twitter is registering an increase that is much stronger than Zuck's social. Italy doesn't stand behind: even our politicians are adopting the tweeting network in mass and use it much more than they use their Facebook accounts. The results are seldom positive, by presence, modality and interactions, but we're assisting to a decline of language that is starting to be worrying, also because the decline is leaking from the social spaces to the real world.
On the 16th of October, Franco Barbato of IDV has closed his speech in Parliament reminding that if people like Formigoni and Scopelliti want to still be in politics, he would send them to concentration camps. By the way the 16th of October was the anniversary of the Rome Ghetto round-up, when more than 1000 Jews were taken from their homes and deported. Today Beppe Grillo states that Renzi suffers from invidia penis because he would like to be the M5S. In spite of the latin, we're talking about maschilism infused quotes, typical of bar bathrooms, which frankly reminds me of Bossi a few years ago, then when you say that M5S takes the Lega votes, then you're looked at as if you were the defensor of the chaste.
The point is that the language of 140 characters is infecting political declarations. It is beyond doubt that the populist number of communications is in strong growth in the last few years, but the frequentation with the fast modalities of Twitter is leaving profound marks. We're living a very tough elections campaign that has lasted a long time, too long, we're living a phase of toxic language that we have a few difficulties to decipher in terms of trajectories.
Lovink faces the topic of comments on social networks by shifting the focus on how the users remain in the sphere of low language, in the organization not of dissent, but of anger, reaction and resentment. In reality what you want to produce is an effect. Some use it as a strategy to acquire followers, increase the buzz so that their visibility increases, without worrying about long term effects, first of all psychic pollution.
A few times I found myself talking about this topic with Giovanni Scrofani, I would like to point out one of his posts, "The Summer of Toxic Culture", exactly on the toxic markers of culture and how this phenomenon is getting wider. I'm not looking for the guilty, because there is no guilt, there are phenomena that are accelerating and here the influence of digital has a profound effect on our sphere of behavior, but there's surely a more important matter: "the order of the speech", to say it like Foucault, is changing at its roots, in our synapses, let alone the behavior. Words and speeches are changing, and perhaps we're not ready to deal with these toxic objects. Of this matter we will talk about in the second part of this post.
Simone Corami | @psymonic