La Sala ha nome pretenzioso ma è molto bella, ha un ottimo video e un sonoro perfetto, non ci sono molto abituato. Quando arrivo si respira aria di grande evento, molti posti sono occupati da uomini e donne dall'età media piuttosto alta (normale) che parlottano eccitati, vincono i toni del beige e il look da sabato sera della bella borghesia (con qualche eccezione). Appena inizia il film, silenzio, immediato e totale, concentrato, devoto. Sulle prime immagini, meravigliose e straordinariamente nitide, e le poche laconiche parole entra un gruppetto di amici ritardatari. Saranno cinque o sei e, una volta alle mie spalle, cominciano ad accordarsi sulla distribuzione nei pochi posti rimasti. Intorno a me regna un silenzio ortodosso, con l'eccezione dei suddetti amici che, comunque, nessuno sembra notare. Certo che Sean Penn è sempre bravo, risulta appropriato in qualunque ruolo, la sua figura perennemente stropicciata si sposa a meraviglia con i personaggi in cui si cala, con questo poi che si muove attonito tra case asettiche e formicai umani perfettamente simmetrici calza a pennello. La camera è sempre dietro e di lato, dal basso verso l'alto indugia su vetrate, cupole, girasoli, geyser, acqua, tantissima acqua: cascate, mari in tempesta, mari calmi, fiumi e stagni, acqua che lava piedi e bagna ragazzini ridenti. Brad Pitt invece è sempre lui: Brad Pitt che interpreta strani casi o Brad Pitt statuario anarchicico in proiezione, Brad Pitt-morte in vacanza o Brad Pitt allevato dai pellerossa oppure ragazzotto recluso in Tibet. Sempre la sua mascella volitiva e la sua bellezza ottusamente perfetta, secondo me sono diverse le rappresentanti del gentil sesso che si aspettano di venir presentate di nuovo a Joe Black. Poi Big Bang, fiumi di lava e dinosauri incredibilmente antropizzati. Madonna che silenzio e che sete! però fa fresco, si sta bene qui dentro, dietro di me uno degli amici di prima dorme, qualche posto più in là facce sperdute, io nel frattempo mi distraggo mannaggia, però pure il film si sta ripetendo un po' troppo. Certo la classica ci sta sempre bene, Brahms poi, ma i figli non erano tre? Uno è morto, l'altro (il maggiore?) è Penn, e l'ultimo? Dieci minuti di finale, sempre uguale, con tutta questa gente che cammina, guarda di qua e di là, si sfiora, dove l'avranno girato in una salina o in Islanda. Come la grande poesia non vuole domande, non devi fare domande, come la grande poesia io non la capisco, o la banalizzo forse. La devozione di prima è diventata tesa attesa: le luci non si sono ancora riaccese e più della metà della sala si è svuotata, gli occhi perplessi di prima sono diventato piedi e corpi che mi passano sopra, mi calpestano in file di seggiolini evidentemente troppo serrati per permettere un'uscita ma loro la esigono, questa è una fuga fatta e finita! Dietro di me, il dormiente ha ripreso conoscenza e dice, oppure è il suo amico, "andiamocene via velocemente, prima che ricomincia (traduzione dal dialetto)". Lezione di cinema.
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La Sala ha nome pretenzioso ma è molto bella, ha un ottimo video e un sonoro perfetto, non ci sono molto abituato. Quando arrivo si respira aria di grande evento, molti posti sono occupati da uomini e donne dall'età media piuttosto alta (normale) che parlottano eccitati, vincono i toni del beige e il look da sabato sera della bella borghesia (con qualche eccezione). Appena inizia il film, silenzio, immediato e totale, concentrato, devoto. Sulle prime immagini, meravigliose e straordinariamente nitide, e le poche laconiche parole entra un gruppetto di amici ritardatari. Saranno cinque o sei e, una volta alle mie spalle, cominciano ad accordarsi sulla distribuzione nei pochi posti rimasti. Intorno a me regna un silenzio ortodosso, con l'eccezione dei suddetti amici che, comunque, nessuno sembra notare. Certo che Sean Penn è sempre bravo, risulta appropriato in qualunque ruolo, la sua figura perennemente stropicciata si sposa a meraviglia con i personaggi in cui si cala, con questo poi che si muove attonito tra case asettiche e formicai umani perfettamente simmetrici calza a pennello. La camera è sempre dietro e di lato, dal basso verso l'alto indugia su vetrate, cupole, girasoli, geyser, acqua, tantissima acqua: cascate, mari in tempesta, mari calmi, fiumi e stagni, acqua che lava piedi e bagna ragazzini ridenti. Brad Pitt invece è sempre lui: Brad Pitt che interpreta strani casi o Brad Pitt statuario anarchicico in proiezione, Brad Pitt-morte in vacanza o Brad Pitt allevato dai pellerossa oppure ragazzotto recluso in Tibet. Sempre la sua mascella volitiva e la sua bellezza ottusamente perfetta, secondo me sono diverse le rappresentanti del gentil sesso che si aspettano di venir presentate di nuovo a Joe Black. Poi Big Bang, fiumi di lava e dinosauri incredibilmente antropizzati. Madonna che silenzio e che sete! però fa fresco, si sta bene qui dentro, dietro di me uno degli amici di prima dorme, qualche posto più in là facce sperdute, io nel frattempo mi distraggo mannaggia, però pure il film si sta ripetendo un po' troppo. Certo la classica ci sta sempre bene, Brahms poi, ma i figli non erano tre? Uno è morto, l'altro (il maggiore?) è Penn, e l'ultimo? Dieci minuti di finale, sempre uguale, con tutta questa gente che cammina, guarda di qua e di là, si sfiora, dove l'avranno girato in una salina o in Islanda. Come la grande poesia non vuole domande, non devi fare domande, come la grande poesia io non la capisco, o la banalizzo forse. La devozione di prima è diventata tesa attesa: le luci non si sono ancora riaccese e più della metà della sala si è svuotata, gli occhi perplessi di prima sono diventato piedi e corpi che mi passano sopra, mi calpestano in file di seggiolini evidentemente troppo serrati per permettere un'uscita ma loro la esigono, questa è una fuga fatta e finita! Dietro di me, il dormiente ha ripreso conoscenza e dice, oppure è il suo amico, "andiamocene via velocemente, prima che ricomincia (traduzione dal dialetto)". Lezione di cinema.
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