I tabulati della loggia massonica Propaganda 2 vengono trovati nel marzo 1981 nella casa di Licio Gelli (ex fascista e repubblichino, collaboratore da sempre dei servizi segreti americani), durante le indagini giudiziarie sul caso Sindona. L'allora presidente del Consiglio, Forlani, si rifiutò di pubblicizzarli: fu la commissione parlamentare Sindona a farlo.
Gli iscritti alla P2 erano 953, ne mancavano 1650. Tutti avevano giurato fedeltà alla massoneria. Il governo Forlani fu costretto a dimettersi, sostituito dal governo Spadolini (1981).
Tra gli iscritti figuravano esponenti politici, giornalisti, autorità civili e militari (soprattutto dei servizi segreti), personaggi del mondo economico e dello spettacolo.
Fu approvata una legge che sancì lo scioglimento della P2 e il divieto di costituire associazioni segrete, soprattutto se a scopo eversivo, come appunto la P2.
La commissione parlamentare d'inchiesta che ha messo in luce l'attività eversiva della P2 era capeggiata dalla democristiana Tina Anselmi (1981-1984). La commissione non riuscirà a scoprire i referenti internazionali della loggia.
Gelli si era iscritto alla massoneria nel 1963 e tre anni dopo il gran maestro Giordano Gamberini l'aveva trasferito a dirigere la loggia Propaganda 2, di cui diventa "maestro venerabile" nel 1975.
La sua loggia ebbe una parte rilevante nel tentativo di colpo di stato del principe Julio Valerio Borghese nel 1970.
Ma la vera strategia della P2 è l'occupazione del sistema politico ed economico attraverso il controllo delle nomine di vertice, in funzione soprattutto anticomunista.
Licio Gelli investiva il denaro dei Corleonesi di Totò Riina nella banca dello IOR in Vaticano, ha detto il pentito Francesco Marino Mannoia.
Quando Gelli viene arrestato a Ginevra, dopo la scoperta dei tabulati, il suo ruolo viene assunto da Francesco Pazienza.
Gelli evade dal carcere di Ginevra nel 1983. Nel 1987 si presenta al palazzo di Giustizia di Ginevra e nel 1988 viene estradato in Italia. Rimane in carcere per due mesi, poi viene rilasciato per motivi di salute.
Quando nel 1988 viene emessa la sentenza sulla strage della stazione di Bologna, Gelli viene condannato a 10 anni per calunnia aggravata.
Di recente ha donato all’archivio di Stato pistoiese la parte “presentabile” dei suoi documenti storici e si è orientato verso posizioni di centro-sinistra.
Ha chiesto il ritiro di tutte le basi americane dall'Italia, il ritiro di tutti i nostri soldati dalle cosiddette "missioni di pace", la rinuncia del voto agli italiani all'estero.
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