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The walking dead – Cronaca di una morte annunciata

Creato il 06 novembre 2013 da Narratore @Narratore74

walking dead mainNon mi piace parlare di cose che non ho gradito. Suona sempre troppo facile, un po’ come sparare sulla croce rossa.
Ma stavolta diventa davvero difficile resistere.
Vuoi per il fatto che agli zombie ci tengo, sono le mie creature fantastiche preferite e vederli ridicolizzati mi fa sempre un po’ male al cuoricino. Vuoi per via del fumetto, che adoro, e stravolto in questo modo non riesco a mandarlo giù.
Insomma, vediamo di parlare un po’ di Walking Dead, la serie che pare conquistare milioni di telespettatori in tutto il mondo, senza nemmeno sapere il perché.

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Inizio subito col mettere in chiaro una questione, che poi è la più importante: in giro si trovano decine, forse centinaia di recensioni su questa serie e spesso, ma non ogni volta, è ribadito il concetto che “non si valuta il serial sulla base del fumetto”. Bene, io lo farò, invece.
Perché sono dell’idea che se si prende l’opera di qualcuno per farne una versione differente dall’originale, l’unica cosa che deve assolutamente essere presente è il rispetto verso quell’opera.
È imprescindibile, e non è possibile far finta di nulla.
Perché il fumetto di Kirkman è qualcosa di talmente cattivo, crudele, diretto e spietato, che diventa complicato non cercare quella stessa crudeltà nel serial.
E, ovviamente, nella serie questa cosa manca.
Del tutto…

Ci sono voluti quasi venti episodi, ma finalmente...

Ci sono voluti quasi venti episodi, ma finalmente…

Premetto che con la visione sono arrivato alla fine della terza serie. È stata dura, lasciatemelo dire. Una quarta è in trasmissione in questi giorni, la quinta già confermata, come se all’orrore non debba esserci fine.
Quello che ne ho raccolto sono immense sequenze inutili, in cui personaggi creati con lo scotch cercano di sembrare profondi facendo discorsi ovvi, ritriti e scontati.
Chi muore nel fumetto, nella serie vive e vegeta come niente fosse, mentre al contrario, chi dovrebbe essere vivo, qui muore.
E fin qui ci potrebbe anche stare, se non fosse che il resto degli eventi sono di una noia infinita, non portano a nulla e si finisce con lo sperare che dall’alto arrivi una bella bomba e metta fine alla sofferenza.
Perché Walking dead è così: persone che parlano, fanno cose, e si fanno ammazzare nei modi più stupidi che si possano vedere.

Vedete? Anche lui si arrende...

Vedete? Anche lui si arrende…

Il brutto è che ci avevo creduto, soprattutto dopo la prima stagione, non eccelsa ma ben al di sopra di quello che è arrivato dopo.
E alla fine, potevo anche comprendere che la violenza (fisica e psicologica) venisse edulcorata. Dai, gli zombie, in televisione, in prima serata… non avrei mai pensato di assistere alla crudezza eccelsa del fumetto, su questo sono d’accordo, ma nemmeno dover assistere ad una seconda stagione in cui non accade nulla per dodici episodi e poi, di punto in bianco, spuntano fuori zombie come se piovessero.
Il tutto, senza un apparente motivo.
E non basta il personaggio di Shane, qui ridotto ad un povero psicopatico geloso, a risollevare quello che è un finale pessimo.
Qui siamo sul baratro, e la terza stagione arriva in tempo per dare un bello spintone e mandare tutto in vacca.

La terza stagione… il Governatore…
Personaggio cattivo a livello genetico, che la prima volta che incontra Rick (almeno nel fumetto) gli taglia una mano e lo fa col sorriso sulle labbra.
Qui sembra un cagnolino ammaestrato che fa finta di fare il duro perché a scuola era vittima dei bulletti di turno.
Ma andiamo, va…
Ma non è solo lui che non regge, è tutto il plot narrativo che si perde via via che gli episodi scorrono, come se gli sceneggiatori non sapessero dove sbattere la testa per propinarci altre cavolate.
E dire che il materiale originale è lì, solo da prendere, utilizzare e trasformare in qualcosa di epico.
Non capirò mai.

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Ma, proviamo a salvare qualcosa, che almeno mi faccio scendere la bile.
Gli zombie sono ben fatti, almeno quelle rare volte che si vedono, e il make-up è ad alti livelli (eh, da qualche parte i soldi dovevano pure spenderli, no?).
Alcuni personaggi sono abbastanza interessanti, ma il livello di interessamento sfuma subito dopo la prima stagione, trasformando tutti in macchiette di se stessi.
Shane non è male, anche se il suo declino improponibile nella seconda stagione lo rende improbabile.
E Rick… quel Rick Grames che dovrebbe tenere le fila di tutto il contesto… va in giro, fa cose, vede gente e, spesso, causa la morte dei suoi compagni, per poi disperarsi e dare la colpa agli altri.
Ah, è vero, dovevo salvare qualcosa, scusate. Il fatto è che non ci riesco, parlare bene di Walking dead è come darsi una stilettata e poi sorridere.

Alla fine dei giochi rimane la delusione per l’occasione sprecata e la possibilità persa di vedere qualcosa di diverso in televisione.
E sarebbe bastato poco, davvero poco.
Invece…

E non dite che questa sigla sarebbe stata più appropriata!


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