commento di Elisabetta BartuccaSummary:
Un epico melò, un’avventura romantica alla ricerca di quel che rimane delle macerie della Grande Guerra tra l’Australia e Gallipoli in Turchia. Il debutto alla regia di Russell Crowe parte da qui, più precisamente dal romanzo di Andrew Anastasios, The Water Diviner, che l’attore neozelandese decide di adattare per il grande schermo e che nelle sale italiane arriverà l’8 gennaio 2015.
Protagonista della storia l’agricoltore e rabdomante Joshua Connor (Russell Crowe), che quattro anni dopo la battaglia di Gallipoli, durante la Prima Guerra Mondiale, si mette in cammino verso la Turchia sulle tracce dei tre figli dati per dispersi sul campo. Un viaggio di speranza e rinascita nel corso del quale Joshua dovrà affrontare gli ostacoli della burocrazia militare, la diffidenza e il senso di spaesamento generale in un paese dilaniato dal conflitto, aiutato prima dalla bellissima Ayshe (Olga Kurylenko), poi dall’ufficiale turco Hasan (Yilmaz Erdoğan) che ha combattuto contro i tre giovani.
Una storia che non avrebbe mai visto la luce se Anastasios non si fosse accidentalmente imbattuto durante un progetto di ricerca sulla storia australiana, nella lettera di Cyril Hughes, colonnello della Commissione Imperial War Graves, incaricato di ripristinare l’ordine nel campo abbandonato di Gallipoli, negli anni successivi alla fine della Guerra. Una frase di quella missiva bastò a colpire la sua attenzione: “Un vecchio è riuscito ad arrivare qui dall’Australia, per cercare la tomba di suo figlio.”
Fu questo il punto di partenza di The Water Diviner, girato prevalentemente in Australia: tre settimane di riprese tra gli studi cinematografici di Sidney e alcune vecchie zone della città e oltre un mese di ciak nel sud del continente australiano, tra la campagna e le coste, per le scene ambientate a Gallipoli e nella Turchia rurale.
Una sfida per l’intera troupe, soprattutto per le condizioni climatiche particolarmente ostili durante il periodo estivo.“Sapevamo che le riprese si sarebbero svolte in piena estate, ma un clima come quello, insolitamente afoso, no… – racconta il produttore Keith Rodger – Non ce lo saremmo aspettato. C’erano 49.5 gradi… Ricordo che un giorno dovevamo girare la scena di un agguato a un convoglio ferroviario. È una cosa molto difficile da fare, già in condizioni normali, figuriamoci in condizioni simili. La sicurezza personale viene prima di tutto. E per non farci mancare niente, per le scene della battaglia e delle trincee, ci aspettava il clima opposto: le piogge torrenziali ci hanno imposto uno stop”.
Ma questo non ha impedito a una parte della troupe e del cast di spostarsi in seguito ad Istanbul per girare alcune scene: così il Palazzo di Topkapi, le strette e affollate stradine della zona di Balat o la Moschea Blu sono diventate un set a cielo aperto. Un team di esperti in effetti speciali, compositori e ingegneri del suono hanno poi completato l’opera in fase di post produzione, affiancando l’equipe del montaggio.
di Elisabetta Bartucca per Oggialcinema.net