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The wedding: quarto capitolo online

Creato il 29 luglio 2010 da Alessandraz @RedazioneDiario
THE WEDDING di Beth Fantaskey
CAPITOLO 4
Il castello dei Vladescu poteva anche avermi intimidito per le sue vette vertiginose e la sua storia occulta e forse le mura di pietra potevano renderlo un luogo freddo e minaccioso, ma la sala che io e Lucius avevamo destinato alla cena pre-matrimoniale organizzata per gli amici e i parenti più stretti quella sera era avvolta in un’atmosfera intima e accogliente, mentre le persone che più amavo al mondo si riunivano intorno al favoloso tavolo di mogano, illuminato solo da quattro enormi candelabri in ferro battuto, ognuno con dozzine di lumicini che proiettavano sulle pareti della stanza un lieve e incerto bagliore.
Sebbene avessimo dovuto accogliere gli invitati insieme, Lucius era già arrivato da un po’ – noi eravamo in ritardo, grazie agli ultimi aggiustamenti di Mindy alle acconciature – e ci sorrise quando entrammo nella sala, venendoci incontro.
«Benvenute» ci disse mettendosi al mio fianco. Poi fece scivolare la sua mano nella mia e la strinse forte. Incrociò il mio sguardo e nei suoi occhi vidi il desiderio e l’amore che bramavo da sempre. «Sei bellissima stasera, Antanasia» disse apprezzando l’abito rosso che avevo deciso di indossare per l’occasione. Un abito lungo di seta con un intricato ricamo di brillanti Swarovski che impreziosiva il corpetto. Avevo scelto quell’abito non tanto per fare colpo su Lucius, quanto per rendere omaggio alla mia madre naturale, che notoriamente amava indossare il color cremisi.
«Ho sempre pensato che il rosso ti donasse» aggiunse, tornando a guardarmi negli occhi. Sebbene i suoi fossero terribilmente neri, riuscii ugualmente a scorgere in essi un caldo bagliore, così seppi di aver sortito l’effetto che desideravo. «Ma tanto,» continuò lui scherzando «mi piacevi anche con indosso la maglietta con i cavalli arabi!».
Ci scambiammo un sorriso complice al pensiero di quella maglietta su cui Lucius aveva tanto avuto da ridire in passato – la maglietta che indossavo la notte in cui tentò di sciogliere il patto e porre fine al nostro fidanzamento. Niente, però, riuscì a impedire il compiersi di un destino che tanto desideravamo…
Poi lui si chinò su di me prendendomi il mento fra le mani e, mentre mi baciava sulle labbra, il mio cuore iniziò a battere forte, come sempre accadeva quando mi toccava. Arrossii questa volta, perché i miei genitori erano presenti. Non molto tempo prima mi ero sentita mortificata per il semplice fatto di esser stata sorpresa con Lucius sotto il portico, proprio mentre eravamo sul punto di baciarci. Quando ci allontanammo, lanciai subito uno sguardo a mamma e papà, per accertarmi che la mia improvvisa emancipazione – il fatto di baciare un ragazzo… un uomo… in pubblico sebbene in modo del tutto pudico e dolce – non li avesse sconvolti.
Quando incrociai il loro sguardo, però, non fu facile interpretare le loro espressioni. Allora guardai Mindy e, per la seconda volta quel giorno, mi sembrò di scorgere invidia nei suoi occhi. In fin dei conti aveva una cotta per Lucius all’inizio, prima di venire a conoscenza dei sentimenti che nutrivo per lui…
«Ned, Dara – che piacere vedervi» disse Lucius, interrompendo le mie supposizioni. Mi lasciò la mano per correre ad abbracciare i miei genitori. «Benvenuti nella mia casa». «Il piacere è nostro, Lucius» disse mamma, chiudendo gli occhi e stringendolo forte a sé, come solo una mamma sa fare. «Ci sei mancato».
Rimasero stretti l’uno all’altra abbastanza a lungo da farmi capire che anche il mio futuro marito aveva sentito la mancanza di mia madre. Il fatto stesso che non le rispose immediatamente, mi fece pensare che Lucius, orfano di madre, stesse gustando ogni istante di quell’abbraccio materno o che fosse troppo vicino a perdere il suo solito contegno per parlare. Durante il breve periodo in cui avevano vissuto insieme nella nostra casa in Pennsylvania, mia madre era riuscita a scatenare qualcosa in Lucius e lui aveva permesso di vedere un lato segreto di sé che nemmeno io conoscevo. La parte in cui il mio forte principe guerriero era solo un bambino, bisognoso dell’amore dei suoi genitori.
«Grazie per essere venuti» riuscì a dire alla fine e, sebbene il tono della sua voce fosse fermo, ero quasi certa che stesse lottando per mantenere il controllo su sentimenti che non era abituato a provare.
Quando la mamma lo lasciò andare, lui raddrizzò la schiena e si rivolse a mio padre che, nonostante avesse dubitato ancor più di mamma delle intenzioni di Lucius durante le poche settimane che avevamo trascorso insieme, non era certo il tipo da rifiutare un abbraccio. I due si studiarono per un istante, finché papà non spalancò le braccia ed esclamò: «Vieni qui, ragazzo!». E lo strinse in un abbraccio vigoroso, dandogli cinque energiche pacche sulla schiena, finché Lucius, ridendo, riuscì a liberarsi e a dire: «Piano, Ned! Certo che picchi forte per essere un pacifista!».
Scoppiammo tutti a ridere e io tirai finalmente un bel respiro di sollievo. Sentii le spalle rilassarsi. Non mi ero nemmeno resa conto fino a quel momento di quanto fossi tesa per via del nostro incontro.
Ero sicura che i miei genitori fossero ancora preoccupati, per non dire terrorizzati, al pensiero del mio matrimonio con un vampiro di casato reale. Ma una parte di loro sapeva bene che questo momento sarebbe arrivato e, fedeli ai loro principi, mi avevano lasciato andare. Mi avevano permesso di diventare la persona adulta che volevo essere. Mi avevano permesso di scegliere Lucius e l’avevano fatto rientrare nei loro cuori.
A esser sinceri, dubito che l’avessero mai fatto uscire.
Lucius si avvicinò a Mindy, che di colpo mi parve un po’ nervosa, quasi in difficoltà, in un contesto così formale. O forse era solo preoccupata di rincontrare Lucius dopo tutto ciò che era accaduto in Pennsylvania. «Mmm…» disse accennando un inchino e porgendogli la mano, come se si aspettasse di vedergliela baciare. Ma Lucius la prese con garbo e tirò Mindy a sé, meno vigorosamente di mio padre, cingendola in un abbraccio di benvenuto. Poi le sussurrò: «Grazie, Melinda, grazie di essere venuta. Grazie di tutto».
Prima di lasciarla andare le strinse dolcemente la mano e gli occhi di Mindy s’illuminarono. Fu allora che capii che cosa Lucius avrebbe voluto dirle davvero: grazie per aver insistito con Antanasia perché mi desse una possibilità… per aver tentato di salvarmi la vita… per aver creduto in noi quando nessun altro era disposto farlo…
Lucius tornò al mio fianco, cercando di tenere a bada le emozioni che minacciavano di affiorare sul suo volto e mi posò una mano dietro la schiena, stabilendo così un contatto fra noi, come spesso soleva fare quando eravamo in pubblico. Amavo il modo in cui rivendicava sottilmente i suoi diritti su di me come in quel momento. Anch’io provavo lo stesso tipo di possessività nei suoi confronti. Sollevai lo sguardo per ammirare il suo bellissimo volto. Presto avremmo reso la nostra unione ufficiale davanti al resto del mondo…
«Vogliate scusarmi» disse rivolto prima a me, poi a mamma, papà e Mindy «ma temo di dovermi gettare nella mischia, come dite voi americani».
Mi guardai intorno e mi resi conto che parecchi invitati, vampiri, erano arrivati, a dispetto di ogni nostra previsione. Tra di essi vidi alcuni membri dei Dragomir, compreso zio Dorin, col viso tutto rosso per via del calore della stanza e forse anche del bicchiere di vino rosso che teneva in mano, mentre riferiva animatamente uno dei suoi aneddoti a tre dei miei cugini. Poi guardai dall’altra parte della sala, all’angolo opposto, e vidi che lo zio di Lucius, Claudiu, ci aveva raggiunto e di colpo la pace, che mi aveva donato la vista dei miei amici e della mia famiglia riunita attorno a Lucius, svanì.
Claudiu era il fratello minore di Vasile. Lucius aveva distrutto quest’ultimo proprio nella casa in cui ci trovavamo…
Non credevo che Claudiu avrebbe partecipato a un evento gioioso come questo. Sebbene fosse uno degli Anziani che comandavano il clan, non era mai corso buon sangue fra lui e suo nipote. Ma Lucius, che aveva sempre un occhio di riguardo per l’etichetta, aveva insistito per invitarlo, perché allontanarlo ulteriormente non avrebbe fatto altro che scatenare pericolose dinamiche. La presenza di Claudiu nella sala sembrò offuscare la luce delle candele, gettando ombre sinistre sui muri. Rimasi lì a guardarlo, ricordando che, insieme all’amore eterno, anche obblighi, politica, intrighi e diplomazia avrebbero fatto parte della mia nuova vita. Mi sarei legata al clan dei Vladescu congiungendo il mio destino a quello del vampiro che in quel momento mi teneva la mano sulla schiena e mi diceva: «Torno subito».
«Vengo con te» mi offrii, credendo fosse mio compito salutare tutti gli invitati. Ma Lucius mi fermò stringendomi dolcemente il braccio fra le mani. «Ci sarà tempo per parlare con tutti più tardi» disse con un sorriso. «Perché intanto non ti prendi cura dei nostri invitati americani e ti assicuri che siano a proprio agio? Sarò io a condurre i nostri parenti da te, com’è giusto, visto che non solo tu sei la loro futura regina ma, ancora per un giorno, sei tecnicamente un ospite qui».
Gli rivolsi uno sguardo carico di gratitudine, consapevole del fatto che forse stava piegando il protocollo alle esigenze di mamma e papà e soprattutto di Mindy, per dargli il tempo di adattarsi prima di essere lasciati soli in una festa in cui avrebbero potuto sentirsi fuori luogo. Tornai a guardarmi intorno e notai che altri invitati erano arrivati. Provai a distinguere i Vladescu dai Dragomir. Non che io stessa mi sentissi perfettamente a mio agio… in quell’istante.
Rivolsi allora la mia attenzione a Lucius che con passo sicuro si stava dirigendo verso Claudiu e il gruppetto che gli gravitava attorno, e invidiai la disinvoltura con cui si muoveva all’interno del circolo di potere, a volte pericoloso, in cui anch’io stavo per entrare.
Mi sorpresi ad ammirare anche altri aspetti di Lucius. La sua incredibile altezza; i suoi capelli folti e neri, più corti e ordinati del solito, per l’occasione; e l’eleganza con cui sfoggiava l’abito scuro di sartoria che aveva scelto di indossare. Le sue spalle erano imponenti sotto la giacca dal taglio perfetto, e le sue gambe sembravano particolarmente lunghe e possenti avvolte in quei pantaloni stretti in stile europeo.
Ero così intenta a osservare Lucius che udii a mala pena mio padre dire a Mindy: «Forza, Mindy, vediamo se riusciamo a rimediare qualcosa da bere». Mentre si allontanavano, mi balenò in mente che forse avrei dovuto occuparmene io. Ma la vista di Lucius mi aveva ipnotizzato e la cosa mi capitava molto spesso.
Stava salutando Claudiu e gli altri, poi all’improvviso sorrise e i suoi denti, candidi come la camicia inamidata, brillarono alla luce delle candele, e il mio cuore per un istante smise di battere. Non avevo più né visto né sentito su di me i denti affilati di Lucius dalla notte in cui aveva portato a termine la mia trasformazione da mortale a vampiro. Aspettavamo di essere sposati per toccarci così di nuovo, assaporando l’attesa, quasi insopportabile considerando quanto eravamo diventati complici, giorno dopo giorno…
Mi portai la mano al petto per calmare il cuore che si era messo a correre all’impazzata. «È davvero affascinante». Fu mia madre a sussurrarmi quelle parole all’orecchio e io mi voltai di scatto, giusto in tempo per vederla sorridere, ridere quasi. Nei suoi occhi lo sguardo ironico di chi nella vita ne aveva viste tante.
«Mamma!» esclamai arrossendo al pensiero che mi avesse sorpresa a guardare Lucius in quel modo. Ma mi resi conto che non ero più una ragazzina e che Lucius sarebbe presto diventato mio marito. Avevo il diritto di guardarlo così. Presto sarei stata più simile a mamma… una donna sposata. Cercai di tenere a bada l’imbarazzo e le concessi una confidenza: «Diventa ogni giorno più bello ai miei occhi».
Rubai un’altra occhiata a Lucius e lo vidi ridere di gusto mentre si passava una mano fra i capelli e conversava con suo zio come se nulla fosse.
«Sì, lo penso anch’io» concordò mamma.
La guardai in volto, sorpresa da quel commento, e vidi che non sorrideva più. Aveva l’aria pensierosa, ma serena, quando aggiunse: «È felice, Jessica. Ecco perché. La felicità rende belli».
Le sorrisi. «Spero tanto che sia felice, mamma».
Poi papà e Mindy ci raggiunsero. Papà reggeva una specie di boccale da cui non sarebbe riuscito a bere nemmeno un sorso, perché improvvisamente la voce cupa di Lucius interruppe le discrete conversazioni che stavano avendo luogo attorno a noi per annunciare: «Chiedo scusa! Vi pregherei di prendere posto. La cena sarà servita entro breve!».
Mi sedetti a un capo del tavolo, Lucius si andò a sedere dal lato diametralmente opposto e gli invitati iniziarono a cercare il loro nome sui segnaposti di pergamena disposti ad arte su piattini d’argento davanti a ogni sedia a schienale alto.
Quando tutti furono seduti, mi resi conto che era rimasto un posto vuoto – mancava una persona alla destra di Lucius – e per quanto mi sforzassi, non riuscivo proprio a ricordarmi chi si sarebbe dovuto sedere lì.
Fui distratta, però, dall’ingresso di una silenziosa squadra di servitori in uniforme che si accinse a sottrarre i segnaposti e a sostituirli con i menù che illustravano l’elenco delle pietanze in elegante grafia.
Uno a uno fecero scivolare i menù davanti ai nostri occhi.
E pochi istanti dopo noi americani scoppiammo a ridere.

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