Ciao, sono Nadia, devo scrivere un post su The Wolf of Wall Street e le uniche parole che mi vengono in mente sono:
DATE UNO STRAMALEDETTISSIMO OSCAR A LEONARDO DI CAPRIO, YOU IDIOTS!!!
Ecco, scusate, mi sono sfogata. Adesso possiamo parlare con tranquillità.
Su questo film è stato detto moltissimo, se ne è parlato e discusso ovunque per settimane tra accuse di volgarità, critiche campate per aria e blablerie insulse sulle quali non vale la pena di spendere nemmeno un secondo del nostro preziosissimo tempo.
Detrattori, quella è la porta…
Dicevamo… dato che su The Wolf of Wall Street è stato più o meno detto già tutto, oggi vorrei concentrarmi su due cosine in particolare che mi hanno sconfinferato il cervelletto nelle ultime settimane.
Partiamo dalla mia visione generale della pellicola.
Personalmente non ho mai amato molto le commedie e non sono una persona dalla risata facile, per cui in prima battuta, quando sono venuta a conoscenza del progetto di Scorsese, ho storto parecchio il naso e devo ammettere di essermi approcciata a TWoWS in maniera totalmente sfiduciata. Avevo poi parecchie riserve sulla capacità di Scorsese di gettarsi a capofitto in un progetto da molti definito come grottesco e volgare nell’accezione più ampia del termine (voglio dire…stiamo parlando di un settantenne il cui ultimo lavoro era stato lo splendido ma incredibilmente melenso Hugo Cabret, per i sette dei!).
Lo so, lo so: SHAME ON ME per aver dubitato delle capacità visionarie di Martin!
A quasi settantadue anni suonati (e ci tengo a ribadirlo perché sì) questo piccolo genio della cinematografia è ancora perfettamente in grado di stupirci fino all’inverosimile e di incantarci con una visione folle, spregiudicata e iper-contemporanea del mondo… un turbinio di immagini e sensazioni acceleratissime, un caleidoscopio emozionale allucinato ed allucinante che ti mozza il fiato, uno spettacolo circense fatto di eccessi e sregolatezze.
Genius at work!
Veniamo ora al nostro amatissimo Leonardo.
Inutile stare a menare il can per l’aia: dopo tutte queste collaborazioni è ormai palese che Scorsese gli stia cucendo interi film addosso, lavorando su ruoli creati ad hoc per esaltarne la naturale predisposizione ed il lato più istrionico. Ed è altrettanto palese come Leonardo, diretto da Scorsese, rasenti la perfezione.
Chapeau, Leo, chapeau…
Personalmente, credo di aver visto praticamente l’intera filmografia di DiCaprio (ed il merito o la colpa di tutto ciò va principalmente alla passione smodata di mio fratello per le capacità recitative di quest’uomo), ma vi posso dire con assoluta franchezza di non averlo mai visto in queste vesti… Aggirato il rischio dei toni pomposi o eccessivamente drammatici, che in passato hanno portato a assurde critiche relative alla mancanza di naturalismo e cose così, con il ruolo dell’esaltatissimo Jordan Belfort e sulla spinta del potentissimo delirio generazionale della pellicola, Leonardo dà il meglio di sé e ci regala una delle sue migliori interpretazioni di sempre.
Tristemente, anche per quest’anno, quasi certamente Leo non vincerà la tanto agognata statuetta (e che ve lo dico a fare…) e ancora una volta ci ritroveremo ad urlare contro la tv per la notte degli Oscar.
Matthew McCoso spiega a Leonardo i “Grandi Segreti della Recitazione da Oscar” portandolo ad un pranzo a base di cola dietetica, albume d’uovo e petto di pollo…
Noi comunque non ci siamo ancora rassegnati e continuiamo a sperare:
PRIMA O POI AVRAI IL TUO MERITATISSIMO AWARD, DEAR LEO!!!
Dannata statuetta!
Intanto, da buoni masochisti, da lunedì potremo goderci le centinaia di nuovi memes che pioveranno su Tumblr…