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The wrestler (di Darren Aronofsky, 2008)

Creato il 21 maggio 2012 da Iltondi @iltondi

Dopo la gloria vissuta negli anni 80, Randy “The Ram” Robinson (Mickey Rourke) continua a fare il lottatore di wrestling per pochi appassionati, concentrando i suoi combattimenti nel weekend e lavorando durante la settimana come magazziniere part-time. Oltre a sbarcare a fatica il lunario, Randy è costretto a vivere in una roulotte. Mentre fronteggia il proprio decadimento fisico e un’angosciante solitudine, si innamora della lap dancer Cassidy (Marisa Tomei) e cerca di recuperare il rapporto perduto con la figlia Stephanie (Evan Rachel Wood). The wrestler (di Darren Aronofsky, 2008)

Variazione sul tema dei guerrieri decaduti, nella quale si sceglie il wrestling anziché la più sfruttata boxe. I primi minuti sui titoli di testa sono una eloquente introduzione al protagonista, tra ritagli di giornale che citano imprese sportive e una voce off che racconta brevemente i successi di “The Ram”. Ma i suoi successi appartengono al passato, e riflettono un’immagine che non esiste più: la macchina da presa lo segue mentre lui è di spalle e ce lo mostra solo qualche scena più tardi, per dirci che il volto e il corpo di Randy “l’ariete” sono quelli lì, adesso. Tragedia umana di un personaggio al crepuscolo, una volta eroe popolare e ora fenomeno da baraccone disfatto dagli anni, dalle botte e dalle innumerevoli sostanze assunte. Mickey Rourke, sex-symbol anni 80 ed ex pugile, indossa una maschera che conosce bene: quella della notorietà raggiunta e poi svanita; a pensarci bene, dunque, non dovrebbe stupire la sua aderenza alla parte in questa interpretazione commovente e sofferta. Impressiona comunque la disarmante sincerità delle sue espressioni; le lacrime di un uomo così imponente possono significare solo che quello non ha più niente, e magari che  niente è ciò che lo aspetta anche in futuro. Ai personaggi così basta un’inezia, una piccola cosa storta, e tutto va a rotoli; ma quello che succede a Randy non è proprio un’inezia, a cominciare dall’infarto che vorrebbe negargli la gioia di combattere ancora (sopraggiunto peraltro dopo un incontro devastante, nel quale il corpo viene ridotto a puro strumento a servizio della spettacolarizzazione). Quelli come lui sono inclini all’autoannientamento e a un’uscita di scena clamorosa, piuttosto che a una vita tranquilla, lontana dal pubblico, dalle urla di incitamento e dagli applausi, anche se pochi. Sta al pubblico stesso poi decidere se Randy “The Ram” sia un fallito senza speranza o un lottatore immortale. Mickey Rourke meritava l’Oscar, e non solo il Golden Globe, il Premio BAFTA e altra robetta. Insomma, quell’anno potevano farne a meno di assegnarlo a Sean Penn (che glielo strappò per la prova offerta in Milk), giacché ne aveva vinto uno qualche tempo prima con Mystic river. E questo con tutto il rispetto per Sean Penn, uno dei migliori attori presenti sulla piazza mondiale, ma non sappiamo se Mickey Rourke ci regalerà mai un’altra simile interpretazione, così affine alla sua storia personale (e pensare che The wrestler doveva farlo Nicolas Cage…). Marisa Tomei supersexy nella parte di Pam/Cassidy, lap dancer esperta e ostinata, con più di qualcosa in comune con Randy. La colonna sonora vanta la stupenda e omonima The wrestler di Bruce Springsteen (scritta apposta per il film), oltre a un nutrito numero di pezzi hard rock e hair metal (nella roulotte campeggia il poster di Angus Young degli AC/DC, e si sentono tra gli altri Quiet Riot, Scorpions, Ratt e Guns ‘n’ Roses. Quest’ultimi vengono citati da Randy anche in una conversazione, nella quale inneggia alla musica degli anni 80 e si scaglia contro Kurt Cobain e il grunge). Film da vedere anche per i retroscena del mondo del wrestling e per i trucchetti adoperati dai lottatori. Agli appassionati di questo sport-spettacolo, l’ariete ricorderà forse The Ultimate Warrior.



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