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Thomas Mann, Forte dei Marmi da “Mario e il mago”

Da Paolorossi
Forte dei Marmi

Forte dei Marmi

Costituisce, come località per stranieri, una propaggine della vicina stazione rinomata; luogo, per alcuni anni, di idillio per poche persone, rifugio agli amici dell’imperituro elemento. [...]  anche se più raccolta e modesta [...] è salita in notevole fama presso italiani e stranieri. [...] Oltre ad avere maggiore distinzione, il soggiorno è meno dispendioso, e la forza centripeta di tali vantaggi si mantiene pure quando i vantaggi stessi sono venuti a mancare. [...] E’ stata insignita di un Grand Hôtel; numerose pensioni, di lusso e più modeste, sono sorte; i proprietari e affittuari di ville e giardini sul mare, non godono più, sulla spiaggia, di una pace indisturbata, ché in luglio e in agosto [...] un brulichio di bagnanti che gridano, si leticano, esultano, con il dorso spellato da un sole tremendo; barche dal fondo piatto e dai vivi colori con sopra ragazzi i cui nomi squillanti, gridati dalle madri in vedetta, riempiono l’atmosfera di rauca apprensione, dondolano sull’azzurro smagliante; i venditori di ostriche, bibite, fiori, coralli e Cornetti al burro, camminando sulle membra di chi è sdraiato, offrono la loro merce, anch’essi con la voce aperta e velata del meridione.

[...] A mezz’agosto, la stagione italiana era ancora in pieno rigoglio; e non è questo, per uno straniero, il momento più adatto per godere le attrattive del luogo. Che ressa, il pomeriggio, nei caffè-giardino della passeggiata a mare, all’Esquisito, per esempio, dove ci recavamo qualche volta e dove ci serviva Mario, proprio quel Mario di cui avrò tra poco a parlare! Si stenta a trovare un tavolo libero, e le orchestrine, senza voler sapere nulla l’una dell’altra, si danno confusamente sulla voce. [...] Insomma il mese in cui conviene [...] è il settembre, quando il grosso della folla ha sgomberato, oppure a maggio, prima che la temperatura equorea sia tale da indurre il meridionale a tuffarsi. Se in questi periodi pre- e post-stagionali la località non è deserta, è però più tranquilla, e scarsamente frequentata dall’elemento nazionale. Inglesi, tedeschi, francesi, hanno la supremazia sotto le tende dei capanni e nelle sale da pranzo delle pensioni; mentre, ancora in agosto, lo straniero trova i Grand Hotel (dove noi, privi di recapiti privati,  avevamo fissato le stanze) invaso a tal segno dalla società fiorentina e romana che lì in mezzo egli si trova isolato, e può apparire come un ospite secondario.

(Thomas Mann, Mario e il mago, pag. 142 e 143 (1930-novella ambientata in Versilia nel 1926),  Mondadori, 2011)

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