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Il trionfo era il massimo onore che Roma attribuiva ad un condottiero.Il corteo del vincitore percorreva le vie di Roma: dinanzi senatori e magistrati, poi i sacerdoti e le spoglie dei vinti. Seguivano il bottino di guerra e i prigionieri di alto lignaggio. Infine sfilava la massa dei prigionieri più umili. Il carro del trionfatore, trainato da una quadriga di cavalli bianchi, era preceduto dai littori e dai musici e seguito dai reparti militari. Karl Theodor von Piloty (1860-1873) è stato direttore dell'Accademia di Monaco, considerato uno dei maggiori rappresentati dell'arte tedesca. Il suo "Thusnelda e il trionfo di Germanico" è un'opera a sfondo storico il cui tema è tratto dagli scritti di Tacito e Strabone. La figura del vincitore romano è sullo sfondo, non ben definita. Al centro, illuminato, risalta il gruppo delle donne germaniche, guidato dalla fierezza di Thusnelda, figlia di Segestes e moglie di Arminio. Ella sfila prigioniera insieme al figlioletto di due anni, Tumelico. Nato e cresciuto nell'Urbe, morì battendosi nell'arena come gladiatore. Da notare l'irriverenza del soldato romano sulla destra che sorridendo beffardo, trascina per la barba quello che dovrebbe essere un anziano sacerdote. Importante è la figura di Tiberio. Seduto con fare svogliato sul palco imperiale, il tetro princeps osserva enigmatico il corteo. Sappiamo che Tiberio mal digerì l'ascesa politica del nipote. La morte di Germanico, avvenuta in circostanze misteriose appena due anni dopo il trionfo suddetto, venne da più parti attribuita alle macchinazioni dell'imperatore. Von Piloty non manca di inserire nel dipinto due figuri davvero curiosi. Li vediamo sulla sinistra mentre spiano le reazioni di Tiberio stesso. Sguardo basso anche per Segestes, in piedi alla sinistra dell'imperatore. Il nobile cherusco, alleato di Roma, consegnò la propria figlia a Germanico. Nel 21 riuscì nell'intento di uccidere il genero Arminio. L'opera di Von Piloty fu ben accolta in patria. Erano gli anni della vittoria tedesca sui francesi e il dipinto, simbolo della sconfitta della fiera stirpe germanica, esprimeva una forte carica di riscossa e amor patrio. Il quadro inoltre è davvero monumentale con i suoi 490 x 710 cm. Attualmente è conservato nella Nuova Pinacoteca di Monaco di Baviera.Uno sguardo alle fonti
Risalente al 19 d.C. è la Tabula Hebana, una lastra bronzea, rinvenuta nel 1947 in Toscana, che costituisce uno straordinario documento epigrafico. Tratta di due aspetti ben differenziati. Una parte del testo è dedicata alle deliberazioni circa gli onori post mortem da tributare a Germanico: cerimonie, statue e altre celebrazioni in sua memoria. Le restanti iscrizioni ci riferiscono invece della riforma applicata in età augustea circa le nomine magistratuali di pretori e consoli. In epoca repubblicana, pretori e consoli venivano eletti dai Comitia Centuriata. La loro nomina era poi ratificata dal Senato. Come ultimo passaggio, i Comitia Curiata, attraverso la Lex Curiata de Imperio, investivano formalmente i nuovi magistrati dell'imperium. La procedura andò in crisi durante gli ultimi turbolenti anni della repubblica per poi essere definitivamente accantonata con il principato. Augusto mise in atto una soluzione di compromesso per accontentare i due maggiori ceti dirigenti romani, ovvero senatori e cavalieri. Dieci centurie miste designavano i candidati alla pretura e al consolato, in accordo con il princeps. L'assemblea del popolo, esautorata del suo antico ruolo, si limitava a ratificare tali nomine. Da ricordare infine che nel periodo imperiale, i consoli ufficiali, in numero di due, eponimi in quanto davano il nome all'anno, potevano essere sostituiti nel corso del loro mandato, nel caso fossero subentrati incarichi più prestigiosi. Il consolato infatti si era evoluto in una carica puramente onorifica. Subentravano altri consoli, chiamati suffetti (dal latino suffecti "sostituti"). Narra Svetonio che sotto Augusto, ci fu un console che rimase in carica il tempo necessario per accettare la nomina di un suffectus.Bibliografia:Storia romana - Giovanni Ieraci, Arnaldo Marcone - Le MonnierGli Imperatori Romani - Michael Grant - Newton & Compton EditoriFonti per la Storia romana - Giovanni Ieraci, Arnaldo Marcone - Le Monnier
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