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Ti racconto il giorno in cui ho letto “Raccontami la notte in cui sono nato”

Da Ornellaspagnulo82 @OrnellaSpagnulo

Raccontami la notte in cui sono nato di Paolo Di Paolo viene ripubblicato a 6 anni di distanza dalla prima edizione (con Giulio Perrone Editore) da Feltrinelli nell’aprile 2014. Nel frattempo l’autore ha sfiorato lo Strega con un altro romanzo, Mandami tanta vita, vincitore del Premio Fiesole e del Premio Salerno Libro d’Europa.

In realtà sto prendendo tempo. Incornicio questa recensione con un minimo di coordinate geografiche e temporali per non perdermi anch’io, come ho appena fatto nel romanzo. Raccontami la notte in cui sono nato, parlando di una nascita, parla anche dell’adolescenza, e di quel tuffo che si dovrebbe compiere (e di fatto si compie, in qualche modo) passando dalle scuole superiori all’università, e poi ai fatidici 25 anni. Anni in cui una donna può diventare madre, e un uomo vendere la propria vita. Lo spunto del libro, infatti, proviene proprio da una bislacca notizia apparsa sui giornali nel 2007: un australiano, Nicael Holt, metteva in vendita la propria vita su eBay. Pirandello non aveva pensato a qualcosa di così irreale, imbastendo la storia de Il fu Mattia Pascal. E scrivere altro non è se non scambiarsi vite. Ma al di là dei riferimenti metanarrativi di cui è impregnato questo primo romanzo di Paolo Di Paolo, è la vividezza dei sentimenti che colpisce, ancora di più. Quello scavare nei meandri dell’adolescenza, nell’inadeguatezza, nella svogliatezza delle relazioni e se vogliamo nella mancanza di coraggio. Lucien si fa sostituire da Filippo, nella vita, e gli permette di conquistare anche quella donna che tanto amava. Perché, “aveva ragione Francesca, quando diceva che io sto in bilico su una frase, non saper chiedere né dare il cuore”? Se i critici sono gli psicoanalisti degli scrittori – frase che mi è venuta in mente, così formulata, l’altro giorno, mentre ero in giro per la città – posso allacciare a questo dubbio la stessa risoluzione del finale, la parola chiave: coraggio. È la mancanza di coraggio (che viene proprio da ‘cuore’), ma il coraggio è la manifestazione del cuore, che può avvenire oppure no senza che si sia messa in discussione la sua essenza, la sua supremazia. Non per altro l’investigazione sul termine cuore fa capolino a più livelli, nel romanzo, tornando anche negli studi di medicina dell’alter ego/sostituto Filippo. Personaggio a cui avrei voluto chiedere: “Non ti prendere la vita di Lucien, per favore!”, ma ormai era troppo tardi, era tutto già scritto e quando si legge, si sa, si soffre anche.

Leggendo questo libro con un lapis in mano, mi sono riproposta di farlo molto più spesso, in futuro. In questo caso, mi sono trovata a sottolineare frasi da estrarre come aforismi, perfette definizioni di stati d’animo e di esperienze di vita, che sembra strano rintracciare in uno scrittore così giovane, già padrone di pagine chiare e pulite e di inserti più sperimentali e innovativi. Cosa ho da aggiungere, se non evocare tutto lo stupore che mi ha accompagnato dall’inizio alla fine? Paolo Di Paolo ha una scrittura cristallina che mette al servizio di una splendida storia; non ci sono sbavature, è meraviglioso. I suoi personaggi sono reali e respirano con noi.

“Un giorno ti verrà da dire basta, questa vita non mi piace più, succede a tutti, è successo mille volte anche a me. Lascia passare un minuto, un’ora; poi cambia angolo e prova a guardare da lì. Ti accorgerai di qualcosa che c’era e che hai trascurato, come gli spazi dietro ai mobili, come i dettagli di un quadro. Ricomincia da lì”, Paolo Di Paolo, Raccontami la notte in cui sono nato.

Ornella Spagnulo



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