Magazine Diario personale

Ti ricordi l’amore?

Da Albino

Per la gioia dei lettori ma soprattutto del marketing, oggi ho deciso di postare un estratto dal mio romanzo, "La vita e’ un rotolo di carta igienica". Chi l’ha gia’ letto ricordera’ (magari con affetto, spero) il fatidico primo incontro tra Viola e Alex, i due protagonisti della storia. Non si puo’ certo dire che sia stato un incontro felice, per lo meno all’inizio…

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Driiin.
Il campanello aveva squillato come le sette trombe dell’Apocalisse, e Viola nel dormiveglia aveva sognato che Mastro Lindo in carne, ossa, bicipiti e pelata veniva a scaraventarla giù dal letto. Tutto questo alle otto e quindici precise.
Era puntuale come un orologio svizzero, accidenti a lui.
Aveva risposto al videocitofono con una voce da oltretomba che manco Dylan Dog e l’aveva liquidato in secondi quattro, per poi trascinarsi a fare colazione e doccia. Tutto questo senza che l’idea
di aprirgli il cancello e di farlo accomodare le passasse per la sala d’aspetto dell’anticamera del cervello.
Dopo essersi vestita aveva acceso il suo Aprilia SR50 nuovo di zecca e l’aveva guidato in punta di dita lungo il viale di ghiaia, fino a superare la cancellata in ferro battuto.
Viola abitava in uno dei quartieri VIP della città, appena a Ovest delle mura, in un posto senza troppe pretese. Di quelli con parco di pini giganti e glicini che fiorivano lungo il viale in un cinguettare di uccellini, e triplo garage contenente automobili di cui è meglio se non sappiamo, e villone tipo castello con troppe stanze se anche ci avessero vissuto in venti – figurarsi in tre. E poi piscina scoperta con tanto di dependance con tanto di solarium con tanto di sauna, e altri insulti alla miseria sullo stesso stile.
Insomma, di quelle case che solo il muro di cinta antico come un reperto romano costava più del trilocale anni 70 cucina soggiorno doppiservizi garage in cui campeggiava quel pezzente di Alex.
Uscita dal vialetto, la nostra bella si era presentata in tutta la sua avvenenza di scooter e giubbino abbinato a pantalone Levi’s, e curve mozzafiato, e capei d’oro all’aura sparsi al cospetto di quel tipo tutto occhiali e riga in parte, e mountain bike anteguerra, e giacca trapuntata da trentenne, e Invicta semisfondato in spalla.
La bella e la bestia, o ancora meglio: la principessa e il povero.
Lui naturalmente non aveva fatto una piega, essendo rigido come un baccalà. Da scommetterci che il muscolo che aveva azionato il campanello era stato l’ultimo che fosse riuscito a muovere nell’ultima mezz’ora. Lei pure non aveva detto niente (e che c’era da dire? Piacere, Viola – che tanto io so benissimo chi sei, e tu da anni ti ammazzi di seghe pensando alla sottoscritta?).
No. Invece, gli aveva semplicemente tirato il secondo casco che teneva in mano e gli aveva detto: «Salta su.»
«E la bici?» aveva risposto lui, brillante e spigliato come il baccalà di cui sopra.
«Vedi quel divieto di sosta? Legala al palo e andiamo» aveva deciso lei, con la tentazione di aggiungere coglione soffocata in gola solo perché quella era la seconda frase che gli diceva di persona in vita sua.
Forse si era svegliata male (non che Mastro Lindo sia la miglior faccia da vedere di prima mattina, eh) oppure la sindrome premestruale si faceva sentire con tre settimane d’anticipo (!), oppure era solo irritante vedere quel pampe in piedi ad aspettare chissà cosa. C’è da dire che Viola odiava gli imbecilli, e spiace ammetterlo ma lui nella parte ci si era calato con discreto successo di critica e applausi scroscianti dal pubblico.
Dopo averci messo venti minuti a legare quella cazzo di ruota al palo e altrettanti a infilarsi il casco, il signorino si era deciso a salire dietro, appoggiandosi mani reticenti ai suoi fianchi, manco stesse toccando la Gioconda con le mani sporche di Nutella.
Oltremodo infastidita Viola era partita a razzo, grata a se stessa di aver portato fuori due caschi per salvaguardare la sua sicurezza stradale. Che non aveva niente a che fare con la loro incolumità, intendiamoci: sicurezza stradale per lei significava che nessuno avrebbe rischiato di vederla girare insieme a quel tipo

[continua...]



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