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Ti spiego come scrivere storie che spakkano!!!

Da Marcofre

copertina racconti Non hai mai capito niente

Ebbene sì, alla fine mi sono deciso a spiegarti come scrivere storie che spakkano!!! Modestamente, ho una certa esperienza al riguardo. No, non perché scrivo storie che spaccano, anzi. Le mie storie non spaccano per nulla, per questo sono la persona adatta a spiegarti come fare. Perché col successo sono tutti bravi a scrivere guide e a svelare segreti. Ma solo pochi riescono a carpire la ricetta segreta. E io sono qui per svelartela.
Gratis.

La parola “compromesso” fa piangere. Ricordalo

Allora. Prima di tutto ho bisogno di una cavia, una storia che dimostri come NON devi scrivere per riuscire ad avere un successo tale da finire in uno studio televisivo, passando prima per una casa editrice, si capisce! E che cosa prenderò? Ma il brano di un mio racconto, che diavolo. Così non rischio astio o denunce. È tratto dalla mia raccolta di racconti “Non hai mai capito niente”, si intitola “Del tutto inaspettato”. Leggilo con attenzione, sono poche righe. È tutto lì e ricorda: devi fare l’opposto di quello che c’è scritto.

“(…) anni di cose da fare, sempre, anni di sopportazione, di doveri, di colleghi da tollerare. Di sciocchezze ascoltate e ignorate perché bisognava volersi bene, smussare gli angoli, essere comprensivi. Non aveva più voglia di queste cose. Era umano, concluse, non poterne più.
Caterina alzò di scatto il capo, disse: – Ma di che cosa parli? È la vita. È tutta un compromesso.

Chiaro, no? Il post lo finiamo qui, ci metto la domanda delle 100 pistole e passiamo ad altro. Anche perché non posso stare a spiegare l’evidenza.
Ma… Perché fai quella faccia? Per quale motivo leggi e rileggi quelle parole, e sembra che tu non comprenda il messaggio che urlano alle tue orecchie?
Ho capito: mi tocca. Però sia chiaro: se sei così poco “fulmine di guerra” da non capire una cosa tanto evidente, forse scrivere non fa per te.
Allora. È tutto in quelle parole. Lui dice che non se la sentiva più di continuare a essere remissivo, di smussare gli angoli, eccetera eccetera. E la moglie che risponde? Che la vita è tutta un compromesso. Ecco, ci siamo.
Se scrivi cose del genere non puoi avere successo. Fai piangere il lettore. La gente vuole sognare. Vuole qualcuno che racconti una bella storia dove non ci sono mai compromessi. Dove si vive senza compromessi perché la volontà tutto può, tutto vince, tutto sconfigge, e niente e nessuno si può mettere di traverso. I compromessi sono già sul pianerottolo di casa, lo sai vero? E tu vuoi scrivere di storie che lo ricordano, e magari avere pure un clamoroso successo? Sei matto come un cavallo, garantito.
La parola “compromesso” fa piangere, è risaputo. Non usarla mai. Mai.

Basta coi compromessi che compromettono!

Devi invece scrivere storie dove i protagonisti si ribellano ai compromessi. Sono persone per bene, come si deve. Gente con la schiena dritta, che va per la sua strada. Ha sogni e volontà, e alla fine vincono. Devono vincere. Sì, certo, deve essere una faccenda un po’ combattuta; mi raccomando il realismo. Ma non più di un paragrafo. Che ‘sto realismo ha rotto, e diciamocelo!
Dappertutto è un brulicare di gente che manda tutto all’aria (o dice di farlo: ma non spacchiamo il capello in quattro. Ci fidiamo, vero? Se uno o una dice che non ama i compromessi e manda tutto all’aria, è così. È vero. E chi pensa che sia falso… Peste lo colga!). Gente che grida:

Buuuuuuu!!!! Basta coi compromessi!


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