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Tirato a neve

Creato il 10 settembre 2010 da Fabry2010

di Alfonso Nannariello

III - III - IV - VVIVIIVIII- IXX

L’anno successivo la nascita di mia sorella, nel 1959, da mio padre e suo fratello furono fatti gli atti per la divisione della casa. Poi si fecero i lavori.
Da noi furono tolte le carte dei parati e i muri furono imbiancati.
Credo che il bianco allora fosse il colore di una vita concentrata sulle cose che avevano il grado dell’essenza.

Nei fusti con l’acqua, la calce viva sciogliendosi bolliva, e bollendo bollendo si spegneva.
Per fare un bianco veramente bianco veniva aggiunto appena un po’ di blu, per tirarlo a neve. Senza quella correzione, il bianco della calce sarebbe sembrato sporco. Occorreva, perciò, qualcosa che lo salvasse dall’impressione dell’impuro. Occorreva qualcosa che lo facesse andare oltre quel suo aspetto naturale.
Deve essere stato per questo che il blu che si aggiungeva era quello più prezioso e maestoso, quello che gli artisti, un tempo, si facevano arrivare da lontano: l’oltremare.
Se un poco di quell’oltre lo faceva corrispondere alla sua perfezione ideale significa che, con quell’aggiunta, si compiva un atto creativo, che si poneva un ordine nelle cose. Significa che per dare ai sensi il loro giusto senso e l’emozione, si deve far intervenire per forza un simbolo, per forza la ragione.

Nelle case un chiodo con lo specchio o una palma1 sola o senza niente attorno esaltava il bianco disadorno.

1) Palma, «ramo d’ulivo benedetto la domenica delle palme».



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