Magazine Cultura
TITANIC: METAFORA IMMORTALE. Intervista di Tiziana Viganò a Claudio Bossi
Creato il 13 ottobre 2015 da Tiziana ViganòDegli iceberg si sente perfino l’odore: nella notte senza luna la superficie dell’oceano è nera, non si vedono riflessi bianchi del ghiaccio. Le vedette non hanno i binocoli che sono chiusi in un cassone che non si può aprire. La nave grande e bellissima scivola veloce sull’acqua guidata da qualcuno che ha detto “Nemmeno Dio può affondare questa nave”, e da qualcun altro che nel suo delirio di onnipotenza ha ignorato gli avvisi di pericolo. Perché? Quanti misteri rimarranno sospesi nell’aria gelida di quella notte?
Sono le 2,20 del 15 aprile 1912 e il transatlantico più bello del mondo, della compagnia “White Star” spegne la sua stella dopo un’ora e mezza di terrificante agonia, affogando 1518 persone nell’oceano artico e lasciandone in vita poco di più di 705... In uno dei più famosi simboli della fragilità umana di fronte a se stessa e alla Natura troviamo spunti e riflessioni infiniti, migliaia di storie: amore e morte, eroismo e vigliaccheria, intelligenza creativa e distruttiva, uguaglianza e diversità, altruismo ed egoismo, interessi economici e segreti inconfessabili...
Claudio Bossi è uno dei maggiori esperti internazionali della storia del Titanic: ha dedicato trent’anni della sua vita a studiare fin nei minimi particolari l’evento e a cercare tutti i possibili documenti e testimonianze di questa immane tragedia: nelle sue conferenze e nel suo libro mette tutta la sua passione, calda e travolgente, coinvolge gli ascoltatori fino a farli sentire tutti a bordo in quella notte fatale. E’ stato ospite di numerosi programmi televisivi e viene interpellato da tutti coloro che vogliono notizie approfondite sull’evento.
CLAUDIO BOSSI - “TITANIC - Storia, leggende e superstizioni sul tragico primo e ultimo viaggio del gigante dei mari” (2012) – Giunti-De Vecchi Editore
Nella finzione letteraria come nella realtà l’eroe diventa indimenticabile proprio quando muore. Quanti “eroi” morirono nel naufragio compiendo atti passati alla storia… Non c’è stato nulla di mitico né di eroico se non in casi isolati. Pochi sono i nomi di coloro che si sacrificarono per altruismo, per lo più sconosciuti: al contrario ci furono molti episodi in cui, per salvare la pelle, furono compiuti atti di autentica vigliaccheria. Il comportamento dell’equipaggio fu assolutamente disdicevole e questo è uno dei motivi per cui affermo che non si è trattato di un incidente.
La realtà della tragedia del Titanic, con i suoi oltre 1518 morti, con il tempo si ammantò di leggenda. Misteri e fantasmi aleggiano ancora oggi sul relitto… Presentimenti, premonizioni, messaggi dell’occulto, misteri ed enigmi, il Titanic è ricco di “leggende”, tutte che miravano a sostenere che la nave fosse in qualche modo una predestinata.....un argomento affascinante, di cui si potrebbe parlare per ore.
Quanti amori vennero spezzati durante la tragedia? Raccontaci un episodio particolarmente significativo. A bordo del Titanic vi furono giovani coppie in viaggio di nozze, altri che si trovavano in una situazione illegale, uno che aveva sottratto i figli alla moglie dalla quale si era separato. Si trovavano a bordo due giovani irlandesi, Denis e Mary, passeggeri di terza classe: lui lavorava come garzone nella drogheria della famiglia di lei, che ovviamente, per ragioni di censo e rango sociale, si oppose a questa unione. La giovane coppia, innamorata alla follia ma disperata, decise allora di fuggire negli Stati Uniti per coronare il suo sogno d’amore. I due ragazzi avevano prenotato il loro viaggio su un altro bastimento della White Star Line, ma furono trasferiti a bordo del Titanic, perché la prima nave non poté salpare per uno sciopero in atto. Tre giorni più tardi, la sorte maligna e un iceberg distrussero le loro speranze, i due ragazzi morirono nel naufragio e i loro corpi non furono mai identificati.
Quanto c’è di vero e quanta finzione nel film con Di Caprio e la Winslet? La base storica è ricca sicuramente di molti dettagli, però è assolutamente inconcepibile, per le rigide norme dei tempi, che un passeggero di terza classe potesse venire a diretto contatto con una di prima classe… Bravo il regista ad avere assemblato storia e romanticismo, però con tanta licenza poetica....
Affascinante l’idea dell’orchestra che suonò fino all’ultimo momento: ci si immagina la scena, le grida strazianti accompagnati da una musica che fa da sfondo alla vita e alla morte... quali erano i pezzi che accompagnarono la tragedia? La piccola orchestra del Titanic (otto componenti) suonò fino a quando l’inclinazione della nave lo permise. Dapprima suonarono musiche allegre, poi quando la tragedia si stava ormai delineando passarono a musica sincopata fino ad intonare inni religiosi negli ultimi istanti. La leggenda popolare vuole che “Nearer, My God, To Thee” (che nella nostra professione di fede equivale al “Credo in Te Signor”) fosse l’ultima melodia suonata.
Come spesso accade nella storia la follia di un uomo al potere provoca disastri, guerre, stragi di esseri umani innocenti: quale fu la portata della responsabilità del capitano nella sciagura? Studio la storia del celebre transatlantico da tanto tempo e le mie conclusioni mi portano ad affermare che il Capitano Smith fu una pedina importante di uno “sporco” gioco tra i potenti dell’epoca, dove gli interessi economici giocarono un ruolo determinante... Il capo degli ufficiali, Henry Wilde, fin dall’inizio del viaggio aveva scritto alla sorella “Questa nave continua a non piacermi, mi dà una strana sensazione”, eppure aveva servito sulla nave gemella Olimpic: probabilmente aveva visto o sentito qualcosa che non lo convinceva.
Che rapporto vedi tra la catastrofe del 1912, l’affondamento dell’Andrea Doria nel 1956 e la recente della Costa Concordia nel 2012? I giganti del mare sono davvero così esposti al pericolo dell’idiozia umana? Credo che la tracotanza, la superbia e l’arroganza dell’uomo furono, sono e saranno sempre alla base di eclatanti tragedie.
Davanti alla morte ricchi e poveri sono uguali: la morte è l’unica cosa che veramente livella tutti, come diceva Totò in una emblematica poesia. Quasi tutti i passeggeri di terza classe morirono imprigionati dalle porte sbarrate che impedirono di salire sul ponte, ma anche tra i ricchissimi della prima classe vi furono molti morti, soprattutto tra gli uomini che lasciarono galantemente il posto sulle scialuppe alle donne e ai bambini. Mi sono sempre chiesto perché ci furono così tanti bambini di terza classe morti ed il loro numero fu superiore a quello dei passeggeri maschi di prima classe sopravvissuti. Galanti non furono tutti: alcuni si travestirono da donna per trovare posto sulle scialuppe! Credo che troppi errori e leggerezze portarono all’affondamento del Titanic ed alla perdita così tante vite umane..
Moltissimi erano i migranti che dall’Europa e anche dall’Italia si imbarcarono per quel viaggio: parlaci un po’ dei nostri italiani... A bordo c’erano 38 italiani. Una trentina di loro erano camerieri stipendiati dal direttore del Ristorante A’ la Carte di prima classe, italiano egli stesso, Luigi Gatti. Ecco perché tutti morirono nell’affondamento: il loro turno per l’accesso alle scialuppe di salvataggio fu consentito solo dopo quello degli altri passeggeri, quindi il personale di bordo non ebbe possibilità di salvezza. I passeggeri italiani erano solo otto, solo tre riuscirono a salvarsi.
Ricordo le battute di gelido british humor di Lady Astor, la storia di Benjamin Guggenheim e di Lucile Duff Gordon, emblemi di una classe sociale aristocratica sia per nascita che per denaro. Raccontaci questi episodi divertenti pur nella tragedia. Lady Madeleine Astor, moglie del milionario John Jacob Astor, proprietario degli alberghi di lusso di New York, si distinte per una frase che dimostrò che ancora nessuno si rendeva conto della tragedia. Quando vide un iceberg disse: “E’ vero, avevo chiesto del ghiaccio per il mio drink, ma sinceramente tutto questo mi sembra esagerato.” Guggeheim, americano, magnate del rame, quando comprese la drammaticità della situazione, si recò nella sua suite, si cambiò, e poi si sistemò nei pressi del grande scalone. A chi gli chiedesse come mai si era cambiato d’abito, rispose con un’altra frase che passerà alla storia: “Ho indossato l’abito migliore e sono pronto ad andare a fondo da gentiluomo.” Lucile Duff Gordon, affermata stilista di moda inglese, descrisse la sua personalissima esperienza a bordo dichiarando che “Era magnifico assaporare delle fragole nel mese di aprile e in pieno Oceano”. Si salvò, col marito e la segretaria, su una scialuppa che verrà chiamata “Money boat” perché grazie al denaro invece di 65 persone ne furono caricate solo 12...ma non poté sottrarsi al disprezzo della società. Così come successe a un uomo giapponese, che salì a forza su una scialuppa ma tornato in patria venne ricoperto di disonore.
I ricchi passeggeri di prima classe non avevano abbandonato a casa i propri animali: dove si trovavano a bordo della nave? I passeggeri di prima classe sul viaggio inaugurale del Titanic non badavano certo a spese: il biglietto per il cane costava come quello di un bimbo in seconda classe, ma non erano pochi i passeggeri imbarcati con il loro animale preferito, gatti cani canarini, in tutto dodici. Era stata allestita un’apposita zona della nave dove c’erano cucce per i cani di bordo: quelli di piccola taglia se ne stavano al calduccio nelle lussuose cabine dei loro proprietari e riuscirono a salvarsi nascosti nelle borse dei padroni che salirono sulle scialuppe. Tre furono i sopravvissuti, gli altri seguirono il tragico destino degli esseri umani: il padrone di un alano, troppo grande per salire su una scialuppa, rifiutò di salvarsi per rimanere col proprio animale. Spero di incontrarti presto a qualche tua conferenza è davvero un piacere sentirti raccontare questa storia mitica, dal fascino inquietante ma indimenticabile!
Possono interessarti anche questi articoli :
I suoi ultimi articoli
-
Voltare pagina e vedere un nuovo orizzonte. Nuova recensione di Rosaria Andrisani a "Come le donne"
-
“Scacco matto. Giocando con la psichiatria” di Mauro Tonveronachi (2016) Edilè Editore
-
Nuova recensione di Chiara Pesenti per "Come le donne" di Tiziana Viganò
-
"LA MIA OSSESSIONE": racconto di Cristian Dall'igna per IL VIZIO DI SCRIVERE